
Con la chiusura di numerose fabbriche negli anni Novanta e all’inizio dei 2000, a Fiume è stato svuotato del loro contenuto un vasto numero di stabilimenti industriali, di cui molti sono stati abbandonati a sé stessi, trasformandosi ben presto in simboli del degrado e dell’incuria. E mentre per molti questi resti del ricco passato industriale di Fiume rappresentavano un peso e in alcuni casi erano visti come un ostacolo allo sviluppo della città, c’era anche chi nei capannoni dismessi e nei palazzi che una volta erano pervasi dal rumore di macchinari e brulicavano di operai, vedeva un lascito prezioso, che va valorizzato, tutelato e anche rivitalizzato.
La sensibilizzazione dell’opinione pubblica
Questi ultimi erano storici dell’arte, architetti ed esperti di altri profili che si sono riuniti nel 2004 nella Pro Torpedo, un’associazione per la promozione e la tutela del patrimonio industriale di Fiume, nell’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche le autorità cittadine, sul valore del patrimonio industriale e sulla necessità di osservarlo come una risorsa, non come un peso inutile e d’intralcio all’evoluzione della città. Al fine di mettere a confronto il resti dell’industria fiumana con quelli degli altri Paesi e a contestualizzare i fenomeni che la riguardano a livello europeo e mondiale, un decennio fa l’associazione ha iniziato a organizzare a scadenza annuale un convegno internazionale sul patrimonio industriale, che quest’anno, il 16 e 17 ottobre, si svolgerà per la decima volta, nell’Aula consiliare di Fiume. Il tema di quest’edizione è “I porti e gli scali sui mari, fiumi, laghi e canali” (Luke i pristaništa na morima, rijekama, jezerima i kanalima) e vi prenderanno parte numerosi esperti provenienti da sette Paesi.
A parlarcene sono due esperte attive nell’associazione, ovvero la presidente della Pro Torpedo, Kristina Pandža, curatrice in seno al Museo civico, e Nana Palinić, professoressa di architettura e urbanistica e ricercatrice e autrice di testi su Fiume e il suo patrimonio storico-architettonico, le quali ci hanno illustrato i temi che verranno presentati nell’ambito del convegno, proponendo anche alcune riflessioni sulla situazione attuale nel campo della tutela del patrimonio industriale di Fiume.
Nuove idee, progetti e conoscenze
“Nell’ambito dei precedenti nove convegni abbiamo già elaborato il tema del porto, ma ora abbiamo pensato che sia venuto il momento di presentare nuove idee, progetti, ricerche e conoscenze – ha esordito Kristina Pandža –. Si tratta di un omaggio al porto fiumano, che ha modellato la città e grazie al quale Fiume si presenta così com’è. D’altro canto, è un dato di fatto che il nostro porto si trova in un’intensa fase di trasformazione rispetto al modo in cui funzionava nel XX secolo”.
Nana Palinić si è soffermata sui temi che verranno presentati al convegno. Finora sono pervenute una quarantina di relazioni, di cui la maggior parte riguarda i porti e i moli nei mari, fiumi, laghi e canali, mentre il resto è legato ad altri argomenti.
“Ogni convegno comprende anche relazioni che non sono legate al tema principale, ma riguardano comunque il patrimonio industriale – ha spiegato Palinić –. All’ interno dell tema principale verranno trattati diversi sottotemi che riguardano la storia dell’edificazione del porto, l’architettura delle strutture portuali, come pure temi legati all’attività portuale, alla forza lavoro nel porto, al trasporto, alla regolamentazione giuridica e ai dazi, ecc. Il convegno è di conseguenza multidisciplinare e comprende anche argomenti umanistici quali il porto e le tematiche portuali nell’arte e nella letteratura. Per quanto riguarda i relatori, questi provengono soprattutto dalla Croazia, ma anche da Malta, Stati Uniti, Slovenia, Paesi Bassi, Bosnia ed Erzegovina e Ungheria. I temi sono interessanti e riguardano i porti mondiali e mediterranei. Si parlerà dei porti sui fiumi e sui canali in Cina nel XVIII secolo, quindi di quelli in Egitto e in Mesopotamia, come pure di un porto in Siria progettato e costruito dai nostri ingegneri dopo la Seconda guerra mondiale. Come rilevato più sopra, un tema riguarderà il porto di Valletta a Malta, che iniziò a svilupparsi già nel XV-XVI secolo ed è ancora in funzione. Si parlerà di porti antichi e di quelli moderni, mentre in uno dei temi verranno paragonati i porti di Istanbul e Liverpool. La maggior parte dei temi è però legata al Mare Adriatico: si parlerà del porto di Capodistria, di quelli istriani di Bršica e Porto Albona (Rabac), mentre ben tredici temi elaboreranno il porto di Fiume. Nell’ambito del convegno abbiamo già parlato del porto fiumano, ma questa volta verranno presentati anche i progetti che non sono stati mai realizzati dalla fine del XVIII alla fine del XX secolo. Si parlerà anche della documentazione custodita nei musei e della ricostruzione del porto nel secondo dopoguerra. Verranno elaborati anche altri temi più specifici quali l’antico porticciolo di Sušak nei pressi di Villa Ružić, che non c’è più in quanto venne sotterrato con l’ampliamento dello scalo di Brajdica. Un tema ecologico riguarda Spalato, un altro tratterà il porto di Lovište nella penisola di Sabbioncello (Pelješac), due temi sono legati all’isola di Korčula (Curzola) e un altro riguarda il porto di Ploče. Personalmente trovo molto interessanti e insoliti, in quanto finora non ne abbiamo avuti al convegno, i temi legati ai porti sui fiumi, ovvero a Sisak e Brčko sulla Sava, a Osijek sulla Drava e a Vukovar sul Danubio.
Quest’anno, nell’ambito del convegno l’associazione Pro Torpedo è anche partner in un progetto che ha riunito diversi Paesi ed è legato ai porti sul Danubio. Uno dei temi che non è legato prettamente al porto riguarda l’integrazione delle zone portuali nelle città, ovvero il legame tra l’urbanistica del porto e della città, nonché il sistema doganale in Croazia, che riguarda tutto il Paese. Verranno presentati anche due temi da Sarajevo e uno legato ai quartieri operai in Dalmazia, nonché quello legato alla rivitalizzazione della zona industriale di Mlaka”.
Il futuro dell’ex raffineria
A proposito di Mlaka, avete qualche informazione sul futuro di quella zona? Finora ci sono state diverse proposte, ma nessuna è stata per ora messa in atto.
Nana Palinić: “Nel corso degli anni sono stati redatti diversi piani e progetti relativi a quell’area. Nel 2008 si era svolto il laboratorio ‘Krpanje grada’ (Patching the city) nell’ambito del quale erano stati elaborati diversi progetti. La zona dell’ex raffineria è sotto tutela come panorama industriale e ogni intervento al suo interno deve essere seguito dal Ministero della Cultura e dei Media. Si tratta di un complesso nel quale è necessario mantenere la continuità dell’attività nella zona”.
Kristina Pandža: “Le idee sono sempre un bene, ma credo che Fiume primeggi tra le città con il maggior numero di progetti mai realizzati. L’intera via Milutin Barač ha bisogno di un progetto chiaro di rivitalizzazione. A suo tempo si parlava che con il restauro di alcuni magazzini del complesso Metropolis quella zona sarebbe stata aperta verso la città. Speriamo che la strada che dovrebbe collegarla con il centro città porterà un po’ di vita in questo rione trascurato di Fiume”.
Trattandosi di una zona che si trova sotto tutela, secondo voi quale sarebbe il modo migliore per rivitalizzarla?
Nana Palinić: “La zona si presta a diverse attività, ma personalmente credo che Fiume abbia bisogno di un’industria attiva. La produzione industriale è ciò che attira la popolazione e Fiume ne ha bisogno in quanto negli ultimi decenni la città ha perso migliaia di persone proprio a causa della chiusura delle fabbriche. Una soluzione sarebbe la reindustrializzazione della città. Una volta raggiunto questo obiettivo, nella zona si potrebbero introdurre altri contenuti. Trasformare tutto in un museo all’aperto non è una soluzione sostenibile”.
Avremo modo di vedere come la nuova amministrazione cittadina affronterà tutte queste sfide.
Kristina Pandža: “Forse siamo giunti al momento in cui le cose cambieranno. Si tratta di progetti che richiedono una pianificazione lungimirante e il problema principale è il fatto che a Fiume non esiste una strategia e una pianificazione a lungo termine con degli obiettivi chiari e raggiungibili”.
Nana Palinić: “Spero che ci saranno dei cambiamenti, in quanto la nuova sindaca (Iva Rinčić, nda), ha promesso di fondare un Istituto per l’assetto territoriale. Si tratta di un requisito essenziale per una pianificazione ponderata del tessuto urbanistico della città. Il vecchio istituto è stato soppresso molto tempo fa e da quel momento in poi a Fiume non abbiamo più avuto un piano di pianificazione urbanistica e territoriale, tutto era influenzato innanzitutto dalla politica. Fin dalla fine del XIX secolo, l’influenza della politica ha sempre sopraffatto quella dell’urbanistica. La città veniva pianificata in parte dal punto di vista urbanistico, ma tutto girava intorno al porto, all’industria e alla ferrovia. Spero quindi che la promessa della nuova amministrazione cittadina sarà mantenuta per poter gestire il territorio urbano al meglio”.
Una nota dolente
Una delle note dolenti quando si parla del patrimonio industriale di Fiume sono i magazzini ferroviari in zona Žabica ovest, dei quali una parte avrebbe dovuta essere riqualificata nell’ambito dell’opera di edificazione della nuova autostazione, ma purtroppo tutti sono stati demoliti.
Nana Palinić: “Credo che qualcosa si sarebbe dovuto e potuto conservare soltanto se ci fosse stata la volontà di adeguare un po’ il progetto architettonico. Nelle vicinanze si trovava anche il magazzino portuale 7, demolito nel 2021, che sarebbe stato perfetto per ospitare l’autorimessa. Non si può sempre fare tutto a scapito del patrimonio industriale. Ricordiamo che anche più di quindici anni fa, in occasione della costruzione della strada D-404, in Brajdica venne demolita la vecchia stazione ferroviaria di Sušak. Dopo si è visto che questa demolizione era stata completamente inutile in quanto era perfettamente possibile spostare il tracciato della strada di qualche metro in là per conservare la struttura. Ora in quella zona non c’è nessun edificio che funga da punto di riferimento, nonostante la stazione ferroviaria all’epoca fosse considerata problematica dal punto di vista architettonico in quanto era concepita nello stile eclettico. Oggi, però, la guardiamo da una prospettiva diversa e ci rendiamo conto che aveva valore architettonico e urbanistico”.
Nella zona portuale è in corso l’opera di recupero del magazzino 22 nell’ambito del complesso Metropolis, che ospiterà gli uffici dell’azienda che gestisce il terminal in molo Zagabria. È questa una direzione da auspicare anche per altri esempi di patrimonio industriale disseminati nella nostra città?
Nana Palinić: “Il recupero del magazzino è certamente un’ottima direzione. Ci sono alcuni dettagli che potrebbero essere un po’ problematici, come la sistemazione di rampe per i garage che saranno al primo piano, invece che al pianterreno o nel sotterraneo, ma comunque è senza dubbio un bene che questo magazzino venga utilizzato. Questi sono edifici bellissimi e molti se ne rendono conto soltanto dopo che questi vengono sottoposti a un intervento di restauro. Infatti, un valore aggiunto degli edifici storici sono gli elementi decorativi, grazie ai quali il loro manto esterno riesce a mantenersi intatto molto più a lungo che nelle strutture nuove. Gli elementi decorativi rallentano il deterioramento delle facciate degli edifici. In questo contesto vorrei rilevare che il musicista fiumano trapiantato negli Stati Uniti, Nenad Bach, ha avviato un un’iniziativa modellata su un progetto simile ad Austin nel Texas, dove una vecchia zona industriale è stata data in affitto per una somma simbolica ad artigiani, artisti e imprenditori, che avevano l’obbligo di rinnovare e mantenere gli ambienti presi in affitto e di utilizzarli per la loro attività. Si tratta di un modello di gestione che potrebbe funzionare anche da noi e che non richiederebbe investimenti ingenti dalla Città e dalla Port Authority. I magazzini 20 e 21 potrebbero venire usati a questo scopo. Questi spazi sono ancora in buone condizioni”.
Una città che non vive sul mare
Molto spesso gli abitanti di Fiume si lamentano del fatto che questa non è una città che effettivamente vive sul mare, in quanto gran parte della sua costa è occupata dall’industria e dal porto. Riflettendoci su, però, si giunge alla conclusione che fin dall’inizio del suo sviluppo in un centro urbano moderno la città si presentava separata dalla sua costa, dal momento che questa venne molto presto occupata dagli stabilimenti industriali e portuali.
Nana Palinić: “La priorità nella pianificazione della città è stata fin dall’inizio dove sistemare il porto, l’industria e la ferrovia. Anche quando alla fine del XIX secolo venne redatto il piano regolatore della città questi tre elementi non si potevano modificare. Tutto il resto era modificabile. Era permesso intervenire nella Cittavecchia e nei nuovi quartieri fuori dalle mura cittadine, ma l’industria, il porto e la ferrovia non si toccavano. L’utilizzo del litorale per attività produttive è in realtà molto antico. Osservando le antiche cartine della città possiamo notare che questa era circondata dalle mura di cinta e che fuori dalle mura c’erano i cantieri navali. Quindi, anche nel Medioevo la città non viveva propriamente sul mare. Comunque, bisogna dire che Fiume non è un’eccezione tra le città portuali. Anche a Marseille e a Genova la costa è occupata principalmente dal porto”.
Kristina Pandža: “Storicamente, Fiume gravitava notevolmente verso le città continentali quali Vienna e Budapest, il che faceva sì che anche la sua architettura perdesse il suo spirito mediterraneo, il quale è però ancora presente 20-30 chilometri fuori dalla città. Il contesto storico ha ‘tagliato’ Fiume dalla sua costa. Se vogliamo parlare di passeggiate, nella zona di Scoglietto, lungo la Fiumara, si potrebbe realizzare una splendida passeggiata”.
Nana Palinić: “Per quanto riguarda Brajdica e Pećine, questa zona era residenziale, per lo più sgombra dall’industria e dal porto, ma poi questo si è allargato anche in quell’area. In questo contesto, il collega Jakov Karmelić parlerà al convegno dei piani e degli studi per lo sviluppo del porto fiumano. Pochi sanno oggi dell’esistenza di studi di grande qualità svolti nel secondo dopoguerra, che prevedevano il trasferimento del porto di Fiume nella parte settentrionale dell’isola di Veglia, mentre le varianti che prendevano in considerazione il molo Zagabria e Brajdica erano al terzo e quarto posto come soluzioni”.
La visione turistica
La prima sindaca di Fiume, Neda Andrić (alla guida della città dal 1969 al 1974), si impegnò a stimolare il turismo nella città, il che sembra strano considerato che questo settore era praticamente inesistente a Fiume fino a qualche decennio fa.
Kristina Pandža: “Neda Andrić era abbastanza orientata sul turismo, fu anche tra i fondatori della Facoltà di management nel turismo e nella ristorazione di Ica. Alla sua epoca esisteva un conflitto tra il turismo e l’industria, venivano realizzati degli studi su come presentare non solo Fiume, ma anche l’Istria e il Gorski kotar in veste turistica. Credo, comunque, che questi erano solo gli inizi di una visione più turistica di queste zone, in quanto durante la sua amministrazione vennero realizzati anche diversi progetti industriali, tra cui la famigerata Cokeria a Buccari”.
L’anno scorso, alla tavola rotonda «La vecchia Fiume per una nuova Fiume» il direttore della Port Authority Denis Vukorepa aveva annunciato che avrebbe provveduto a un urgente recupero della rampa di lancio dell’ex Silurificio, che potrebbe crollare in ogni momento. Si sta facendo qualcosa in questo senso?
Nana Palinić: “Ci sono due varianti: una sarebbe la conservazione e la tutela di ciò che rimane della rampa, accompagnata da una mostra che presenterebbe il suo aspetto originale, mentre l’altra sarebbe la realizzazione di una replica della struttura. Credo che i conservatori abbiano deciso che la prima variante sarebbe più opportuna. Personalmente, credo che sarebbe meglio realizzare una replica in quanto la struttura versa oggi in pessime condizioni. In tal caso, però, si dovrebbe fare una replica della situazione originale, cioè costruire anche la seconda rampa che si trovava in quel punto”.
Kristina Pandža: “Dal punto di vista del Museo civico, che dovrebbe gestire la rampa e la sua mostra nelle vicinanze, si tratta di un grande impegno siccome il nostro ente gestisce già diverse location in città. Inoltre, nell’ambito dell’allestimento sul siluro, che fino a qualche anno fa si trovava in uno dei magazzini ferroviari in Žabica, in seguito demoliti, e che ora è custodito in uno dei magazzini Metropolis, abbiamo un trattore, un gran numero di siluri, un camion e una vasta documentazione che non possono venire sistemati nel piccolo spazio che le autorità portuali hanno previsto per ospitare la mostra sulla rampa di lancio nell’ambito dell’ex Silurificio. Nella ricerca di uno spazio adeguato a custodire l’intera mostra sul siluro nel complesso dell’ex Silurificio dovrebbero prendere parte tutte le istituzioni coinvolte e bisognerebbe prendere in considerazione le possibilità e le necessità del Museo civico e delle succitate istituzioni. Ad ogni modo, l’idea di collocare soltanto una sua piccola parte in uno spazio nei pressi della rampa non ha molto senso dal punto di vista museale”.





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