Il tempo fugge ma il Museo civico cerca di catturarlo

Fiume. Al Palazzo dello Zucchero è stata inaugurata una mostra di orologi del XIX e XX secolo di cui alcuni hanno un valore storico, altri sono belli esteticamente, ma ciascuno è unico nel suo genere

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Il tempo fugge ma il Museo civico cerca di catturarlo

Il Museo civico di Fiume possiede moltissimi reperti da esposizione che purtroppo, per motivi di spazio, non incontrano mai il pubblico, ma vengono conservati nei magazzini museali. Il direttore del Museo, Ervin Dubrović, ha spiegato che tra i moltissimi oggetti ottenuti in dono da cittadini e famiglie fiumane negli ultimi venti o trenta anni, ci sono circa novanta orologi di diverso tipo.

Per questo motivo, ora che la sala espositiva al secondo piano del Palazzo dello Zucchero è stata liberata, in seguito allo spostamento a Zagabria della mostra dedicata a Klimt, si è deciso di organizzare una mostra di orologi intitolata “Tempus fugit” a voler indicare l’inesorabilità dello scorrere del tempo, alla quale si oppone il Museo, volendo ricordare il passato.
“Sappiamo bene che Fiume è stata una città di commercianti in passato – ha spiegato Dubrović – e per i commerci è essenziale tener conto del passare del tempo. Per questo motivo non ci meraviglia che tante famiglie fiumane fossero in possesso di splendidi orologi i quali non solo scandivano il tempo, ma raccontano pure la storia della nostra città. Alcuni hanno un valore storico, altri sono belli esteticamente, ma ciascuno è unico nel suo genere”.

Figure mitologiche e decorazioni
Una delle autrici dell’allestimento, nonché curatrice museale, Ema Makarun, ha spiegato che l’orologio più antico risale probabilmente all’inizio del XIX secolo e si tratta di un grande orologio da muro in stile Bidermajer con una mano che lo tiene. “Nella scelta degli orologi da esporre ci siamo lasciate guidare solamente da criteri estetici – ha spiegato – e in base all’aspetto i reperti esposti si possono dividere in alcune categorie. Abbiamo gli orologi caratterizzati da figure mitologiche, come ad esempio Poseidone o Demetra. Poi ci sono gli orologi, sempre di ispirazione greca o romana, che vengono definiti portali in quanto hanno delle colonne portanti proprio come i templi antichi. La terza categoria è quella degli orologi da camino in stile Art Deco, che sono molto massicci e pesanti a differenza di quelli da muro. Questi orologi hanno una configurazione orizzontale, spesso erano di marmo e ai lati a volte avevano dei candelieri. In ultima istanza ci sono gli orologi da muro, che erano molto più leggeri e spesso avevano una funzione decorativa in quanto venivano ornati minuziosamente”.

Una produzione francese e tedesca
All’esposizione di Makarun si è ricollegata la seconda autrice della mostra, Kristina Pavec, la quale ha spiegato che tra i 16 orologi esposti c’è pure una sveglia, ma non ci sono orologi da polso, anche se erano in uso all’epoca, ovvero a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Pavec ha spiegato che gli orologi esposti erano usati a Fiume, ma non venivano prodotti nel capoluogo quarnerino. Soltanto pochissimi esemplari possiedono la firma di orologiai fiumani, ma la fabbricazione riguarda la cassa esterna e non i meccanismi, che erano sempre francesi o tedeschi.
In conclusione si è rivolto ai presenti ed ha aperto la mostra il capodipartimento per la Cultura della Città di Fiume, Ivan Šarar, il quale ha dichiarato che l’”avventura” di Fiume CEC 2020 ha interessato la città per ben due anni, ma ora siamo entrati finalmente nella fase successiva e questa volta senza mascherine.
Šarar ha consigliato a tutti i cittadini di visitare il Museo civico, ma anche il Museo dell’Arte moderna e contemporanea (MMSU), nonché la Casa dell’infanzia nella quale in questi giorni ha luogo il Festival della scienza e ha augurato a tutti una buona “primavera decovidizzata”. La mostra rimane aperta fino all’8 giugno prossimo.

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