Ha preso il via la settimana di eventi dedicata alla ristrutturazione edilizia con un seminario tecnologico e di scambio del know-how nel campo del restauro e della ricostruzione post-sismica, tenutosi ieri nell’Hotel Dubrovnik a Zagabria. L’iniziativa è organizzata dall’ICE-Agenzia di Zagabria e di Sarajevo, in collaborazione con l’Ufficio Partenariato Industriale dell’ICE di Roma e le Ambasciate italiane in Croazia e in Bosnia ed Erzegovina. Gli interventi sono stati moderati dalla direttrice dell’ICE-Agenzia di Zagabria e di Sarajevo, Sandra Di Carlo. All’incontro hanno partecipato i rappresentanti di 15 aziende italiane i quali hanno illustrato i loro punti di forza.
Solidarietà reciproca
L’incontro è stato aperto dall’Ambasciatore d’Italia in Croazia, Pierfrancesco Sacco, il quale ha sottolineato l’importanza di tale seminario tecnologico.
“L’agenzia ICE è una grande realtà italiana che porta la competenza e conoscenza italiana a incontrare quelle straniere – ha esordito l’Ambasciatore -. La Croazia è un angolo di mondo che ci è vicino perché in parte è anche italiano. L’incontro di oggi ha tre punti di forza. Il primo è l’amicizia che viene dalla vicinanza e che ultimamente stiamo riscoprendo e rinnovando. A fine ottobre il Presidente Milanović ha incontrato il Presidente Mattarella e aspettiamo, nel giro di pochi mesi, Mario Draghi a Zagabria. La parola amicizia deriva pure dalla collaborazione e dall’aiuto fornito dall’Italia quando la Croazia è stata colpita dai due terremoti, ma anche dall’aiuto croato quando l’Italia è stata colpita dalla prima ondata di lutti da Covid-19. Si tratta di un moto di simpatia e solidarietà reciproca, che non verrà dimenticato. I Caschi blu sono stati molto attivi a Petrinja e Sisak e con il ministro Nina Obuljen Koržinek ho sentito quanto è ancora forte la positiva impressione. Di Maio è venuto a Petrinja lo scorso aprile per consegnare le case mobili e a giugno dell’anno scorso abbiamo avuto il privilegio, come Ambasciata, insieme all’ICE, di organizzare un seminario sui fenomeni del restauro e della ricostruzione. L’amicizia, dunque, è il fondamento essenziale della collaborazione di questo business non solo economico, ma che tocca il cuore di una cultura e di un’identità millenaria, come quella croata. Il secondo fattore è la qualità italiana nell’ambito di queste tecnologie, riconosciuta a livello mondiale e frutto di tragiche esperienze vissute, a volte, in modo non ottimale. La collaborazione e l’ingegno dell’imprenditoria italiana hanno sviluppato metodiche e tecnologie che incontrano l’interesse croato. L’ultimo fattore – ha concluso Sacco -, usando un termine un po’ zoologico, è il pedigree italiano quando si tratta di patrimonio storico-artistico. La tecnologia in questi settori è legata alla sfida di proteggere, tutelare o ricostruire opere della creatività umana assolutamente eccezionali, come ad esempio la Basilica di Assisi”.
Edifici inclusi nel rinnovo
Il primo intervento della giornata è stato quello di Davor Trupković, direttore Protezione Patrimonio Culturale presso il Ministero della Cultura e dei Media, il quale ha parlato dei progetti di rinnovo degli edifici storici e culturali in seguito al terremoto di Petrinja. Il fondo solidale dell’UE ha sostenuto più di 150 programmi con 3 miliardi di kune, ma anche lo Stato croato ha stanziato e continua a stanziare ingenti somme per il rinnovo.
Con i fondi sono stati o verranno restaurati a Zagabria la Chiesa barocca di Santa Caterina, la Cattedrale dell’Assunzione di Maria, il Kaptol, la Chiesa di San Francesco d’Assisi con monastero, la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù, la Chiesa neogotica di Granešina, la Chiesa di Remete, la Chiesa di San Francesco Saverio, la Gliptoteka dell’Accademia croata delle Scienze e delle Arti, il cimitero di Mirogoj, mentre a Sisak, la Cattedrale dell’Assunzione della Santa Croce, la Scuola di musica “Fran Lhotka”, il complesso della Chiesa di Maria Maddalena, a Petrinja la Scuola ortodossa di San Nicola, il complesso in piazza Franjo Tuđman, nel centro di Petrinja, la Scuola elementare e il ginnasio “Ivan Gundulić”, la Chiesa di San Nicola e Vito a Žažina e la Chiesa di Stari Farkašić.
L’eccellenza del «Made in Italy»
L’architetto Andrea Griletto, direttore di Assorestauro, fondata nel 2005, l’Associazione Italiana per il Restauro architettonico, artistico e urbano, ha presentato il restauro “Made in Italy” e la collaborazione internazionale. L’Italia ha il maggior numero di monumenti protetti dall’UNESCO, ovvero 66mila edifici e ottomila siti archeologici.
“Purtroppo l’Italia è abituata a questi sismi – ha esordito Griletto -. Pensiamo soltanto ad Assisi, nel 2009, Aquila, nel 2012 e all’Emilia Romagna, nel 2016. Affrontiamo questi eventi sotto tutti i punti di vista, consolidando le strutture, mettendole in sicurezza, ricostruendo e consolidando il costruito diffuso e dei grandi monumenti. L’Italia è il Paese giusto per dare una mano alla Croazia ad affrontare questa grossa sfida nel restauro dei beni storici in quanto è uno dei pochi Paesi al mondo, se non l’unico, che ha sviluppato un settore industriale dedicato al restauro, con tecnologie e materiali dedicati, certificati dal governo per poter operare su beni vincolati.
La preservazione è anche un veicolo per ricostruire un’offerta turistica e l’identità culturale. Anche nelle politiche di export italiano la parola restauro sta diventando il protagonista in quanto è una delle eccellenze del ‘Made in Italy’. Le Ambasciate e gli Istituti di commercio diventano partner essenziali per poter raccontare la storia del restauro italiano nel mondo e la costruzione di ponti di dialogo e sinergie. L’idea è di riportare l’oggetto del restauro all’uso contemporaneo e valorizzarlo per farlo diventare protagonista del sistema economico”.
Griletto ha raccontato per immagini ciò che è stato fatto all’estero, tra cui in Turchia nel 2008 per il patrimonio religioso ottomano e a Cuba per il restauro di un edificio coloniale cubano (Havana).
Le sfide della digitalizzazione
Božana Ojvan Soldo, direttrice del settore per gli impieghi professionali del Fondo per il rinnovo, ha parlato delle attività del Fondo, dell’organizzazione del lavoro e delle possibilità di collaborazione con le aziende italiane negli interventi al patrimonio culturale croato.
L’architetto Francesca Brancaccio, dell’OICE (Associazione di ingegneria, design e società di consulenza) ha illustrato non soltanto l’operato dell’OICE, ma anche tutti gli interventi (persino in Asia, Africa, Europa e parte dell’America) effettuati negli ultimi anni. In questo momento ci sono 30mila professionisti che si occupano di tutte le specializzazioni, tra cui agricoltura, energia, ingegneria marittima, ma anche restauro.
”In questo momento per noi sono una priorità le sfide della digitalizzazione, la mobilità sostenibile e l’energia green – ha puntualizzato Brancaccio -. I terremoti ci sono da sempre e abbiamo imparato a reagire agli stessi, spesso anche dagli errori fatti. Alcune tecniche di restauro si sono rivelate dannose, il che è stato verificato nei terremoti successivi. Cerchiamo sempre di collaborare con le piccole imprese locali, non solo con le grandi aziende”. L’architetto ha presentato non solo i servizi, ma anche gli interventi di monitoraggio, protezione su ampia scala di un sito fragile e tutela dei centri minori e architetture di non prestigioso nome. Più da vicino sono stati illustrati il Colosseo, il parco archeologico di Pompei e altri edifici a Roma e Napoli. Nell’intervento successivo di Marijana Sironić, direttrice dell’Istituto per la protezione dei beni monumentali della Città di Zagabria, si è parlato principalmente del restauro degli edifici scolastici, i quali rappresentano una priorità assoluta per la loro funzione pratica.
Costruzioni storiche
Il docente ed esperto Borislav Medić, della Facoltà di Architettura dell’Università di Zagabria, ha illustrato i problemi dell’utilizzo del cemento armato, il quale non è adatto agli interventi di restauro negli edifici storici, prendendo come esempio l’edificio della Scuola media superiore “Tituš Brezovački”, della Scuola media superiore di economia e del Ginnasio di Gornji Grad.
L’architetto Niccolò Suraci, esperto ANCE (Associazione delle imprese edili), ha parlato di “Refusi, dimenticanze e sovrapposizioni. Esperienze di progetto nel tessuto storico consolidato”.
Suraci si è concentrato sulla soluzione di problemi quotidiani, del connettivo che unisce le città, non solo costruzioni ma reti e infrastrutture che reggono il metabolismo di un territorio. Nel caso di Bologna, ad esempio, le emergenze monumentali sono inserite nello spazio in cui le persone vivono e quindi bisogna tener conto del panorama più ampio. Il chiostro dell’Abbazia dei Santi Naborre e Felice, ad esempio, è ancor sempre in fase di ricostruzione, anche se alcune parti non sono state danneggiate nel sisma, ma durante la Seconda guerra mondiale. Suraci ha illustrato gli interventi a diversi edifici sacri e le metodologie di monitoraggio degli stessi alle continue scosse.
Ospedali zagabresi e Duomo di Fiume
È seguito l’intervento dell’ingegnere Dario Almesberger, fondatore e amministratore unico della società Ser.Co.Tec., fiumano di origine italiana e collaboratore del sindaco di Zagabria. L’ingegnere Almesberger ha fatto l’esempio degli ospedali zagabresi, in mattone, i quali non possono resistere a sismi più significativi e ha invitato a usare ammortizzatori sismici e a fornire libretti del fabbricato per tutti gli edifici, proprio come viene fatto in Italia. Almesberger ha fatto l’esempio del ponte di Veglia e del campanile del Duomo di Fiume, dei quali il primo è decisamente più stabile del secondo. Sono stati menzionati anche altri edifici, come quelli del complesso Benčić.
In conclusione, Ivana Miličić, Senior Banker della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, ha parlato come la ricostruzione post-sismica promuove lo sviluppo. L’incontro si è concluso con la presentazione delle aziende interessate.
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