
La domanda più difficile per un appassionato di lettura e di libri è “Qual è il tuo libro preferito?”. Come scegliere tra decine e anche centinaia di titoli che ci hanno emozionato, commosso, fatto piangere e rabbrividire, che ci hanno entusiasmato con la bellezza della scrittura, la chiarezza del pensiero espresso, la capacità di coinvolgerci in una storia incalzante, che ci hanno fatto sognare e immaginare mondi nuovi, terre che non abbiamo mai visto, ma descritte in maniera così incantevole da suscitare un’inspiegabile nostalgia. E poi, quale criterio adottare? Scegliere i libri che hanno determinato una svolta nella nostra vita, che ci hanno fatto crescere, che ci hanno emozionato e che ci sono rimasti dentro per giorni, oppure quelli che ci hanno aperto gli occhi in riguardo a un argomento o problema, che ci hanno insegnato qualcosa di nuovo e aiutato a superare un periodo difficile nella nostra vita. Quale che sia il criterio, è sempre un compito quasi impossibile da assolvere senza che ci si senta insoddisfatti della lista stilata. Perché i libri che meritano di venire menzionati sono così numerosi e la lista non sarà mai definitiva. Ed è un bene che sia così perché vuol dire che le possibilità sono infinite e che ci evolviamo di lettura in lettura. Nell’intento di conoscere i gusti letterari di persone di spicco della scena culturale della CNI, come pure quelle appartenenti alla maggioranza, abbiamo posto loro proprio la domanda più difficile: di scegliere cinque libri preferiti in base a un criterio personale.
Abbiamo chiesto allo storico dell’arte fiumano Theo de Canziani, grande conoscitore e appassionato della storia di Fiume, di fornirci la sua lista di cinque libri. “Il primo titolo è Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che mi ha dato tanto perché quando lo lessi per la prima volta mi fece sentire a casa in quanto parla di segreti familiari, analizza le dinamiche all’interno di questo gruppo di persone. Tutto ciò mi ricordava quanto vissuto nelle mie famiglie, dove quasi tutti erano molto più grandi di me e di conseguenza provenivano praticamente da un mondo del passato diventato con il tempo anche il mio mondo. Ma questo non sorprende, in quanto vivendo con persone nate e cresciute all’epoca dell’Impero austro-ungarico ero a contatto con un altro concetto di vita. Ma non è soltanto questo aspetto ciò che ritengo importante de Il Gattopardo, bensì anche il fatto che certi temi trattati nel libro sono sempre attuali e vengono ricalcati anche nella nostra epoca. Devo menzionare anche lo splendido adattamento cinematografico di Luchino Visconti di questo romanzo, che rivedo almeno una volta all’anno.
Sentimenti profondi e stratificati
Segue Ilarijin smiješak di Grgo Gamulin, illustre storico dell’arte croato, un intellettuale, accademico di grande spessore e molto interessante, che ha avuto una vita difficile per le sue scelte politiche e le sue convinzioni. Un grande colpo infertogli dalla sorte è stata la morte di sua figlia Ilarija, che lo ha portato a scrivere questo libro. Gamulin non è mai riuscito a superare il trauma della perdita di sua figlia. Ho letto questo libro quando ero ancora giovane e mi aveva colpito molto, in quanto egli descrive con un linguaggio molto raffinato dei sentimenti molto profondi e stratificati. Pochi giorni fa si sono compiuti dieci anni dalla perdita di una persona molto importante per me, per cui ho nuovamente preso in mano questo volume e devo dire che ho condiviso con grande commozione ciò di cui Gamulin parla.
Il terzo libro nella mia lista è Fiume tra storia e leggenda di Giacinto Lászy, il che non sorprende essendo io appassionato di Fiume e della sua storia. Il volume venne scritto e pubblicato a Fiume, mentre Lászy viveva in una bella casa, Villa Meichsner – Rosenthal, sopra il Palazzo del governo. Vedevo spesso questo signore nella Comunità degli Italiani quando ero piccolo. Ebbi modo di conoscere diverse persone di rilievo con le quali divenni anche amico, anche se erano già anziane, tra cui mia zia Vanda Ekl, storica dell’arte, la mia prof. Radmila Matejčić, quindi Boris Vižintin e altri. Si tratta di persone di cui i giovani oggi conoscono a malapena il nome. Tra questi c’è anche Giacinto Lászy, che era una persona interessantissima, un personaggio di altri tempi che parlava il dialetto fiumano antico, che si parlava tra le due guerre. Quando scrisse questo libro, decise di prendere per la copertina un’immagine con il tricolore fiumano, il Palazzo del governo e le due statue di diavoli al suo interno che io avevo utilizzato per l’annuario della Scuola media superiore di medicina, dove insegno e che lo aveva entusiasmato. Perché questo libro mi è caro? Perché racconta quelle piccole storie fiumane di una volta che non si trovano nei libri di storia, si tratta di particolari che rendono più vive le epoche passate nella nostra città. Questo è uno dei libri che tengo sul comodino perché lo sento.
Un esperimento storico
Segue Zastave di Miroslav Krleža. Molti non amano questo scrittore, ma io lo apprezzo molto. Avevo a casa i suoi libri, per cui li lessi in età molto giovane, prima del previsto, per così dire. Si tratta di un romanzo in tre volumi che lessi durante l’estate quando finii l’ottava classe. Siccome lavoravo ogni estate, leggevo al ritorno dal lavoro. Leggendo avevo l’impressione che Krleža avesse descritto cose che avevo vissuto personalmente. Si tratta di un libro che praticamente descrive la storia di questa parte d’Europa e della Mitteleuropa, dove ogni cinquant’anni accade la stessa cosa, ma con altri ‘attori’. Questo romanzo può essere visto come un esperimento storico che si ripete. Lo rileggo spesso.
Il quinto titolo è Come mangiavamo di Francesco Gottardi, in cui l’autore descrive la cucina del Quarnero e di Fiume. Si tratta di un ricettario fiumano, veneto e austriaco che comprende ricette provenienti dai due Regni e scrive di Fiume, delle tradizioni, dei nostri antenati. Questo libro mi fa sentire quei profumi, aromi e sapori che, una volta scomparsi tutti gli anziani vissuti a quell’epoca che preparavano questi cibi, non ci sono più.
Un tuffo nella Venezia del Settecento
Ho voluto includere nella lista ancora due libri a me molto cari. Il primo è La storia di Venezia nella vita privata di Pompeo Molmenti. Si tratta di una collana di libri, ovvero di enciclopedie della cultura e dell’arte veneziana risalenti all’inizio del Novecento, dove viene descritto il patrimonio artistico e culturale di Venezia, ma anche quella vita quotidiana e privata che non trova il suo posto nella Storia ufficiale. Mi tuffo in questo libro e qualche volta ho l’impressione che questo mondo che Molmenti descrive esista ancora. Quando desidero vivere nella Venezia del Settecento mi ‘butto’ in questo suo libro.
L’ultimo titolo è Mojca in živali: otroška igra v šestih slikah di Lili Novy. Quando ero piccolo, spesso viaggiavo solo in treno per raggiungere la famiglia a Lubiana o a Vienna. Una delle mie prozie, che era austriaca, ma conosceva lo sloveno in quanto viveva al confine con la Slovenia, mi regalò un giorno un bel libretto che per gli standard odierni sembra un po’ troppo cupo esteticamente, di Lili Novy, una scrittrice che viveva a Lubiana e che aveva scritto questo libro su una ragazzina Mojca e gli animali con i quali fa amicizia. All’epoca conoscevo bene lo sloveno (oggi molto meno perché lo parlo poco) e ricordo che mi piacque moltissimo. Anche questo lo tengo sul comodino”.
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