C’è qualcosa di profondamente autentico che si svela tra i silenzi della natura, dove i passi spensierati dei bambini rompono appena la quiete e le lingue diverse si mescolano come il fruscio degli alberi al vento. Nella cornice sincera e generosa del Tarvisiano, ai confini del mondo e nel cuore dell’incontro, si è svolto il secondo turno del soggiorno montano estivo “Alla scoperta della Regione Friuli Venezia Giulia”, rivolto agli alunni delle classi VI e VII delle scuole elementari italiane della Slovenia, dell’Istria e di Fiume, un’esperienza che è prima di tutto apertura: all’altro, al paesaggio, a sé stessi. Promosso dall’Università Popolare di Trieste e dall’Unione Italiana, in collaborazione con il Consorzio di Promozione Turistica del Tarvisiano, il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e il patrocinio del Comune di Tarvisio, il progetto ha coinvolto dal 30 giugno al 4 luglio 93 alunni e 12 insegnanti delle scuole elementari italiane di Dignano, Rovigno, Buie, Parenzo, Cittanova, Capodistria, Isola e Pirano, eccellentemente ospitati negli alberghi “Nevada” e “Bellavista”. Un’occasione unica per stringere legami, apprendere e vivere con stupore i luoghi e le storie della montagna friulana.

Foto: FORNITA DA SUSANNA ISERNIA
L’arte di coordinare e ispirare
A orchestrare ogni dettaglio di questa intensa e articolata iniziativa è stata, come nel primo turno, Susanna Isernia, storica referente dell’UPT, il cui impegno tenace, caloroso e instancabile ha dato forma a un’esperienza che ha saputo unire, nutrire, ispirare. Accanto a lei, l’indispensabile collaborazione di Fabiana Toffetti, la quale ha rilevato con entusiasmo la partecipazione attiva di alunni e docenti, il loro apprezzamento per la natura, per le attività svolte (dall’arrampicata alle escursioni ai Laghi di Fusine) e i legami nati tra i ragazzi. I momenti condivisi, le impressioni, la scoperta del territorio e il loro comportamento esemplare hanno reso il soggiorno un’esperienza speciale, culminata in un’ondata di sensazioni presso il Centro culturale “Julius Kugy”, vissuta da tutti assieme. Con viva emozione, Isernia ha ricordato come ogni attività sia stata vissuta con autenticità, lodando il lavoro delle guide e degli insegnanti, che con dedizione hanno contribuito a rendere questa esperienza indimenticabile. “Nella miniera si diceva: ‘Io vedo te e tu vedi me’. È questo il senso più profondo dell’educazione, tradotta in protezione, rispetto, riconoscimento reciproco”, ha ancora affermato, evocando il coinvolgente filmato visto in quella di Raibl.

Foto: FORNITA DA SUSANNA ISERNIA
Radici forti e orizzonti aperti
Tra le immagini più potenti che restano impresse nei volti e nei cuori, spicca l’incontro con Ararad Khatchikian, fondatore con Monica D’Eliso della Scuola internazionale “Mushing”. Insieme ai suoi cani da slitta, simboli viventi di fedeltà e coraggio, Ararad ha raccontato una storia di radici e migrazioni, di resilienza e sogni, dall’infanzia in Africa ai legami familiari con Abbazia e Isola d’Istria, fino all’avventura tra i ghiacci dell’Alaska. Una vita che unisce identità, popoli e continenti, una voce limpida che ha saputo parlare al presente dei giovani, un uomo che ha scelto di trasformare l’incontro tra culture in una missione e il legame con gli animali in una forma di poesia. Il suo racconto ha restituito la forza delle origini, la bellezza della diversità, il valore della determinazione.
Indimenticabile anche l’esperienza naturalistica vissuta con Leila Meroi, guida del Friuli Venezia Giulia, tra i laghi di Fusine e la Valsaisera. “Ho trovato ragazzi estremamente coinvolti, sensibili alla natura, attenti persino a un foglio di carta caduto. Erano partecipi, entusiasti, veri. Mi hanno colpita profondamente”, ha raccontato. Un’esperienza che a tratti è parsa “di famiglia”, grazie alla sintonia fra alunni, insegnanti, organizzatori e territorio.
Numerose le attività esplorative e formative affrontate durante il soggiorno, dalla salita al Monte Lussari con il naturalista Fulvio Pisani, alla visita alle Cave del Predil e al parco geominerario di Raibl con Giuseppe Divora; dall’arrampicata in Val Bartolo con Alessandro Di Lenardo, all’escursione nel parco Abschnitt Seisera guidata da Davide Tonazzi, esperto della Grande Guerra. Ogni luogo, ogni guida, ogni sguardo ha lasciato un segno.

Foto: FORNITA DA SUSANNA ISERNIA
Maestri di presenza
E poi, c’erano loro, gli insegnanti. Occhi vigili, cuori aperti, mani pronte ad accompagnare i passi degli alunni, a raccoglierne emozioni, domande, entusiasmi. Valentina Budak, della SEI “Vincenzo e Diego de Castro” di Pirano, ha definito questa Colonia “un intreccio straordinario di esperienze interdisciplinari. Biologia, storia, chimica, cultura del territorio, tutto fuso in modo naturale, con entusiasmo”. Ester Grubica, della SEI “Bernardo Parentin” di Parenzo, ha visto nei suoi ragazzi una partecipazione piena: “Erano entusiasti, stanchi ma felici. Abbiamo anche ritirato i telefonini ed è stato bellissimo vederli imparare a comunicare davvero, a cercarsi, a riempire i vuoti con le parole, con il gioco, con la presenza reciproca”. Tra le riflessioni più toccanti, quella di Tamara Beletić della SEI di Cittanova: “Oggi ci sono insegnanti che da bambini partecipavano a questa Colonia. È la dimostrazione che questa esperienza resta nella memoria e forma”. Per Linda Kosovel, della SEI “Pierpaolo Vergerio il Vecchio” di Capodistria, si è trattato di “un modo per vivere insieme in maniera differente, anche con noi insegnanti. Le attività erano tutte stimolanti e diverse da ciò che si fa normalmente a scuola. Gli allievi si sono dimostrati curiosi, attenti, coinvolti”.
Robi Škrinjar, della SEI “Edmondo De Amicis” di Buie, ha raccontato come la Colonia abbia saputo offrire una “vita diversa” al suo gruppo: “Un altro clima, un altro paesaggio, un altro ritmo. I nostri ragazzi amano le attività all’aperto, e qui ne hanno avuto una ricchezza. Abbiamo persino organizzato una partita di calcio tra gli alunni ospitati nei diversi alberghi, un momento di vera sportività e cooperazione”. Dal canto suo, Ivan Rocco, della SEI “Dante Alighieri” di Isola, ha riportato quello stesso incontro come un’emozione condivisa, senza vincitori né vinti, ma solo la bellezza dello stare insieme e la gioia. Helena Mrkonja, della SEI “Bernardo Benussi” di Rovigno, ha colto l’importanza di ciò che il soggiorno ha rappresentato: “Ci voleva, per i nostri ragazzi. Una boccata d’aria pura, nel corpo e nello spirito. Speriamo di poterla ripetere anche l’anno prossimo”. Infine Corrado Ghiraldo, della SEI di Dignano, ha ricordato la varietà e la ricchezza delle attività: “Dal dog trekking alla scalata della roccia, dalla passeggiata al Monte Lussari alla visita alla miniera… ogni esperienza è stata intensa, viva, educativa. Una fatica bella, che lascia il segno”. Così, tra montagne severe e occhi pieni di stupore, tra accenti che si abbracciano e sguardi che imparano a vedere, si è chiusa un’altra luminosa pagina di questo soggiorno montano. Dove non conta solo camminare, ma il farlo insieme. Dove si scopre che vedere l’altro è il primo passo per custodirlo.

Foto: FORNITA DA SUSANNA ISERNIA

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