«Jesus Christ Superstar»: gli ultimi sette giorni di vita di Gesù

La celebre opera rock di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, nell’allestimento del Teatro zagabrese «Komedija» in collaborazione con «The Really Useful Group Ltd.» è in programma l’11 e il 12 maggio prossimi al TNC «Ivan de Zajc» di Fiume

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«Jesus Christ Superstar»: gli ultimi sette giorni di vita di Gesù
”Jesus Christ Superstar” sulla Scena estiva nel 2019. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume andrà in scena l’11 e il 12 maggio alle ore 19.30 l’opera rock “Jesus Christ Superstar” del Teatro “Komedija”, il grande successo del teatro zagabrese realizzato in collaborazione con “The Really Useful Group Ltd.”, che aveva entusiasmato il pubblico già nel 2019 sulla Scena estiva di Abbazia. “Jesus Christ Superstar”, con le musiche di Andrew Lloyd Webber e i testi di Tim Rice, racconta gli ultimi sette giorni della vita di Gesù di Nazareth: un’attenzione particolare è dedicata al rapporto delle persone ordinarie verso Gesù e verso le vicende che si susseguono intorno a lui. In questo contesto, i principali rappresentanti di questo rapporto sono Giuda, che si distanzia dal suo maestro e lo tradisce, e Maria Maddalena, la peccatrice convertita che ripone in Gesù un’infinita fiducia. Sono qui anche Ponzio Pilato, che impressionato dalla massa condannerà Gesù anche se non trova in lui alcuna colpa, Pietro, che lo rinnegherà tre volte, il re Erode, deluso e furioso perché Gesù non gli ha mostrato nemmeno uno dei miracoli dei quali ha sentito parlare, e altri. Il popolo che circonda Gesù lo celebra, lo supplica di farlo guarire e di guidarlo, ma quando lo vede arrestato e picchiato, si rivolta contro di lui, lo deride e chiede che venga crocifisso.

Una celeberrima pièce
Il Broadway e il West End londinese non sarebbero ciò che sono senza il compositore Andrew Lloyd Webber (autore di successi quali “Evita”, “Cats”, “Il Fantasma dell’Opera”, “Sunset Boulevard” e tanti altri) e l’autore di testi Tim Rice (“Evita”, “Scacchi”, i film animati della Disney “La Bella e la Bestia” e “Lion king”…). Il loro “Jesus Christ Superstar” è una delle opere scenico-musicali più celebri e di maggiore qualità che finora è stata presentata in più di venti Paesi del mondo e l’hanno vista più di cinque milioni di persone.
L’allestimento zagabrese è stato insignito del premio mediatico del settimanale Story “Story Hall of Fame” per il migliore spettacolo del 2019, mentre nel 2020 ha ottenuto il premio del Teatro croato per il migliore spettacolo nel suo insieme nella categoria Operetta/Musical. Sempre nel 2020, il premio del Teatro croato per il migliore ruolo maschile nella categoria Operetta/Musical è stato conferito a Ervin Baučić per il ruolo di Giuda, mentre Ivo Knezović è stato premiato per la migliore scenografia nella medesima categoria.

Il lato drammatico della storia
“Eravamo interessati al lato drammatico della storia, non a quello teologico”, ha dichiarato il compositore Andrew Lloyd Webber parlando della sua rock opera. Il futuro grande successo non ha avuto vita facile all’inizio del suo percorso: nel 1970, quando venne scritta, nessuno a Londra non era interessato a mettere in scena una rock opera che parla di Gesù. Inoltre, gli autori erano ancora giovani: Lloyd Webber, classe 1948 (prima Sir ora Lord), e Rice, classe 1944 (oggi Sir Tim Rice) avevano già scritto insieme un altro musical biblico, “Giuseppe il suo abito di variopinto”, ma questo non veniva eseguito in scena.

Un concept album
Non essendo riusciti a organizzare una produzione teatrale, decisero di inciderlo sul vinile come un concept album nel 1970, con il celebre Ian Gillan dei Deep Purple nei panni di Gesù. Successivamente ammisero che questa fu una scelta azzeccata perché permise loro di mettere insieme una serie di canzoni, il che diede vita a un insieme più energico e rockettaro. L’album si rivelò un grande successo, anche se venne proclamato “blasfemo” dalla BBC, e conquistò le classifiche negli Stati Uniti, dove iniziarono a spuntare diversi allestimenti non autorizzati. Fece seguito una tournèe ufficiale di concerti e, alla fine del 1971, il primo allestimento a Broadway, per la regia di Tom O’Horgan.
Lo spettacolo a Broadway non venne accolto favorevolmente dalla critica e non piacque nemmeno a Lloyd Webber, il quale lo definì “impertinente e volgare”, ma nonostante tutto continuò a venire rappresentato e venne pure nominato per il premio “Tony”. Fece seguito la versione londinese che andò in scena per otto anni. Da quel momento in poi “Jesus Christ Superstar” non è più sceso dai palcoscenici mondiali. È proprio con questa opera rock che è iniziata l’”invasione britannica” del Broadway, mentre Andrew Lloyd Webber e Tim Rice ripresero la fruttuosa collaborazione con “Evita” e successivamente ottennero numerosi successi con progetti autonomi.

«Una bellissima storia»
Basato in parte sull’ultima settimana della vita di Gesù, ovvero sulla versione di Rice di ciò che è noto della settimana che va dalla Domenica delle Palme alla Crocifissione, “Jesus Christ Superstar” suscitò fin dall’inizio critiche e controversie ed è forse stato pensato proprio per suscitare tali reazioni. Sorprendentemente, il protagonista dell’opera non è Gesù ma Giuda, il quale nella versione di Tim Rice è più umano, un seguace che vede, o crede di vedere, ciò che gli altri non vedono e vuole cambiare le cose.
Rice spiegò a suo tempo che “è logico che Giuda è preoccupato per l’uomo che ammira e al quale si è unito, è preoccupato perché tutto sta sfuggendo di mano. Nella Bibbia non viene riportata alcuna motivazione degli atti di Giuda, viene soltanto considerato una figura del Male. Io invece credevo che le cose non stessero proprio così”. Il suo Gesù è pieno di dubbi e di domande, sulla via di diventare una superstar come gli odierni celebrity, ma è soltanto un uomo dal quale le persone forse chiedono troppo. Lloyd Webber spiegò che Superstar non era inteso come una storia della Resurrezione, ma soltanto un racconto degli ultimi sette giorni della vita di Cristo perché si tratta di una “bellissima storia”. Nonostante tutte le controversie, l’opera ha conquistato tutto il mondo, mentre nel 1973 ne venne tratta una versione cinematografica firmata da Norman Jewison, vista anche dal Papa Paolo VI, mentre la Radio Vaticana mandò in onda già nel 1971 l’intero album.
Lo spettacolo viene rappresentato in inglese, senza traduzioni.

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