Il teatro: un attivatore di energia

Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, i due interpreti e registi dello spettacolo «Apocalisse tascabile», raccontano in un’intervista l’attualità della pièce presentata a Salvore in occasione della terza edizione del «Carro di Tespi»

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Il teatro: un attivatore di energia
Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri in "Apocalisse tascabile" Foto Maurizio Tremul

La terza e ultima tappa di quest’anno della rassegna teatrale itinerante “Il Carro di Tespi – teatro italiano in piazza”, si è conclusa sotto le stelle ai piedi del faro di Salvore con “Apocalisse tascabile”, uno spettacolo teatrale unico nel suo genere, ideato e scritto da Niccolò Fettarappa Sandri. Il linguaggio dello spettacolo è diretto e spesso provocatorio, capace di suscitare risate amare e momenti di riflessione intensa. L’interazione tra i due protagonisti è dinamica e ben orchestrata, con dialoghi serrati e incisivi che catturano l’attenzione del pubblico. La regia dei due protagonisti utilizza efficacemente gli spazi scenici, creando un’ambientazione che, seppur minimale, risulta estremamente funzionale alla narrazione. La regia, affidata a Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri, vede anche i due artisti sul palco in veste di protagonisti, creando un’atmosfera intima e coinvolgente. La durata contenuta dello spettacolo di poco più di un’ora, contribuisce a mantenere alta la tensione e l’attenzione del pubblico, offrendo una narrazione concisa e potente.

Temi universali
Un’opera che non solo intrattiene, ma stimola anche una riflessione critica sul nostro tempo. La combinazione di satira, distopia e una messa in scena incisiva rende questo spettacolo una delle produzioni teatrali più interessanti degli ultimi anni. Prodotto da Sardegna Teatro, lo spettacolo ha raccolto numerosi riconoscimenti prestigiosi, tra cui il Premio In-Box 2021, il Premio Giurie Unite Direction Under 30, il Premio della critica al Nolo Fringe Festival, il titolo di vincitore del Festival Dominio Pubblico 2020 e il Premio Italia dei Visionari. La pièce “Apocalisse tascabile” si concentra su tematiche attuali e universali, mettendo in luce le contraddizioni e le fragilità della società contemporanea. Attraverso un linguaggio brillante e tagliente, portano in scena una riflessione profonda sul mondo moderno, affrontando questioni come la crisi ambientale, le disuguaglianze sociali e l’alienazione tecnologica.
Una riflessione critica
Nel gennaio del 2019, Niccolò Fettarappa Sandri e Lorenzo Guerrieri si incontrano per la prima volta durante un laboratorio di scrittura drammaturgica tenuto a Roma. Questo incontro segna l’inizio di una collaborazione che avrebbe dato vita a un percorso artistico innovativo e di grande impatto nel panorama teatrale italiano. Lorenzo Guerrieri, laureato in Lettere a Roma, ha affinato le sue abilità recitative presso l’Accademia “Centro Internazionale la Cometa”. La sua formazione è stata ulteriormente arricchita da laboratori condotti da rinomati professionisti del teatro, percorso che gli ha permesso di sviluppare una profonda comprensione del linguaggio teatrale e una capacità di interpretazione versatile e incisiva.
Niccolò Fettarappa Sandri, dal canto suo, si è laureato in Filosofia a Bologna, dove ha avuto l’opportunità di studiare con figure di spicco della scena teatrale italiana. Questa base filosofica e teatrale gli ha conferito una prospettiva unica, caratterizzata da una forte inclinazione alla riflessione critica e all’analisi delle dinamiche sociali e culturali contemporanee. Nonostante i loro percorsi formativi distinti, il duo artistico condivide una visione artistica comune: la necessità di recuperare sulla scena una vocazione politica e critica nei confronti del presente.
Questo si traduce nel loro lavoro con materiali linguistici e non provenienti dalla dimensione quotidiana del consumo di massa, elementi che diventano strumenti per esplorare e denunciare le contraddizioni della società attuale.
L’incontro tra i due ha dunque dato vita a una collaborazione feconda, capace di coniugare una rigorosa ricerca artistica con un impegno critico e politico, tracciando una nuova strada nel teatro contemporaneo italiano. La collaborazione tra Sardegna Teatro e i talentuosi protagonisti ha dato vita a un’opera che merita di essere vista e discussa con i protagonisti.
L’accoglienza critica di «Apocalisse tascabile» è stata estremamente positiva. Come è nato questo piccolo gioiello teatrale e cosa tratta precisamente?
Niccolò: “Lo spettacolo è nato nel 2019, durante una torrida estate dopo che mi sono laureato. Sono rimasto a casa, non sono partito. L’alternativa era tra fare i cruciverba o scrivere un’apocalisse. Ho scritto l’apocalisse, perché coi cruciverba non sono bravo. Dopo aver scritto il testo, ho incontrato Lorenzo e abbiamo parlato della possibilità di metterlo in scena. Abbiamo cominciato a fare le prove. Ci siamo visti una trentina di volte (me lo ricordo, perché me le segnavo) e poi siamo andati in scena in un piccolo teatro con una rassegna. Sono state tre date piene di persone ed entusiasmo. Neanche il tempo di festeggiare perché è arrivato il Covid che ha chiuso tutti i teatri. La pandemia è stata un momento di riflessione e ubriacatura. Ho scritto moltissimo e ho perso i miei anni migliori in casa. ‘Apocalisse tascabile’ è uno spettacolo che vuole parlare di tutto, che vuole convocare in scena il mondo. Io sento molto la responsabilità quando salgo in scena di dover dire qualcosa all’altezza dei tempi che viviamo, che non sono tempi facili: non lo sono mai, però non mi sento neanche di voler fare discorsi ‘ombelicali’, intimistici o rivolti soltanto a pochi. Il teatro deve parlare a tutti e deve essere un discorso che riguarda tutti. ‘Apocalisse tascabile’ parte da un’ambientazione molto comune, quella dei centri commerciali e poi si estende all’università, ai colloqui di lavoro e ai cimiteri. Tutti, prima o poi, ahimè, devono passarci”.
Un incontro casuale
Come è nata la vostra collaborazione artistica e come avete suddiviso i ruoli e le responsabilità nella creazione dello spettacolo?
Lorenzo: “Io e Niccolò ci siamo conosciuti accidentalmente sulla Metro C di Roma. Stavamo casualmente andando allo stesso laboratorio teatrale e lui stava scrivendo ‘Apocalisse tascabile’. Non ce ne siamo neanche accorti, senza conoscerci neanche un po’, credo senza aver mai parlato proprio, ci siamo ritrovati in sala prove, cioè in uno studio adibito a sala prove, a mettere in scena ‘Apocalisse tascabile’. Provenivamo da percorsi in parte molto diversi e abbiamo naturalmente assunto il ruolo di attori-registi insieme, cercando idee registiche che attivassero entrambi e cercando un punto di sintesi tra prospettive anche talvolta diverse”.
C’è un messaggio particolare che sperate il pubblico porti a casa dopo aver visto lo spettacolo? Ha incontrato delle sfide particolari durante la creazione dello spettacolo?
Niccolò: “Non credo che l’arte debba comunicare messaggi, il mio non è un discorso lineare e trasparente, saggistico, né fornisce istruzioni. Il teatro che mi piace non informa, non chiarisce, non scolarizza. Non dà ripetizioni sulla vita. L’idea che lo spettacolo dia in cambio a chi compra un biglietto un messaggio da portarsi a casa, mi abbatte molto. Non cerchiamo uno scambio di messaggi. Mi piacerebbe se a teatro si capisse ancora meno di prima, così da essere spronati a tornare a casa e a capire di più, dopo. Dopo un concerto, nessuno si chiede qual è il messaggio. Il senso dell’esperienza sta nell’esperienza stessa. Ecco, il Teatro è un attivatore di energia, di esperienza, serve a rinvigorire le nostre anoressiche vite”.
Un pubblico entusiasta
Come è stato accolto lo spettacolo dal pubblico di Salvore? Quali sono state le principali sfide tecniche e logistiche nell’organizzare uno spettacolo in una location così particolare?
Lorenzo: “Il pubblico di Salvore ha accolto entusiasta lo spettacolo e noi siamo felici di aver sfidato la bellezza naturale del luogo. In contesti così all’aperto e con una tecnica ridotta, cerchiamo di tenere sempre altissimo il coinvolgimento diretto del pubblico e lo spettacolo dilaga oltre il palco”.
Quale consiglio darebbe ai giovani artisti che vogliono intraprendere una carriera nel teatro?
Niccolò: “Visto che sono ancora giovane, do un consiglio a loro quanto lo do a me stesso. Ci consiglio di essere ancora più radicali, spazientiti, insofferenti, nervosi, acidi e poco disponibili. Non credo che il teatro mi renderà felice, d’altra parte sono pochissime le cose che mi rendono felice. Penso che tutti siamo molto infelici ora come ora. Il teatro mi sprona a prendere sul serio la mia infelicità. Credo sia importante per chi volesse fare questo mestiere intraprendere una seria carriera di infelicità, prima di fare teatro. Consiglio a tutti di piangere. Se lo fate già, aumentate il voltaggio. Piangete più spesso. Coltivate la depressione, prima di fare teatro. La carriera teatrale ha senso solo se ti rende infelice in modo più autentico dell’infelicità spicciola comune e messa in circolo”.
Il carrello – la memoria storica
C’è un aneddoto particolare legato a questo spettacolo che le piacerebbe condividere?
Lorenzo: “La scenografia dello spettacolo, nonché il suo nume tutelare, è un carrello della spesa colorato di plastica. Nei primi anni di tournée, quando lo spettacolo era autoprodotto, il carrello ci ha accompagnato su treni, pullman, macchine, è stato fermato dalla polizia, è stato usato come passeggino in momenti di particolare stanchezza, è rimasto impigliato, è stato usato come carro di trionfo, è stato fatto scendere in picchiata per scalinate, ha attraversato tornelli, autostrade, vie e vicoli di una lunga serie di città italiane. Insomma è il carrello della spesa la nostra memoria storica e a lui vorrei chiedere l’aneddoto più particolare che ricorda”.
Come vede il ruolo del teatro nella promozione e conservazione della cultura italiana all’estero?
Niccolò: “Mi pare che solitamente all’estero di italiano vengono esportati solo stereotipi e caricature, la serie tv sulla mafia e la mozzarella di bufala, per dire, ecco io spero che la comunità istriana abbia sperimentato una differenza di esperienza qualitativa tra il solito, deprimente made in Italy e noi”.
Come duo artistico, avete altri progetti in cantiere? Potreste darci qualche anticipazione sui vostri prossimi lavori?
Lorenzo: “Come duo artistico, abbiamo una serie di progetti per il futuro. Nell’arco dei prossimi due anni prevediamo di lavorare al nostro terzo spettacolo dopo ‘Apocalisse tascabile’ e ‘La Sparanoia’, ma è tutto ancora assolutamente top secret! Inoltre prevediamo una serie di progetti paralleli, sia di spettacolo, sia di formazione teatrale”.
“Il Carro di Tespi” è ideato dal Dramma Italiano e dal COMITES Fiume, co-organizzato con l’Unione Italiana e le Comunità degli Italiani che di anno in anno ospitano la rassegna nelle loro località e i rispettivi Comuni ed Enti per il turismo con il sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, dell’Ufficio per i diritti dell’uomo e per i diritti delle minoranze nazionali e di TRY theatre, con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia a Fiume e dell’Assessorato alla cultura e alla territorialità della Regione istriana.

Niccolò Fettarappa Sandri
Lorenzo Guerrieri

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