Immaginazione e realtà: la parola a «Enrico IV»

A distanza di cent'anni dalla stesura del testo di Pirandello, il regista Marco Lorenzi e il drammaturgo Lorenzo De Iacovo, in collaborazione con il Dramma Italiano, portano a Fiume il capolavoro il cui debutto è atteso per il 3 dicembre al TNC «Ivan de Zajc»

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Immaginazione e realtà: la parola a «Enrico IV»
Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

“Enrico IV”, uno dei testi più significativi e più complessi di Pirandello, viene messo in scena per la prima volta nella storia del Dramma Italiano del TNC “Ivan de Zajc” di Fiume. A guidare questo progetto è Marco Lorenzi, uno dei registi più interessanti nell’orizzonte italiano, affiancato dall’attore e drammaturgo Lorenzo De Iacovo. Con l’utilizzo di nuovi media e un’interpretazione del testo giovane e fresca, sabato 3 dicembre, alle ore 19.30, il pubblico fiumano si può aspettare un “Enrico IV” senza precedenti. La pièce porta la firma artistica della compagnia indipendente di ricerca teatrale “Il mulino di Amleto”, con sede a Torino. Va ricordato che la compagine era stata ospite della rassegna teatrale “Il Carro di Tespi” presentata in Istria la scorsa estate grazie all’ideazione del Dramma Italiano e del Comites di Fiume con il sostegno di Unione Italiana, Consolato Generale d’Italia a Fiume, Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, delle CI di Montona, Sterna e Villanova, dei Comuni di Montona, Portole e Verteneglio, dei rispettivi Enti per il Turismo, della Regione istriana e di Zakon Teatar. In quell’occasione aveva portato in scena – per la prima volta oltre i confini italiani – lo spettacolo “Ruy Blas. Quattro quadri sull’identità e sul coraggio” di Victor Hugo, con grande apprezzamento del pubblico istriano. A parlare della novità dell’adattamento di “Enrico IV” e della collaborazione con la compagnia di prosa in lingua italiana sono stati Lorenzi e De Iacovo.

Com’è nata la collaborazione con il Dramma Italiano?
Lorenzi: “Ci troviamo a Fiume per questo progetto perché un paio di anni fa Giulio Settimo, direttore del Dramma Italiano, ha visto un’altra collaborazione tra me e Lorenzo, ovvero un adattamento del film ‘Festen’ di Vinterberg portato a teatro in Italia e che tutt’ora sta andando molto bene. Quando ci siamo incontrati eravamo in tournée, visto che lo spettacolo era coprodotto da vari teatri, tra cui pure lo Stabile del Friuli Venezia Giulia. Giulio era a Trieste in quel periodo, vide lo spettacolo e da lì è scoccata la scintilla e abbiamo iniziato a parlare di progetti”.
De Iacovo: “Per quanto mi riguarda, sono sia un attore che un drammaturgo e qualche anno fa ho conosciuto Marco nella scuola d’attori che frequentavo e abbiamo iniziato da subito a collaborare su ‘Platonov’, il primo testo di Čechov, poi riscoperto postumo e da lì è nata una collaborazione che prosegue negli anni e che è molto stimolante e ricca di scoperte. Nel momento in cui mi ha proposto di venire a Fiume per ‘Enrico IV’ ho accettato l’invito con grande entusiasmo”.

Foto: Dražen Šokčević

Superato un periodo difficile
Com’è la situazione a teatro ora che la pandemia si è in parte ritirata?
De Iacovo: “Il periodo della pandemia è stato senza dubbio difficile dal punto di vista lavorativo e per quanto mi riguarda è stato anche una stimolante fonte di riflessione dal punto di vista umano, nel senso che forse i grandi cambiamenti improvvisi pongono delle questioni sul nostro stile di vita. Credo la pandemia abbia toccato il lato umano e delle relazioni, piuttosto che quello professionale, che tuttora ne subisce le conseguenze e non è uscito da una fase emergenziale. Da un punto di vista umano, ci siamo posti come artisti la domanda di quale sia il senso del nostro lavoro e in che modo questa esperienza, come è giusto che sia, influenzi il nostro lato artistico e può averci toccato. Ritornare in teatro dopo la pandemia è stata un’emozione forte ed è servito a non dare per scontato quello che con l’abitudine diventa scontato, come il piacere di fare il nostro lavoro. In Croazia non ci sono restrizioni legislative, ma ho la sensazione che ci portiamo dietro degli strascichi”.
Lorenzi: “Personalmente, penso che sulla pandemia sia stato detto tutto. Probabilmente siamo riusciti a non capitalizzare l’opportunità che ci è stata data dalla pandemia. La cosa bella di quel periodo è il fatto che mentre eravamo in lockdown gli animali e la natura continuavano ad andare avanti, anche nelle città. La natura continua a cambiare e non ha bisogno di noi e io questo lo trovo estremamente rassicurante per il futuro. Esiste un futuro anche senza di noi”.

Com’è nato “Il mulino di Amleto”?
Lorenzi: “‘Il mulino di Amleto’ è una compagnia da me fondata di cui Lorenzo non fa parte ufficialmente, ma è un collaboratore artistico a tutti gli effetti. Per questo progetto, però, la collaborazione è con l’ensemble del Dramma Italiano e con alcuni collaboratori come Lorenzo o i ‘Full of beans’ per la parte video, ma anche altri professionisti per la parte scenografica. Quindi ‘Enrico IV’ porta la firma artistica, linguistica e di altro tipo de ‘Il mulino di Amleto’, ma non è stato prodotto dalla compagnia”.

Temi universali
Cosa ci possiamo aspettare da questo adattamento di ‘Enrico IV’?
De Iacovo: “È una riscrittura moderna e una riscrittura, penso di poter dire, personale, nel senso che abbiamo cercato di comunicare agli spettatori ciò che il testo di Pirandello ha comunicato a noi. Abbiamo cercato il più possibile di adattare quelli che sono i rapporti tra i personaggi e di rendere moderna quella parte per tirare fuori l’anima che c’era in Pirandello. È stato un bel lavoro. Siamo partiti da dei temi fondativi come il rapporto col tempo, il rapporto con l’immaginazione, per portarli a essere temi universali che possono parlare a tutti, indipendentemente dal fatto che sia stato scritto cent’anni fa”.

Quale sarà la funzione del video in questa messinscena?
Lorenzi: “Siamo entrambi molto giovani e quindi abbiamo puntato su un approccio moderno. Il video ultimamente è un territorio che esploro sia io come regista, che Lorenzo, in quanto ci interessa il rapporto drammaturgico del video con il palcoscenico. Non vogliamo partire dal video in quanto forma a sé stante da inserire all’interno dello spettacolo, ma ci chiediamo come il video può farsi, in maniera organica, veicolo di quello che stiamo raccontando e quali sono i punti di vista alternativi che il video ci permette di esplorare del tema delle relazioni tra i personaggi sul palcoscenico. Se è organico questo apporto del video tendiamo ad usarlo. Lo abbiamo usato già in altri spettacoli, ma mai nello stesso modo, perché i testi e gli autori sono sempre diversi. Penso che in ‘Festen’ abbiamo raggiunto il massimo dell’utilizzo ‘muscolare’ del video possibile a teatro. In ‘Enrico IV’ siamo andati a cercare di capire come il video, approfondito con Edoardo Palma ed Emanuele G. Forte (video maker), partendo da un linguaggio documentaristico, piano piano si trasforma in un’illusione ottica per lo spettatore. Ciò fa vedere delle cose immaginarie. Questo effetto ci serviva per amplificare il conflitto tra immaginazione e realtà, che è uno dei punti focali del testo”.

Assicurata un’esperienza unica
Com’è la drammaturgia di ‘Enrico IV’?
Lorenzi: “Lorenzo ha uno stile di riscrittura molto particolare, bello e ricco, nel senso che ha la capacità di entrare talmente tanto nella sensibilità della scrittura dell’autore che noi ereditiamo, sia che si tratti di Pirandello, Čechov o di Shakespeare o Vinterberg. La sua opera di manipolazione del testo è quasi invisibile. Il testo continua a sembrare Pirandello, Čechov o altri. Questa cosa mi ha fatto incuriosire e mi ha portato a proporgli la nostra prima collaborazione. Quindi partendo dal lavoro di passione ossessiva per la scrittura, lui coglie la peculiarità di ogni autore, di ogni racconto e tema.

È il vostro primo progetto all’estero?
Lorenzi: “Per quanto riguarda me, non è la prima volta. Mi è già capitato di sviluppare una creazione come attore, con ‘Il Mulino di Amleto’. Nel 2010 o 2011, una delle primissime cose che facemmo era un progetto internazionale con una compagnia tedesca e una polacca in Germania. Per quanto riguarda tournée sono stato in Spagna come attore e abbiamo portato, con ‘Il Mulino di Amleto’, una coproduzione con il Teatro Stabile di Torino a Pechino. Siamo stati in Svizzera, ma anche in altri Paesi. Come periodo creativo, questa è la seconda volta a distanza di tanto tempo che mi capita di sviluppare un intero progetto all’estero e posso dire che mi sono trovato magnificamente. La collaborazione con lo ‘Zajc’ è ottima e reputo che il TNC di Fiume sia un posto molto bello dove creare”.

Perché venire a teatro?
Lorenzi: “A differenza del cinema, ogni volta che mettiamo in scena qualcosa a teatro è un’esperienza unica. Mi rendo conto che il nostro ‘Enrico IV’ è molto diverso dalle versioni con Salvo Randone o Franco Branciaroli. È una cosa completamente diversa. Credo che valga la pena di venire a teatro, al di là di ‘Enrico IV’, perché il tipo di linguaggio scenico che gli spettatori si ritroveranno davanti è qualcosa di estremamente coinvolgente, perché gli attori recitano straordinariamente bene e perché sono davvero molto toccanti”.

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