Il «Trio pianistico di Fiume» incanta il pubblico

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Il «Trio pianistico di Fiume» incanta il pubblico

FIUME | Splendida serata di musica da camera con il “Trio pianistico di Fiume” a Palazzo Modello dinanzi a un folto e scelto pubblico. La formazione è composta da Filip Fak (pianoforte), Krunoslav Marić (violino) e Vid Veljak (violoncello), giovani e talentuosi artisti fiumani nel pieno senso del termine, che già lo scorso dicembre avevano “ammaliato” il pubblico del sodalizio fiumano.

Il sostanzioso programma comprendeva brani di Beethoven, Ivo Maček (nativo di Sušak) e Boris Papandopulo. Con il “Trio del Genio di Bonn“ i tre concertisti hanno rivelato le loro chiare qualità tecnico-musicali-culturali e stilistico-formali, entrando da subito – con grande sensibilità, affiatamento e gusto – nella spiritualità beethoveniana, per esternare la ricchezza di accenti nella frastagliata narrazione musicale. I musici hanno restituito con particolare garbo e stile il “Minuetto”, per quindi chiudere in bellezza con il Finale, portato con slancio e forte e incisiva drammaticità.
Davvero felice la scelta di inserire nel programma il “Trio romantico per violino, violoncello e pianoforte” – che a Fiume non abbiamo ancora avuto occasione di sentire – di Ivo Maček, compositore raffinato, la cui ispirata produzione sarebbe necessario promuovere con maggiore determinazione. Sono pagine bellissime, trascinanti, scritte in maniera estremamente rifinita, le cui premesse culturali richiamano una matrice squisitamente europea. Costruite su un tema iniziale, danno ampio spazio alla melodia degli archi, e in cui il ruolo portante del pianoforte estrinseca in maniera appassionata e poderosa gli “sfoghi”dell’anima romantica. I tre artisti hanno esternato tutte le loro ricche potenzialità di suono, di abbandono, del sentire, con un affiatamento perfetto e una sintonia d’intendere non comuni, tanto da suscitare un generosissimo applauso del pubblico.
Infine, Boris Papandopulo con “Papandopulijada in Do magg. Brano godibilissimo, in cui tutti i folletti burloni e bizzarri della fantasia papandopuliana l’hanno fatta da padroni (caratteristici i giochi ritmici con l’intervallo di “seconda”), per cedere il passo a una potente parentesi di orientale e melodiosa “sensualità”, alla quale i nostri musicisti hanno dato massimo rilievo.
E all’improvviso… la reminiscenza di un remoto, fievole, canto russo religioso. Rileviamo che l’autore, ortodosso e greco da parte paterna, era palesemente sensibile alla temperie orientale, bizantineggiante e sensuale che trapela in diversi dei suoi brani. Semplicemente eccezionale l’interpretazione dei nostri giovani artisti, evidentemente baciati da tutte le Muse dell’arte.
A fine concerto la presidente della CI Melita Sciucca ha detto una cosa verissima, e cioè che “si deve a musicisti come questi se Fiume è e sarà Capitale della Cultura Europea nel 2018, nel 2020, nel 2025. Sempre!”.
Essere europei non significa solo scappare nelle città d’Europa per far carriera, ma anche e soprattutto “fare Europa”, qui a Fiume, come facevano Papandopulo, Matacich, Bonelli, Ramous, Venucci, Adamich, Scarpa, Whitehead ecc. Bisogna però riconoscere che Fiume spesso non ha saputo riconoscere né trattare questi personaggi di stazza europea come avrebbero meritato.
Una domanda: in vista di Fiume CEC, quali progetti stanno preparando i nostri artisti? Io ne suggerirei uno al “Trio pianistico di Fiume”: incidere un CD con i citati brani di Maček e Papandopulo, integrandolo ancora con qualche composizione per la loro formazione. Forse con il Piano Trio in F major (1935-1936) (Allegro maestoso – Adagio non troppo – Rondo) di Marcel Tyberg, organista e compositore viennese che visse a lungo a Fiume e Abbazia, morto ad Aushwitz, nel 1944 e oggi celebre in America.

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