Ivan Repušić Da Zara a Monaco sulle ali della musica

Qualche anno fa è stato ospite al Teatro Regio di Parma, attualmente è impegnato in Germania, dove dirige diverse Orchestre

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Ivan Repušić Da Zara a Monaco sulle ali della musica

Il Maestro Ivan Repušić dirige da diversi anni in Germania riscutendo un grande successo tra il pubblico tedesco. In un colloquio telefonico ci parla dei suoi progetti e di musica.
Dov’è impegnato attualmente in qualità di direttore d’Orchestra?
“Io dirigo a Monaco di Baviera, sono anche direttore artistico dell’Orchestra radiofonica di Monaco, dirigo l’Orchestra della Deutsche Opera di Berlino e come pure a Zara, da quindici anni, sono direttore artistico dell’Orchestra da camera, che pure dirigo. Sono stato anche Maestro di cappella ad Anversa dal 2010 al 2013 e dal 2016 fino alla fine del 2018. Nel 2019 ho ricoperto il ruolo di direttore generale di musica e direttore d’Orchestra presso il Teatro Staatsoper di Anversa”.
Ha notato qualche differenza tra il dirigere e lavorare in Germania o in Croazia?
“Lo stile di vita tedesco è molto diverso da quello croato ed è molto difficile per me fare un paragone. La Germania è un Paese molto organizzato e i progetti musicali vengono pianificati e preparati due-tre anni prima della messa in opera. In Germania ci sono circa 70 Teatri. Solo a Berlino si contano 7 Orchestre di natura sinfonica. Penso che la Germania sia la prima al mondo ad avere tanti organici orchestrali per l’esecuzione di tutti i tipi di musica classica. La vita musicale è molto attiva in ogni periodo dell’anno. Per quanto riguarda la Croazia, dal mio punto di vista c’è una tradizione musicale abbastanza importante per quanto concerne la musica classica. In proporzione alla popolazione ci sono quattro importanti Teatri di opera nel Paese, più le Orchestre della televisione e radio nazionale, le Orchestre sinfoniche e piccoli ma importanti ensamble da camera. Ma si può fare di più…”
Che cosa pensa a riguardo?
“Si devono innanzitutto stabilizzare e creare i posti di lavoro, perché, ad esempio, non è possibile che l’Orchestra del Teatro di Spalato abbia pochi orchestrali stabili. Questo non può esistere nella concezione della struttura di un ensamble orchestrale. È necessario anche per la sopravvivenza della cultura musicale proiettati nel futuro, oltre che a creare più organici musicali stabili e nuovi posti di lavoro. Si devono costruire pure nuove sale da concerto: ad esempio, a Spalato e a Zara non ci sono questi grandi spazi dedicati alla musica sinfonica. Forse è un lusso parlare così in questo periodo poco felice, ma solo creando dei seri progetti possiamo continuare a preservare la musica e parte della cultura nella società futura”.
In Germania ha avuto lo scorso anno a maggio un grande successo con l’esecuzione dell’opera “Ero, il fidanzato caduto dal cielo“, di Gotovac. Dove l’ha diretto?
“Era Monaco di Baviera, al Prinz Regent Theater. L’opera rientrava nel Circolo dei concerti della domenica, ed è stata eseguita in forma di concerto senza la scena”.
Com’è stato considerato l’evento?
“Il primo riscontro positivo è che dopo tanti anni un’Orchestra straniera, in questo caso tedesca, ha suonato la musica della tradizione croata. L’esecuzione è stata molto seguita sia durante le prove che alla prima e alle successive recite dalla Radio Bavarese, e in seguito anche la critica dei giornali più importanti della stampa tedesca ne ha scritto con molta positività. Le performance di ‘Ero’ sia per quanto riguarda lo stile musicale che l’interpretazione dei cantanti e del Coro dell’ensamble da me diretti. I cantanti che hanno eseguito la performance, provenienti tutti da Croazia, erano Tomislav Mužek come Mića, Valentina Fijačko come Đula, Ivica Čikeš come capo Marko, Ljubomir Puškarić come mugnaio Sima, Jelena Kordić come Doma”.
Ci sono stati altri riscontri legati a quest’evento?
“Questo spettacolo ha creato una grande collaborazione tra la Radio Bavarese e quella dell’HRT di Zagabria. E poi, nel febbraio di quest’anno è uscito un CD live dell’esecuzione ed anche in questo caso la registrazione ha avuto molto successo. Il cd è stato prodotto da una casa discografica tedesca ed ha immesso l’esecuzione nel circuito musicale internazionale. Sono stati acquistati molti cd in America, soprattutto in Canada. Questo fatto è molto importante, perché nel prossimo futuro si potrebbe organizzare qualche tournée di ‘Ero’ all’estero, non solo in forma di concerto ma eseguita come opera nella tradizione croata.
Che cosa pensa dell’opera di Gotovac?
“Secondo me essa rappresenta molto bene una parte del temperamento del popolo croato. Descrive correttamente una realtà sociale e storica, gli usi e i costumi croati del tempo, che si sono poi trasformati nella nostra società attuale”.
Dal punto di vista musicale?
“Si tratta di un’opera straordinaria sia dal punto di vista musicale che per quanto riguarda il libretto. I colori orchestrali e musicali si mescolano facilmente con le parole dei cantanti del libretto. La scrittura musicale mostra un grande talento soprattutto per le parti dedicate al coro e ai cantanti. Molto interessante nell’opera è la fusione degli elementi e dei vari generi musicali quali l’opera classica, lo stile scherzoso del genere dell’operetta e la musica folkloristica della tradizione croata. Gotovac era molto vicino al popolo e per questo motivo preferiva scrivere opere in croato con l’ambiente tradizionale popolare. Perciò l’opera è molto seguita, perché la gente si identifica in essa. L’opera ‘Ero, il fidanzato caduto dal cielo’ è stata eseguita in molte parti d’Europa negli anni addietro ed è un esempio di come la musica croata passata venire rappresentata nei circuiti internazionali.
Pensa di tornare a dirigere in Italia ?
“Per ora sono molto impegnato in Germania, Qualche anno fa ho diretto in Italia, al Teatro Regio di Parma, un recital con il baritono Leo Nucci e l’Orchestra sinfonica Giuseppe Verdi di Milano. Dopo il concerto ho ricevuto diversi inviti per dirigere in varie città e Teatri italiani e spero un giorno non troppo lontano di ritornare nel Bel Paese”.

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