Istria Nobilissima. Egon Hreljanović: «Il senso della fotografia è quello di cogliere l’attimo»

Il fotografo fiumano è stato premiato per il trittico «Ombre» per l'interpretazione minimalista e astratta di particolari urbani e delle loro ombre in un sicuro bianco e nero

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Istria Nobilissima. Egon Hreljanović: «Il senso della fotografia è quello di cogliere l’attimo»
Egon Hreljanović. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Tra i premiati al Concorso d’Arte e di Cultura “Istria Nobilissima” dell’anno scorso figurano diversi nomi noti della scena culturale della Comunità Nazionale Italiana. Uno di questi è quello del connazionale Egon Hreljanović, tra i più acclamati fotografi fiumani, membro della Comunità croata degli Artisti indipendenti (HZSU) e della sede fiumana dell’Associazione nazionale degli artisti visivi (HDLU). Noto per le sue immagini astratte e concettuali, Hreljanović è stato premiato dalla giuria del Concorso nella categoria “Fotografia” “per l’interpretazione minimalista e astratta di particolari urbani e delle loro ombre in un sicuro bianco e nero”, questa volta espressa per il tramite del trittico intitolato “Ombre”. Abbiamo incontrato il fotografo per parlare dei lavori premiati, soffermandoci su alcune osservazioni sull’attuale stato della fotografia.

All’ultima edizione di “Istria Nobilissima” è stato premiato per il trittico “Ombre”. Quando sono state scattate le fotografie della serie e come mai ha selezionato proprio questi lavori per il Concorso?
“A dire il vero, è stata una scelta casuale. Le tre immagini fanno parte di una serie di fotografie che ho scattato in una stanza a Ragusa (Dubrovnik) durante un pomeriggio del 2019. Preferisco presentare delle serie di immagini piuttosto che lavori unici, in quanto credo che riescano a esprimere un messaggio in maniera completa”.

Non è la prima volta che prende parte a “Istria Nobilissima”…
“Partecipo al Concorso da ormai 30 anni. La prima volta che mi sono iscritto alla competizione, nel 1993, avevo ottenuto una menzione onorevole. Da allora a oggi ho vinto sei primi premi, due volte mi sono piazzato al secondo posto e altrettante volte ho ottenuto una menzione onorevole, mentre a un’edizione mi era stato consegnato il Premio promozione, con il quale avrei avuto modo di allestire una mostra personale portandola in tre gallerie diverse, ma, per mia mancanza d’iniziativa, il progetto non è stato mai realizzato”.

Interesse per le forme geometriche
Per quale motivo preferisce la fotografia astratta e concettuale?
“Le forme geometriche e astratte mi hanno sempre attratto. Anche oggi, avendo sempre la macchina fotografica sottomano, amo passeggiare per la città e catturare dei particolari che mi stuzzicano. Osservo le cose e mi faccio guidare dai miei gusti personali, tutto il resto è questione di casualità e circostanze fortuite. In ogni caso, evito i panorami e i piani grandi, preferisco i dettagli. Trovo molto interessanti, ad esempio, le facciate di vetro in cui si riflettono le strutture che le circondano. Dall’altro lato, però, devo ammettere che, dopo tanti anni di fotografia astratta e concettuale, sento la mancanza della figura umana nei miei scatti. Siamo abituati a pensare che il mondo, come lo conosciamo ora, rimarrà inalterato nel tempo. La vita, però, cambia e perdiamo tante di quelle cose che prima prendevamo per scontate. D’estate, a Ragusa, mi piace ritrarre le espressioni delle persone, poiché lì incontro gente di tutto il mondo e di tutte le nazionalità. I volti delle persone sono davvero delle immagini meravigliose se si riesce a coglierle nel momento giusto. È un tipo di fotografia che ora sto cercando di recuperare. Quest’anno, infatti, realizzerò una mostra di questo tipo presso la Galleria ‘Juraj Klović’ in collaborazione con la sede fiumana dell’HDLU, di cui faccio parte. Ho riflettuto molto sull’astrazione e il concettualismo, e a volte lo vedo come un tradimento della fotografia. Le figure astratte possono essere rappresentate anche per mezzo della pittura e della scultura, ma il senso della fotografia dovrebbe essere quello di cogliere l’attimo, mentre io spesso pianifico i miei scatti”.
Piuttosto che la fotografia a colori, nei suoi lavori domina quella in bianco e nero…
“È vero, non mi sono mai dedicato tanto alla fotografia a colori. Sono praticamente nato in una camera oscura, per cui è anche una preferenza innata, in un certo senso”

Otto decenni di arte fotografica
La fotografia fa parte dunque del suo DNA…
“Mio padre è stato un noto fotografo fiumano, nonché uno dei fondatori del Fotoklub Rijeka. A casa mia, infatti, giacciono ottant’anni di fotografia. Crescendo in un ambiente di questo tipo, per me la fotografia è stata una scelta del tutto naturale. Oggigiorno preferisco sfogliare le immagini di altri autori piuttosto che mie. Nelle foto di mio padre, ad esempio, trovo sempre dei dettagli nuovi. Amo frugare negli archivi di fotografi di cent’anni fa per (ri)scoprire la moda di una volta, le espressioni delle persone di epoche diverse. Di recente, ho ricevuto a disposizione l’archivio di un fotografo di cognome Martich, della cui vita e carriera ci sono pochi dati certi. Si tratta di lavori assai interessanti in quanto sono immagini realizzate con la tecnica della stereoscopia, che creano un’illusione di tridimensionalità. E, soprattutto, l’archivio di questo fotografo comprende scatti di paesaggi lontani, dall’Himalaya alla Cina, all’India, ai Paesi dell’Africa, tra cui anche vedute della Perla del Quarnero”.

Per la maggior parte della sua carriera si è occupato di fotografia analogica. Come ha vissuto il passaggio al digitale?
“Devo ammettere che si è trattato di un brutto cambiamento. Un po’ come nel caso dei velieri, che hanno perso di valore con l’avvento dei battelli a vapore, anche la fotografia analogica è andata incontro a una nuova era con l’invenzione del digitale. Però va detto che, dall’altro lato, la rivoluzione digitale ha facilitato molti degli aspetti della produzione fotografica, tra cui la disponibilità dei lavori e l’immediatezza nell’invio dei materiali”.

Al passo coi tempi
Quali tendenze ha osservato nell’ambito della fotografia negli ultimi anni?
“Mi sono reso conto del fatto che i fotografi non sono più liberi di andare in giro con la macchina fotografica e riprendere le persone se a queste non gli fa comodo. Bisogna stare attenti a non fotografare scritte pubblicitarie, le targhe delle macchine o bambini senza il permesso dei genitori, persino nel caso di feste scolastiche. Ho notato anche la prevalenza di una falsa moralità. Ci sono sempre meno ritratti e sono del tutto spariti i nudi, che ad esempio negli anni ‘70, uno dei periodi più belli che ho vissuto, venivano pubblicati in riviste specializzate, mentre oggi possono essere osservati solo occasionalmente negli spazi espositivi. Una volta eravamo figli dei fiori, di cui oggi non è rimasto nemmeno un petalo”.

Com’è stato vincere ancora una volta il Primo premio nella categoria della Fotografia al Concorso “Istria Nobilissima”?
“È sempre un grande onore, poiché è un Concorso a cui tengo molto e a cui prendo parte da ormai tre decenni. Sarebbe bello poter vedere anche i lavori degli altri autori che si sono iscritti al bando di Concorso. Infatti, credo che sarebbe interessante realizzare una presentazione di tutti i concorrenti, magari facendo anche una selezione delle opere iscritte al Concorso, visto che si tratta di una grande quantità di lavori”.

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