«Japodes»: se i confini non esistono

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«Japodes»: se i confini non esistono

TRIESTE | “L’archeologia c’insegna che i confini non esistono e che facciamo parte, dal mare alla montagna alle nostre spalle, di un’unica koiné culturale”. Nasce e s’accompagna a queste riflessioni la mostra “Japodes”, che s’inaugura a Trieste il prossimo 15 novembre, alle ore 17.30, nel Museo d’Antichità J.J. Winckelmann di P.zza Cattedrale 1, alla presenza del direttore del Museo Archeologico di Zagabria Sanjin Mihelić e delle curatrici Lidija Bakarić e Ana Đukić.

Protagonista la storia di un popolo misterioso e mai dimenticato – i Giapodi (Japodes, Iapudes, Iapydes), un insieme di comunità tribali, che dal Carso triestino vissero nell’area montana della Croazia e della Bosnia nord-occidentale e giù a lambire il mare, forse con nomi diversi, ma con il medesimo sviluppo, per quasi mille anni. Siamo alla fine dell’età del bronzo (fine del X secolo a.C.) e fino alla conquista romana del 35 a.C., queste popolazioni di cui non si conserva nulla di scritto, elaboreranno il loro rapporto col territorio.

Indagare sulle regole di vita

Come per la grande mostra “Il mare dell’intimità” ospitata tra il 2017 e il 2018 dal Salone degli Incanti, i reperti archeologici custoditi dai vari musei rappresentano una traccia che permette di costruire delle ipotesi, indagare sulle loro regole di vita, dall’abbigliamento al cibo, ai materiali usati per costruire case e strutture del loro tessuto sociale.
La mostra “Japodes”, che vedremo a Trieste, è curata dal Museo Archeologico di Zagabria e co-organizzata dal Comune di Trieste, dalla Comunità Croata di Trieste e dal Museo archeologico Winkelmann.

Esempi d’arte e cultura

Presentata ieri in conferenza stampa nella sala Bazlen di Palazzo Gopcevich, rientra nelle manifestazioni che la Comunità croata di Trieste ha proposto durante l’anno a Comune e Regione FVG per veicolare in città, esempi d’arte e cultura provenienti dalla Croazia, l’ultimo in ordine di tempo era stato il concerto dei Solisti di Zagabaria in occasione della Barcolana. A sottolineare l’importanza di questi contatti, l’assessore alla cultura del Comune di Trieste, Giorgio Rossi, il direttore del Servizio Musei e Biblioteche del Comune di Trieste Laura Carlini Fanfogna, e il presidente della Comunità Croata di Trieste, Damir Murković.
La mostra “Japodes – Il popolo misterioso degli altopiani dell’Europa centrale” presenterà le conoscenze odierne sui Giapodi, un popolo senza organizzazione statale formatosi verso la fine del X secolo a.C., composto da comunità affini, che condividevano cultura materiale e spirituale, dal modo di costruire gli abitati fortificati al rito funebre, fino ai costumi e alle credenze. La loro storia si ricollega alla via dell’ambra. Molti i reperti ritrovati che ci riportano a questo materiale che raccolto nei Paesi nordici, veniva lavorato nei laboratori alla foce del Po. Un’incredibile testimonianza degli spostamenti e delle conoscenze dell’epoca e soprattutto dei contatti che riportano a una comune matrice. Un discorso importante “soprattutto oggi – afferma l’assessore Rossi – che dopo tanti scontri e separazioni di una storia inclemente – diventano motivi d’incontro e d’unione”. I reperti esposti provengono dalla collezione giapodica del Museo Archeologico di Zagabria, fonte d’iniziative più ampie. La consapevolezza dell’esistenza di vari luoghi che sul territorio testimoniano l’evoluzione di queste realtà, diventa motivo d’ispirazione per proporre itinerari turistico-culturali e soprattutto naturalistici di grande impatto e importanza, che dalle montagne scendono verso il mare e viceversa. L’iniziativa della mostra è nata dal convegno “Illyria-Illyricum. Spazio mitico, spazio storico, possibile futuro itinerario culturale europeo. Un’ipotesi di lavoro” (tenutosi a Trieste nel dicembre 2017), da cui è stato progettato il nuovo Cammino intitolato “Illiria. Mito e storia”: un percorso culturale europeo, che unirà, a partire proprio da Trieste, l’Adriatico orientale fino alla Bosnia ed Erzegovina.

Caratteri autoctoni

Nel Museo d’Antichità saranno esposti oltre centotrenta reperti di questa popolazione illirica (fra cui particolarmente importanti sono gli elementi del costume giapodico con diversi tipi di copricapi, fibule, pendagli, cinturoni e collane, eseguiti in bronzo, ferro, ambra e vetro), che nell’età storica abitò sui pendii dei monti Albii, estendendosi dai confini dell’Istria sino al bacino dell’Una nella Bosnia e toccando il mare sulle coste del Carnaro. Questi ricchi manufatti saranno messi a confronto con i materiali dell’esposizione permanente, provenienti dagli scavi dei territori tergestino, isontino e istriano. Tutti appartenuti alla stessa cultura dei castellieri, ma ognuno di loro connotato da caratteri autoctoni.
La mostra sarà a Trieste per tre mesi, dal prossimo 16 novembre e fino al 17 febbraio 2019, a ingresso libero e accompagnata da un catalogo bilingue (croato-italiano). In calendario, a partire dall’ultima domenica di novembre, anche alcune manifestazioni collaterali, conferenze e incontri con specialisti archeologi di tutta l’area interessata.

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