Istria Nobilissima. «La storia ti sorprende mentre la scrivi»

Chiacchierata con la scrittrice Florinda Klevisser e la giornalista e vicecaporedattore del nostro quotidiano Ivana Precetti Božičević, che nel 2022 hanno partecipato per la seconda volta al Concorso

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Istria Nobilissima. «La storia ti sorprende mentre la scrivi»
Foto: RONI BRMALJ

Sono ormai un tandem letterario consolidato la scrittrice Florinda Klevisser e la giornalista e vicecaporedattore del nostro quotidiano, Ivana Precetti Božičević, amiche sin dall’infanzia, che, alla loro seconda partecipazione consecutiva al Concorso d’arte e cultura “Istria Nobilissima”, nel 2022, hanno ottenuto il primo premio nella categoria della prosa in uno dei dialetti della Comunità Nazionale Italiana per il racconto “Do amiche (Le vie del cor)”. La motivazione recita “il racconto (quasi un romanzo breve) equilibra mirabilmente lutto e umorismo in una prosa sicura e di felice invenzione narrativa”. Nel racconto, le due autrici sono riuscite a catturare lo spirito e le particolarità della fiumanità e a trasmettere il loro amore per Fiume attraverso una storia in cui si fondono umorismo, tristezza e nostalgia.

Un’amicizia a distanza
Florinda: “Vorrei rilevare che noi abbiamo pensato questo racconto come un romanzo breve, ma la giuria lo ha definito un racconto lungo, per cui probabilmente dovremo aggiungere ancora qualcosina per trasformarlo in un romanzo. Il tema è partito da un rapporto tra due amiche e in seguito la storia si è sviluppata in modo spontaneo. Infatti, la storia ti prende, si crea da sola e ti sorprende mentre la scrivi. Mentre scrivevamo le prime pagine, non avrei mai immaginato che il racconto sarebbe andato in questa direzione. Il mix di emozioni che racchiude rispecchia quelle che sono le emozioni della vita. Un momento sei triste, un altro sei felice e non sai mai cosa aspettarti. Siamo partite dal rapporto tra due amiche che vivono a distanza: una vive a Pescara da tanti anni, l’altra è a Fiume. Qui abbiamo toccato anche la difficoltà di tornare a Fiume, che ho notato in tanti esuli. Sembra quasi che abbiano paura di tornare nel Quarnero. Così anche la protagonista della prima parte del romanzo vuole tornare a Fiume e sente tanta nostalgia, parla ogni settimana con l’amica, ma non si decide mai a partire perché non sa che cosa troverà. La città è cambiata e qualcuno che l’ha lasciata da bambino può sentirsi bloccato e timoroso di ritornarci. Pian piano, questa paura sta scemando, anche perché Fiume sta diventando sempre più una città turistica e se ne parla molto di più”.
Ivana: “La nostra protagonista, oltre ad avere paura di vedere la città così cambiata, ha anche altri motivi che le impediscono di rivedere Fiume in maniera serena, ma faremmo spoiler se dicessimo quali sono”.

In che modo procede la vostra collaborazione?
Ivana: “Lo spunto per iniziare a scrivere parte sempre da Florinda, poi io mi aggrego. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda e ci divertiamo moltissimo nei momenti di scrittura. Non manca, però, qualche battibecco durante la fase creativa. La realizzazione del nostro primo lavoro, ovvero il pezzo teatrale ‘Le paprike (in)finide’ (per la quale la coppia ha ottenuto nel 2021 una menzione onorevole a ‘Istria Nobilissima’, nda), è risultata molto più facile e siamo riuscite a fare praticamente tutto in videochat essendo all’epoca in lockdown. Inoltre, si trattava di una storia che si riferiva a delle vicende reali e qui lo spunto l’avevo dato io dato che conoscevo i personaggi a cui ci eravamo ispirate e i loro lati caratteriali. Florinda è il carro trainante del nostro tandem. Nell’ultimo caso, la storia è completamente frutto dell’immaginazione ed è stata appunto concepita come un romanzo”.
Florinda: “Abbiamo scritto un capitolo a testa e lavoravamo abbastanza in fretta, dal momento che quando c’è l’ispirazione bisogna sfruttarla nel momento in cui c’è. Poi segue la fase delle correzioni, con le difficoltà che comporta scrivere in dialetto. Noi siamo molto contente di avere continuato a comporre in fiumano perché è molto importante per noi. Desideriamo portare avanti la nostra lingua madre per mantenere una traccia viva e continuare ad approfondire lo studio di questo idioma. Speriamo che questo nostro lavoro ispiri anche i giovani a scrivere in dialetto”.
Ivana: “Qui torniamo al discorso fatto l’anno scorso, che riguarda il nostro dialetto, che sta a piano a piano scomparendo. Chi, oltre alle nuove generazioni, può tramandarlo ai posteri e conservarlo? Purtroppo, la vedo dura”.
Leggendo il racconto, si vengono a scoprire tante parole che nel dialetto parlato quasi non si sentono più. Questo è un lato particolarmente interessante del vostro lavoro.
Florinda: “Il fenomeno dell’impoverimento della lingua riguarda, purtroppo, anche il nostro dialetto. Qui da noi, l’idioma si ‘diluisce’ con l’italiano e anche con l’introduzione di parole in croato. Quindi, tante parole che non vengono usate infine si dimenticano. Durante la stesura della sceneggiatura con la quale avevamo partecipato alla scorsa edizione di ‘Istria Nobilissima’, ci aveva aiutato molto Bruno Bontempo (già giornalista e redattore, ora in pensione, del nostro quotidiano ‘La Voce del popolo’ e della nostra rivista ‘Panorama’, nda) con le questioni linguistiche. In quell’occasione avevamo fissato delle scelte che abbiamo mantenuto anche nella stesura del racconto. Esistono tante questioni sulle quali non sono d’accordo nemmeno gli studiosi dell’idioma. Pertanto, non è semplice scrivere in dialetto”.

Nel vostro racconto c’è anche un aspetto educativo, in quanto vi troviamo pure dei dati storici legati a Fiume…
Ivana: “Da qui traspare il nostro amore per questa città, che io personalmente amo. Per certi aspetti può anche essere simile a Cenerentola, ma io ne vado molto orgogliosa e maturando l’apprezzo sempre di più. Di conseguenza, mi dispiace quando certe cose in essa non funzionano, seppure io sia consapevole del fatto che in nessuna città tutto sia perfetto. A mio avviso, Fiume è una città molto particolare principalmente per il suo passato e come tale dovrebbe essere presentata al mondo”.
Florinda: “Si tratta di spunti che possono fare riflettere. Una delle parti di Fiume che mi piace molto è il Cimitero monumentale di Cosala, con le sue problematiche e con la sua bellezza. Nel racconto abbiamo fatto riferimento anche al problema delle tombe abbandonate, per le quali non sono state pagate le tasse da decenni. Questo cimitero è storia”.

Florinda, vivi da anni in Italia, a Roma. Come viene vista Fiume nel Bel Paese e come la vedi tu?
“Parlando con i romani, che non hanno nessun legame con Fiume, ho notato che sono curiosi di conoscere questa città. Nel centenario dell’Impresa di Fiume di d’Annunzio nel 2019, quando si era parlato molto della città, erano stati numerosi gli intellettuali che avevano dimostrato interesse per Fiume e vorrebbero visitarla. Personalmente, mi fa piacere che le cose abbiano finalmente iniziato a sbloccarsi e la città sia in grande fermento. Vedo che sta prendendo una direzione e spero che questa sia quella giusta. Vedo bene il turismo, le start-up tecnologiche e l’Università. Abbiamo una città molto bella, che sorge in una regione stupenda, con le isole e il Gorski kotar, davvero invidiabile, e mi sembra giusto sfruttare tutti questi vantaggi”.

Ora una domanda superficiale e forse un po’ frivola. Come vi siete messe d’accordo su che cosa indosserà la protagonista?
Florinda: “Io mi ero immaginata il personaggio in un modo e Ivana in un altro. Alla fine abbiamo adottato la mia visione. Infatti, l’amica che vive a Fiume è un avvocato in pensione, per cui la immaginavo sofisticata e vestita bene”.
Ivana: “Non avevo problemi a dire la mia, ma alla fine mi sono trovata d’accordo con la scelta di Florinda. Me la sono, invece, un po’ presa per una scena da me ideata che, alla fine, non è entrata nella versione finale del racconto. Quando scrivo, ammetto di essere piuttosto prolissa, mentre Florinda scrive in maniera più concreta e secondo me, molto più accattivante. La scena in questione era ricca di dettagli, anche romantici, che probabilmente stonavano un po’ con il resto della prosa, per cui Florinda l’aveva tagliata del tutto. Qui è nato un battibecco, ma ho dovuto ricredermi: la sua scelta era giustificata. A proposito di scrittura, devo dire che inizialmente ero abbastanza insicura perché non credevo che sarei mai stata capace di scrivere un testo romanzato. Essendo giornalista da una vita, ho un altro modo di scrivere e di concepire lo scritto. Col tempo, però, mi sono resa conto che scrivere testi di questo tipo non è poi così complicato: basta iniziare e cogliere al volo l’ispirazione”.
Florinda: “Scrivere non è facile perché bisogna avere la testa sgombra e non basta dedicarvi solo cinque minuti al giorno. È necessario liberarsi dagli altri pensieri, per cui quest’attività richiede molto più tempo”.

Intendete continuare a scrivere in coppia? Sempre in dialetto?
Florinda e Ivana: “Senz’altro. Abbiamo già un’idea per il nostro prossimo testo”.

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