Il sassofono, questo strumento magico

0
Il sassofono, questo strumento magico

ZAGABRIA | Un viaggio nel magico mondo del sassofono e dei suoi più insoliti e strepitosi mai prodotti da questo strumento. Così si presenta la mostra intitolata “Saxophobia”, curata da Attilio Berni, e in visione ancora oggi negli spazi dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, nell’ambito della 18ª edizione del World Saxophone Congress (Congresso mondiale del sassofono).

L’evento raccoglie i migliori musicisti professionisti, studenti e dilettanti, sassofonisti d’ogni stile e genere musicale, dal classico, al jazz e fino all’etno. Nata nel 1969 a Chicago, la manifestazione si è svolta finora negli Stati Uniti, in Inghilterra, Scozia, Spagna, Slovenia, Francia, Germania, Giappone, Thailandia, Italia, Canada e quest’anno anche in Croazia per merito del docente di sassofono, Dragan Sremec.
Il Congresso consente ai suoi partecipanti di presentarsi in qualità di solisti o come musicisti da camera con piccole orchestre di fiati, d’archi o sinfoniche, per scambiare opinioni ed esperienze attraverso conferenze, presentazioni, workshop e dibattiti con colleghi e amici, e in particolare per presentare e cimentarsi nell’esecuzione di nuove composizioni per sassofono scritte da autori contemporanei.

La storia e la genesi del sax

In questa cornice trova posto la mostra “Saxophobia”, che racconta appunto la storia e la genesi del sassofono, strumento che ha segnato il Novecento diventandone una vera e propria icona. L’esposizione, che propone parte della più grande collezione mondiale di sassofoni di Attilio Berni, si presenta come uno straordinario viaggio nelle metamorfosi e nel variegato mondo delle magiche risonanze del sassofono per rendere omaggio al suo inventore Adolphe Sax e ai grandi musicisti che lo suonano e lo hanno suonato nel tempo.
A illustrarci l’esposizione, ma anche la sua immensa passione per lo strumento è il sassofonista Attilio Berni, noto anche come il più grande collezionista di sax al mondo – con oltre 600 elementi, tra cui gli esemplari più rari –, che abbiamo interpellato per l’occasione.

Come nasce la sua passione per i sassofoni e l’idea di collezionarli?

“La collezione parte da un episodio singolare, ovvero il mio viaggio di nozze negli Usa. È proprio lì che ho reperito il primo sassofono entrato a far parte di quella che sarebbe diventata poi una vera e propria collezione. Era il 1993 e mi ritrovavo a New York ad ascoltare Joe Lovano e Aldo Romano, che si esibivano al Village Vangard. Terminato il concerto, ho preso un taxi assieme a Lovano per tornare in albergo e durante tutto il tragitto non abbiamo smesso di parlare di sassofoni. Intuendo di che cosa stessimo parlando, il tassista ci disse di averne uno di cui avrebbe voluto volentieri liberarsi. La cosa curiosa è che lo teneva proprio nel portabagagli della sua automobile di servizio. Si trattava di un meraviglioso sax tenore Selmer Padless. Uno strumento sperimentale senza cuscinetti costruito dalla Buescher, per conto e su licenza Selmer, durante il periodo della Seconda guerra mondiale. Inizialmente, però, il mio approccio verso la cosa fu quasi esclusivamente di natura commerciale: avevo pensato infatti di avviare un business e occuparmi di importazione di strumenti musicali vintage. Con quest’idea in testa, tornai dagli Usa portandomi dietro un container pieno di sax, circa 600 esemplari. Dopo qualche anno però, mi accorsi – grazie anche alle specifiche conoscenze e competenze che avevo acquisito nel tempo – che ciascun strumento possedeva una storia a sé stante che mi sarebbe tanto piaciuto conoscere. Diventai collezionista così, senza nemmeno rendermene conto”.

Quale significa ha per le quest’attività?

“È come sfidare il tempo. È ridare vita alle passioni umane, ai momenti e ai movimenti artistici, sociali e storici che hanno concepito e prodotto in un periodo di tempo limitato questo straordinario e misterioso strumento musicale. Collezionando ricostruisco la storia di quest’oggetto e imparo a conoscerne l’evoluzione”.

Che cosa comprende la sua grande collezione?

“È composta da oltre 600 strumenti musicali raccolti nell’arco di 25 anni. Tra questi c’è il piccolissimo soprillo Eppelsheim lungo soltanto 28 centimetri, ma anche il mastodontico sub-contrabasso J’Elle & Stainer, il sassofono più grande del mondo alto 6 metri. Nella mia collezione rientrano pure gli storici sassofoni appartenuti a grandi musicisti del passato, quali il Grafton Plastic suonato da Charlie Parker, un ottetto di strumenti appartenuti all’inventore Adolphe Sax, il tenore Selmer Mark6-Varitone che era stato di Sonny Rollins, il sax di Tex Beneke, solista dell’orchestra di Glenn Miller. E poi ancora i sassofoni a coulisse, ibridi tra sax e tromboni, un quartetto di saxorusofoni, strumenti antagonisti del sassofono costruiti in Italia dalle fabbriche Bottali e Maino-Orsi nei primi anni del ‘900, e tant’altro ancora”.

Quanto esemplari offre la mostra di Zagabria?

“L’allestimento comprende 65 dei miei esemplari più rari. E poi circa cento fotografie e cinquanta imboccature (o bocchini) perché non colleziono soltanto gli esemplari in sé, bensì tutto ciò che riguarda questo magico strumento. Nella mia collezione tientrano pertanto accessori vari, cataloghi, fotografie, orologi e giocattoli d’epoca. Insomma, tutto ciò che riguarda il mondo del sax”.

Perché il titolo “Saxophobia”?

“Non è inteso come paura del sassofono, ma si riferisce al titolo di un noto brano degli anni ‘20 dello scorso secolo, scritto esattamente cent’anni fa dall’eclettico musicista Rudy Wiedoeft, il cui sassofono rientra nell’allestimento zagabrese”.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display