Kraljević, Obersnel, fascismo e revisione del male: «Serviva una Norimberga italiana»

Presentato nell’aula consiliare del Municipio di Fiume il libro dell’ex ambasciatore croato a Roma sull’«insabbiamento dei crimini nazifascisti in Italia»

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Kraljević, Obersnel, fascismo e revisione del male: «Serviva una Norimberga italiana»
Un momento della presentazione del libro di Drago Kraljević. Foto Ivor Hreljanović

“Revisione del male: cause e conseguenze dell’insabbiamento dei crimini nazifascisti in Italia”: un titolo, quello libro di Drago Kraljević presentato nella sede del Municipio a Fiume, di sicuro richiamo, che non poteva non risvegliare l’interesse di un vasto pubblico. A solleticare l’attenzione dell’opinione pubblica è stato anche l’annuncio della presentazione del libro da parte dei coorganizzatori dell’incontro, l’Associazione dei combattenti antifascisti e degli antifascisti della Città di Fiume (UABA) e la Sezione istriana della Società degli scrittori croati. Il presidente dell’UABA, Vojko Obersnel, forse meglio noto per essere stato per lunghissimi anni sindaco del capoluogo quarnerino, nella sua nota, che si richiama al sommario/prefazione del libro ha sottolineato che “nel corso dell’ultimo secolo l’Italia ha attraversato periodi difficili, i cui tratti essenziali sono stati il regime fascista e la faticosa transizione dalla monarchia alla Repubblica democratica, senza che vi sia stata una ‘Norimberga italiana’ e ‘una defascistizzazione’, anzi con un’amnistia di massa per i crimini e i criminali”.

A Palazzo Cesi a Roma, ha scritto Obersnel, “c’è un archivio sull’insabbiamento degli accusati di crimini contro l’umanità”. Pertanto – come ha rilevato il leader dell’UABA fiumana – lo scopo principale del libro di Kraljević “è quello di attirare l’attenzione sul fatto che l’era più buia del secolo scorso può forse ripetersi in altra forma e con altri mezzi”. Una frase che evoca gli spettri del passato, ma che può essere letta come un invito a conoscere la storia per evitare che gli errori e le tragedie d’un tempo abbiano a ripetersi, come si ribadisce di fatto in ogni cerimonia commemorativa.

«Elementi di odio»

Gli spettri del passato però sono stati intravisti – e qui sta l’attualità della presentazione del libro a Fiume – “nelle dichiarazioni dell’allora presidente italiano e dell’allora presidente del Parlamento europeo, nonché dell’attuale primo ministro di quel Paese”. Tali dichiarazioni “non sono una mera coincidenza, perché dopo il 2004, quando il Parlamento italiano, su proposta della destra, ha adottato la legge sul Giorno del ricordo dell’esodo e delle foibe ogni anno si ripete la stessa retorica in cui si riconoscono tracce di ideologia fascista e di odio antislavo”. Chiaro il riferimento alle dichiarazioni del presidente Giorgio Napolitano fatte a suo tempo durante una cerimonia in occasione del Giorno del ricordo, con una successiva dura polemica con l’allora capo dello Stato, Stjepan Mesić, alla controversa esclamazione dell’allora presidente del Parlamento europeo e attuale vicepremier e titolare della Farnesina, Antonio Tajani a Basovizza, per finire con un discusso post su Facebook di Giorgia Meloni una decina d’anni fa.

«Nuova interpretazione»

Sulla base di queste premesse, Obersnel, richiamandosi al libro, parla di “nuova interpretazione della storia” degli ambienti politici italiani di destra e della storiografia ad essi incline che “non analizza né tiene affatto conto delle atrocità dei colonizzatori e dei fascisti italiani nel XX secolo, dall’Africa alla costa orientale dell’Adriatico”. Pertanto – secondo il leader dell’UABA fiumana – diventa ancora più evidente il pericolo dell’attuale “revisione del passato e della storia” come “revisione del male”.

Alla presentazione del volume sono intervenuti l’autore del libro Drago Kraljević e i professori Damir Grubiša e Mirko Štifanić, nonché Boris Domagoj Biletić, redattore del libro e rappresentante dell’editore, ovvero la Sezione istriana della Società croata degli scrittori. Presenti a solennizzare l’evento anche i vicesindaci di Fiume Sandra Krpan e Goran Palčevski, vista l’assenza per altri impegni del primo cittadino Marko Filipović.
Drago Kraljević e Damir Grubiša, lo ricordiamo, sono stati ambasciatori della Repubblica di Croazia in Italia e sono anche ormai da anni illustri editorialisti del nostro quotidiano. Come rilevato l’autore del volume nel redigere il libro, la cui prefazione è stata scritta da Damir Grubiša e Mirko Štifanić, si è avvalso quasi esclusivamente di fonti storiche e pubblicistiche italiane e di documenti declassificati.

Drago Kraljević con il suo libro. Foto Ivor Hreljanović

Né di destra né di sinistra

Sarebbe sbagliatissimo pensare, alla luce delle premesse, che questo volume sia soltanto una sorta di atto d’accusa contro gli “insabbiamenti” della verità storica e contro l’amnistia del secondo dopoguerra che porta la firma, come giustamente ricordato dallo stesso Kraljević, dell’allora ministro della Giustizia, il leader del PCI Palmiro Togliatti, fatto in nome della rappacificazione nazionale, con l’intento di guardare avanti, alla rinascita del Paese devastato dalla guerra. I fatti riportati dall’autore si richiamano tutti alle fonti italiane, a quanto di fatto ogni spettatore più attento può trovare nelle trasmissioni d’approfondimento di carattere storico delle reti TV italiane o nei saggi o negli articoli di carattere storico della grande stampa, a iniziare da quelli di Angelo del Boca, tanto per fare un nome, sul colonialismo italiano, per finire con “l’ammonimento” del 1942 del generale Mario Robotti, “Si ammazza troppo poco” e con l’arcinoto giudizio di Umberto Eco sul “fascismo eterno”.

Il libro, come sottolineato dal sociologo e docente universitario Mirko Štifanić, peraltro istriano come l’autore, non è né di destra né di sinistra, fa presente che il fascismo come pure l’antifascismo nel passato, ma più spesso oggigiorno non deve avere necessariamente caratteristiche di destra o sinistra. Non dobbiamo aspettarci più fascisti in camicia nera, mentre quelli in doppiopetto possono annidarsi ovunque. Alla fine, tracciando le caratteristiche tipiche del fascismo storico, a prescindere dalla sua matrice nazionale (perché durante la presentazione non sono mancati di certo riferimenti al passato e all’attualità dell’Europa sudorientale), dal nazionalismo, alla xenofobia, all’intolleranza, all’autoritarismo, alla politica trasformata in religione, la conclusione potrebbe essere che ciascuno deve ricercare innanzitutto in sé stesso, nel profondo del suo essere, se ci sono dei semi d’intolleranza.

Rapporti da sviluppare

Non per niente nel suo intervento, che si è meritato alla fine un fragoroso applauso, Damir Grubiša, peraltro fiumano, ha ricordato la biografia dell’ex ambasciatore, “un istriano a Roma” per citare il titolo di un suo libro tradotto anche in italiano e ha sottolineato che durante il suo mandato Drago Kraljević si è impegnato per il dialogo, per cercare di cucire rapporti anche con la diaspora di queste terre, per fare in modo che nell’ambito della legge sul Giorno del ricordo non venisse dimenticato il contesto storico in cui certi fatti sono avvenuti e quali sono state le situazioni che li hanno preceduti. Un impegno faticoso, proseguito poi dallo stesso Damir Grubiša diversi anni dopo, pure quale ambasciatore croato a Roma e pure come Kraljević nominato da una maggioranza di centrosinistra. Alla fine questi sforzi non sono stati vani. E in questo contesto Grubiša ha ribadito l’importanza del dialogo tra il mondo politico e intellettuale croato e le varie minoranze, nonché con gli stessi esuli, la necessità di rispettare i diritti delle etnie, il bilinguismo in Istria laddove prescritto. E lo stesso fatto che Drago Kraljević sia uno stimato editorialista della Voce del popolo – è stato rimarcato da Grubiša – assume un grande rilievo, nell’ambito di quello scambio di opinioni, di idee, di posizioni sempre necessario per superare i traumi del passato. Di fronte ai rischi di una “memoria selettiva” che il libro di Kraljević, come rilevato dallo stesso autore, vuole superare e “riportare le cose alla realtà”, il volume e la sua presentazione hanno voluto essere infine un’esortazione al dialogo. Non assolutamente un tentativo di “ridimensionare la tragedia delle foibe o di proporre una qual verità storica aprioristica”.

Il ricordo di Zanella

La presentazione del volume nel capoluogo quarnerino, è stata rilevante anche per quelle che Sandra Krpan ha definito “le radici antifasciste della città”, ma anche per il fatto, come ha ricordato Grubiša, Fiume il 3 marzo 1922 è stata teatro del primo colpo di Stato fascista della storia, quello che ha spodestato il legittimo governo di Riccardo Zanella. E chissà che da questa stessa Fiume oggi non possano essere riallacciate le fila del dialogo, anche perché molte delle interpretazioni storiche difformi forse potrebbero essere superate in tal modo. Un altro d’altronde non c’è.

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