L’arte, essenza di vita di Romolo Venucci

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L’arte, essenza di vita di Romolo Venucci

FIUME | Sarà la splendida cornice del Museo di Marineria e Storia del Litorale croato di Fiume a ospitare stasera, alle ore 19, la vernice della mostra “Romolo Venucci – L’arte come essenza della vita”, dell’autrice Margita Cvijetinović. Il progetto, realizzato con il supporto della Regione litoraneo-montana, propone per la prima volta ottanta opere del Maestro provenienti dal fondo del Museo. “A inaugurare la mostra sarà la storica dell’arte nonché maggiore conoscitrice della produzione di Romolo Venucci, Daina Glavočić”, ha annunciato ieri in conferenza stampa la direttrice dell’ente museale ospitante, Nikolina Radić Štivić.

L’autrice della mostra, Margita Cvijetinović, ha parlato dei dipinti esposti illustrando i tratti salienti della vita e dell’opera del grande pittore, scultore, operatore nell’arte decorativa monumentale, insegnante e animatore culturale fiumano. “Il personaggio di Romolo Venucci ci è stato reso più vicino grazie alle ricerche effettuate da Erna Toncinich e Daina Glavočić, due grandi studiose dell’artista e pedagogo fiumano”, ha spiegato.

Promuovere l’arte del Maestro

“Venucci ha lasciato una traccia indelebile nella cultura di Fiume. È stato attivo per cinque decenni nel campo dell’arte e dell’istruzione ed è nostro dovere promuovere il suo patrimonio artistico, storico ed emotivo. Le sue opere sono dedicate ai suoi concittadini ovvero ai fiumani”, ha precisato Cvijetinović.
L’allestimento nel Palazzo del Governo presenta il passato di Fiume, la sua storia travagliata, i suoi palazzi e i monumenti dal valore inestimabile. “L’approccio che abbiamo assunto nella realizzazione dell’esposizione è indirizzato verso gli elementi storici – ha aggiunto la curatrice –. Venucci avvicina così l’arte al grande pubblico”.

Mantenere vivo l’aspetto storico di Fiume

In rappresentanza della Regione litoraneo-montana, Irena Grdinić ha posto l’accento sulla necessità di mantenere vivo nella memoria l’aspetto storico e artistico del capoluogo quarnerino. “Il nostro passato va studiato e custodito”, ha detto.
Le caratteristiche della collezione che verrà aperta stasera al pubblico, può essere riassunta in un’unica frase dello stesso Venucci: “Io sono un fiumano che ama la propria terra con tutte le esperienze storiche del presente e del passato, quindi la mia produzione artistica è strettamente legata alle sue rocce, alle radici dei platani e alle querce secolari”. Le opere del Maestro rievocano una Fiume artistica ed emotiva scomparsa anni addietro. In particolare, le ottanta opere comprendono pitture a olio, acquerelli, disegni e pastelli appartenenti ai cicli “Cittavecchia”, “Platani” e “Navi nel porto”.
Nella prima sezione, Romolo Venucci ritrae la Cittavecchia fiumana danneggiata dalla guerra. Nei lavori realizzati con la tecnica del pastello s’intravvede una maggiore ricchezza di colori, verde, azzurro, rosa; l’uso di colori caldo-freddi, giochi di ombre e luce, il calcare sicuro e allo stesso tempo morbido, l’espressività riprodotta da Venucci in una modulazione quasi perfetta della forma. Sono due i disegni a matita sul tema del porto creati nel 1920, caratterizzati da una decisa trama di segni, dove la luce investe l’intero impianto compositivo. Fino al 14 settembre si potranno osservare anche le opere dal titolo “Faro a Mlaka” (olio su masonite, 1921), “Navi in porto” (matita su carta, 1920), “Cimitero a Cosala” (olio su compensato, 1943), “Ponte distrutto sulla Fiumara” (pennarello su carta, 1945), “Cittavecchia: Piazza delle Erbe” (acquerello su carta, 1954), “Cittavecchia: Calle della Marsechia” (acquerello su carta, 1953), “Case bombardate” (olio su tela, 1945), “Fiume: Riva Caracciolo” (acquerello su carta, 1945), “Fiume: Scuola Manin” (acquerello su carta, 1945), “Torre Civica” (olio su tela, 1971), “Autostrada a Fiume” (acquerello e china, 1953) e “Platani” (pastello su carta, 1960). La ricca collezione propone inoltre due sculture; “Forza della volontà” (gesso, anni Trenta) e “Maschera” (gesso, anni Trenta), e l’acquerello “Annessione di Fiume all’Italia”. In visione, inoltre, ritagli di giornale, cartoline d’epoca e libri sul Maestro Romolo Venucci.

Un fiumano di stampo mitteleuropeo

Come ricordato da Margita Cvijetinović e come hanno scritto Erna Toncinich e Sergio R. Molesi nell’opera “Romolo Venucci” (Unione Italiana di Fiume – Università Popolare di Trieste, Fiume – Trieste, 2008), Romolo Venucci (1903-1976) ha maturato la sua vocazione artistica e fornito le prime prove del suo talento, nel campo del disegno e della pittura, nell’ambito di una città natale inserita nel contesto statuale della parte ungherese dell’Impero Asburgico. E ungheresi-boeme erano le sue origini (come attesta il cognome Wnoucsek, più tardi italianizzato in Venucci) e magiaro era l’artista che per primo incoraggiò il giovanissimo Romolo a continuare ad applicarsi alla pittura. Ma tale primigenia, con una madre slovena di lontane ascendenze francesi e con un padre amante del bello e della musica, s’arricchisce di fermenti cosmopoliti di stampo mitteleuropeo in cui la componente italiana risultò alla fine determinante per l’uomo e l’artista Venucci. Egli frequentò l’Accademia di Belle Arti di Budapest. Nel frattempo si era dissolto lo stato plurinazionale asburgico e Fiume da ungherese era diventata dapprima jugoslava e poi italiana. Terminati gli studi all’Accademia di Budapest, Venucci ritornò a Fiume. S’inserì nel contesto della vita artistica fiumana divenendo, per un quindicennio abbondante, un protagonista, sia negli impegnativi lavori per la committenza pubblica sia negli interventi espositivi.
Per quanto riguarda invece la sua appartenenza alla comunità nazionale italiana, nella succitata opera letteraria leggiamo quanto affermato da Daina Glavočić: “Nel dopoguerra Venucci s’impegna sia dal punto di vista sociale, che come pittore, dividendosi in misura eguale tra gli artisti della minoranza italiana, cui apparteneva per nascita, per orientamento e per cultura, e l’ambiente croato, di cui faceva parte, per il modo di vivere, trattando entrambi con pari dignità”.

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