«Il teatro è uno spazio di libertà e dialogo»

Il regista sloveno Vito Taufer anticipa in un'intervista i particolari della nuova co-produzione tra lo «Zajc» di Fiume e l'INK di Pola che debutta questa sera nella città dell'Arena

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«Il teatro è uno spazio di libertà e dialogo»

Esprimendo con il linguaggio teatrale una riflessione sull’ambiente in cui viviamo si arriva molto spesso a dar vita a situazioni paradossali, confusionarie e persino inverosimili all’apparenza. Eppure, a volte è difficile immaginare una realtà più assurda di quella contemporanea. A portare in scena una drammaturgia che mostra la follia di ragionamenti portati all’estremo, mettendo in luce l’insensatezza e l’ottusità della natura umana sprofondata in una totale povertà morale ed emotiva, è il Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume in collaborazione con il Teatro Popolare Istriano (INK) di Pola. Il brano “Kad je stao svijet” di Dora Delbianco, vincitrice del Premio “Marin Držić” (assegnato dal Ministero della Cultura e dei Media della Croazia) per l’anno 2016, verrà messo in scena per la prima volta dal regista sloveno Vito Taufer, riconosciuto a livello internazionale per una regia di chiara impronta politica, che possiamo aspettarci di ritrovare anche nella nuova co-produzione tra lo “Zajc” e l’INK. Lo spettacolo avrà il suo debutto al Teatro di Pola questa sera alle ore 20 (con repliche domani e venerdì 18 febbraio) e avrà la sua première fiumana sabato 26 febbraio. Abbiamo raggiunto per l’occasione il regista sloveno, il quale ci ha riferito le proprie riflessioni riguardo all’interpretazione della drammaturgia di Dora Delbianco, rivelandoci alcuni particolari della messinscena.

​Il regista Vito Taufer

In passato ha fatto diverse volte la regia per gli spettacoli del TNC di Fiume e ha già avuto modo di collaborare con alcuni degli attori di questo progetto, altri invece li ha incontrati per la prima volta. Che cosa ci può dire del lavoro con questo specifico ensémble?

“Ho avuto modo di lavorare con l’ensémble dello ‘Zajc’ negli anni ‘80, sulle messinscene del ‘Re Lear’ di Shakespeare, ‘L’ispettore generale’ di Gogolj e ‘Kraljevo’ di Krleža. Personalmente ritengo che proprio ‘L’ispettore generale’ e ‘Kraljevo’ siano tra le mie migliori realizzazioni sceniche. Per il tramite di quei progetti ho avuto l’occasione di conoscere Olivera Baljak, che ora fa parte dell’ensémble di ‘Kad je stao svijet’, mentre ho lavorato con Aleksandar Cvjetković, anch’esso interprete di questo spettacolo, nella prima metà degli anni ‘90, quando ho fatto la regia per ‘Odisej & sin ili svijet i dom’, prodotto dallo Zekaem di Zagabria, una messinscena piuttosto significativa all’epoca. Per quanto riguarda, nello specifico, l’ensémble di ‘Kad je stao svijet’, devo ammettere di aver avuto una mano fortunata. Si tratta di un ottimo gruppo di attori, composto da una gamma di interpreti spiritosi e di grande talento, di ogni età”.

Può illustrarci, in breve, il suo approccio registico alla drammaturgia di Dora Delbianco?

“Ho cercato di fare di questa ‘commedia melancolica’, come viene definita dalla stessa autrice, un thriller politico-psicologico sull’odierno machiavellismo che incontriamo a ogni livello delle istituzioni sociali, in cui a detenere il potere e l’autorità non sono quelli più capaci, bensì quelli più aggressivi e spietati, ignoranti e incuranti di alcuni codici civili morali di base”.

Mario Jovev in uno dei ruoli principali

L’opera di Dora Delbianco si basa su una combinazione di situazioni, atteggiamenti e caratteri umani sia assurdi, sia realistici. Ritiene che la drammaturgia, in un certo senso, richieda un accento su un aspetto piuttosto che sull’altro (l’assurdo o il verosimile) oppure, secondo lei, ciò che conta di più è un loro equilibrio?

“A dir il vero, penso che viviamo in un’epoca in cui è difficile immaginare un assurdo più grande della contemporaneità stessa, per cui ogni accentuazione risulta superficiale. Per questo motivo, ho scelto il realismo psicologico tipico del thriller politico, tanto come genere quanto come stile interpretativo”.

In “Kad je stao svijet”, oltre alla trama centrale, vengono sviluppate alcune storie secondarie. Crede che tutti questi episodi stiano a indicare le differenti forme di un unico stato mentale oppure ritiene che, in questo caso, si tratti di una varietà di caratteri umani completamente diversi?

“A mio avviso, l’aspetto più interessante in questo senso è il fatto che tutta questa gamma socio-psicologica di caratteri è, in sostanza, fatta di personaggi negativi”.

Romina Tonković nei panni di Olenka

Dora Delbianco illustra delle situazioni piuttosto specifiche. Secondo lei, tra queste, ci sono degli elementi in cui possiamo riconoscere alcuni temi d’attualità?

“Tutte queste situazioni di menzogne, manipolazioni, violenze e ingiustizie sono tematiche attuali, e stanno diventando sempre più attuali man mano che ci avviciniamo a qualcosa che potremmo definire, a pieno titolo, fascismo. E non si tratta solamente di un problema dei Paesi dei Balcani, è anzi una questione mondiale, che in questo momento riflette una civiltà che si trova a un crocevia importantissimo. Nessuna soluzione positiva può essere realizzata senza la partecipazione di tutti, e quest’ultima è messa in questione come è stata messa in questione anche, ad esempio, la stessa sopravvivenza del teatro, uno spazio di libertà e di dialogo, tra i principali traguardi della civiltà”.

Il TNC di Fiume e il Teatro popolare Istriano sono simili per capienza, ma presentano delle differenze fondamentali in merito allo spazio complessivo. Per quanto riguarda la première di Pola e quella fiumana, verrà mantenuta la stessa struttura oppure si tratterà di due spettacoli piuttosto diversi in termini di disposizione scenica?

“Per il debutto a Pola verrà creata un’atmosfera più intima, dato che gli attori condivideranno il palco con il pubblico. Nel TNC fiumano non è invece possibile riprodurre una collocazione simile. Per il resto, il concetto della messinscena non verrà alterato”.

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