Maria Braico Štifanić: «Il palcoscenico? Per me una seconda casa»

Intervista a tutto tondo (in dialetto) con la grande attrice del Dramma Italiano del Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» di Fiume, che dopo essersi ritirata in pensione nel 1991, vive nella sua casa di famiglia nei pressi di Mompaderno in Istria

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Maria Braico Štifanić: «Il palcoscenico? Per me una seconda casa»
Foto: Željko Jerneić

“Quest’anno il pubblico del Dramma Italiano avrà l’occasione di assistere alla interpretazione di una nuova attrice, una ragazza dagli occhi espressivi e dai lineamenti che denotano sensibilità e grazia”. Inizia così, l’articolo di giornale con cui nel 1963 venne annunciata l’entrata di Maria Braico Štifanić, all’epoca poco più che ventenne, nelle file della nostra compagnia di prosa operante in seno al Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” di Fiume. Oggi, a distanza di sessantun anni, quegli occhi espressivi e quei lineamenti dolci e graziosi, ci sono ancora, nonostante l’ormai veneranda età di 84 anni e qualche acciacco che spesso non le dà tregua. Notiamo quegli occhi vispi, ma allo stesso tempo dolci, sin dal nostro ingresso nella sua casa di famiglia a Štifanići, minuscolo, pittoresco abitato nei pressi di Mompaderno in Istria, dove l’ex attrice del DI si è trasferita in seguito al pensionamento avvenuto l’ultimo giorno di agosto del 1991 e dopo avere vissuto per quarant’anni nel rione fiumano di Cantrida. Un nucleo familiare, quello di Maria, che oggi, dopo la tragica morte del più vecchio dei suoi due figli, Paolo – un lutto terribile, da cui fa fatica a riprendersi e che l’ha segnata profondamente – comprende il figlio più giovane Ivo, la nuora Ivana e i due nipotini Mateo e Natalia. “I xe la gioia de la mia vita”, esordisce in dialetto, dopo essersi prestata agli scatti del nostro fotoreporter, seppure “non so mai come meterme in posa”. La nostra si rivelerà, poi, un’intervista fiume, in cui ci sarà un susseguirsi di ricordi e pensieri, di profonde riflessioni e anche di qualche lacrima, non nascosta abbastanza abilmente. Ma più che un’intervista, sarà una chiacchierata tra amiche, in cui la nostra interlocutrice ci regalerà, generosamente, una parte del suo cuore. Dopo un primo approccio in italiano standard, decidiamo di far filare il nostro colloquio in dialetto, con cui entrambe di sentiamo più a nostro agio. “Ti sa – mi dà immediatamente del tu, facendomi sentire a casa – che una de le ultime uscite in publico le go avude quando nel febraio del 2014 i me ga invitado al Vatroslav Lisinski a Zagabria per una serata intitolata ‘Gli attori agli attori’ – titolo originale: Glumci glumcima, nda –. Una specie de omagio alla categoria dei atori, apunto, a cui iero andada come unica rapresentante del nostro teatro Zajc”.

Tempi indimenticabili
Questa partecipazione all’evento zagabrese è stata la giusta e dovuta gratificazione per una carriera ricchissima, durata tre decenni, in cui Maria Braico Štifanić ha ricoperto oltre novanta ruoli teatrali, per un totale di circa mille uscite sul palco, in un’epoca in cui “el Drama Italian faceva in media quatro prime all’ano, a volte se arivava adiritura a sei. Tempi indimenticabili, in cui gavemo passado de tuto e de più e in cui viagiavimo con la coriera del DI, Freccia azzurra la ciamavimo, spostandose da Priština a Maribor, con molte trasferte anche in Italia, per presentar i nostri spetacoli. Erimo una grande famiglia e mi amiravo tantisimo i mii coleghi e coleghe più grandi, el loro modo de recitar. Non gavendo finido l’Academia de recitazion, xe sta lori la mia scola, el punto de riferimento che me ga insegnado a star in scena, oltre che ispirarme per i vari personagi che interpretavo. Perché ti sa, mi iero una caraterista, che xe ben diverso dall’esser una primatrice. El caraterista deve reinventarse e esser sempre diverso, da ruolo a ruolo”. In effetti, googlando, veniamo a scoprire da Treccani che il caratterista è definito come “ruolo del teatro drammatico (detto anche, nell’800, primo carattere) e del cinema: attore al quale in una parte importante, ma raramente di protagonista, è affidata l’interpretazione di personaggi con spiccate note di singolarità, talora con aspetti quasi caricaturali. Il corrispondente ruolo femminile, oggi indicato anch’esso con il femminile caratterista, era detto, nel teatro drammatico dell’800, caratteristica”. Maria Braico Štifanić, questa spiccata singolarità ce l’aveva da sempre, o meglio, ce l’ha ancora, e ce ne rendiamo conto di tanto in tanto, durante la nostra chiacchierata, quando ci racconta i tanti aneddoti della sua vita professionale, ma anche personale. Come ad esempio quando ci narra di quella volta che una sua frase pronunciata sul palco, durante una delle matinée che il Dramma Italiano teneva in passato nelle scuole elementari e medie superiori della CNI, rimase a tal punto impressa che i ragazzi di Fiume, dopo averla sentita, se ne erano appropriati, ripetendola spesso in classe, in momenti di svago. “La famosa frase faceva: ‘Ah, datemi un po’ di atmosfera’ e la apartigniva a una delle parti che ricoprivo all’epoca. Ai fioi, evidentemente la ghe gaveva piasso molto”, sorride divertita e mentre la pronuncia, si mette il palmo girato della mano sulla fronte. La drammaticità c’è tutta, in quei pochi attimi di scena. Capiamo subito, la grandezza di un talento puro, che non ha mai avuto bisogno di emergere per mostrarsi in tutta la sua bellezza e semplicità.

Inizio casuale

E in effetti, “xe iniziado tuto per puro caso. Co iero giovane, a scola facevo sempre tanta ginastica, palacanestro, atletica, iero molto brava in salto in lungo. Ale gare scolastiche che se tegniva tra Capodistria, Isola e Piran, la mia zità, gavevo anche ragiunto dei bei risultati. Me piaseva assai, ma un giorno el nostro preside, Ugo Gortan, me ga dito che se volevo continuar a far sport, dovevo far una comedia per la nostra scola. No me era ciaro. Ghe go domandado perché e lui me ga risposto: ‘Perché quando leggi le poesie, le leggi bene’. In sé e sé me gavevo dito: ‘Ok, lo fazo, ma basta che i me lassi far sport’. A Pirano iera i coniugi De Simone, che i gaveva inscenado un spetacolo, ‘Addio giovinezza’ el se ciamava, de cui ero entrada a far parte e che gaveva avudo un discreto suceso. All’epoca non me rendevo conto de niente, non gavevo miga capido de esser brava e de gaver talento ne la recitazion. A mi l’importante iera far sport. El momento de la svolta xe sta più in là, quando qualchedun del Drama Italian me gaveva visto e sentido a Radio Capodistria incider uno dei radio drami de quei tempi per la regia de Anton Martin, una specie de odierne fiction. Da mi i me ciamava quando qualchedun dei atori mancava e mi li sostituivo. Facevo parte della Filodramatica de Isola, guidada da Dario Scher, che era molto conossuda. Go acetado de far sta audizion col Drama. Lo go preso più come un giogo, miga me rendevo conto a cossa questo me gaveria poi portada. El provin lo gavemo fato a Umago, durante una de le trasferte de la compagnia de prosa. Non gavevo preparado niente in anticipo e una volta salida sul palco, Nereo Scaglia, che dirigeva cossa dovevo far, me ga chiesto de improvisar, tipo de far finta de risponder in telefono. ‘Devi entrare e devi notare il telefono che suona. Poi rispondi e parla. Inventati qualcosa…’, el me ga dito. Lo go fato con una tal legereza, senza un minimo de paura, che devo gaverli convinti proprio per questo. I me ga oferto un contrato, ma me ga voludo un aneto per decider de partir per Fiume. Coreva el 1960/61, gavevo venti ani. A l’epoca, dopo gaver finido el ginasio lavoravo da circa quatro ani a le asicurazioni de Piran, le DOS, nel reparto vita. E iero fidanzada, stavo per sposarme. Lui se ciamava Marko e el era fio del noto scritor sloveno Gustav Šilih. Qualcossa però xe andà storto, lui non me gaveva credudo una roba per mi molto importante e se gavemo lassado. Sto fato, e anche el consiglio de mia madre, che me ga spronado ad andar, me ga convinto de acetar el lavor al Drama Italian. Cussì xe inizià tuto. Quando, poi, go visto e sentido recitar i grandi Lucilla Flebus, Gianna Depoli, Raniero Brumini, Ada Mascheroni e i altri, me go dito: ‘O prendo la roba sul serio, o lasso perder’. I era semplicemente meravigliosi e mi li go amiradi fino a l’ultimo giorno in cui go avudo modo de lavorar insieme a lori. Non me sentivo, però, mai a l’alteza, e non go mai capì perché. Una volta, dopo ani che lavoravo al DI, Bruno Petrali, a quei tempi diretor, con cui go strinto una grande amicizia e con cui me sentivo in telefono fino a quando nol ne ga lassado, me gaveva afidado la parte de Ada von Stetten, personagio principal ne la pièce ‘Hotel Belvedere’, opera trata dal testo de Ödön von Horváth, andada in scena nel 1978. Ricordo che iera anche el defunto Galliano Pahor. Quel ruolo el era de la Gianna Depoli, che la se ritirava in pension. Go pregado Bruno fino a l’ultimo de non darme sta parte. Come el poteva pensar che mi gavessi potudo sostituir una grandisima Gianna Depoli, che per mi la iera stada come una madre. Nol ga voludo sentir ragioni. Infine go interpretà la parte, ma non go mai digerido la roba, el malesere xe rimasto. Forsi perché me go sempre considerà una caraterista anziché una primadona. Parlando de carateristi, xe curioso el fato che mi, in tuti e novanta e pasa ruoli che go interpretado in cariera, non son mai riuscida a far una parte che ghe somigliassi a Maria. E questo xe quel che me piaseva de più de sto lavoro, el poder sempre reinventarme, a ogni nova ocasion”.

«Il DI meritava più considerazione dalle istituzioni»

Mentre racconta questi sprazzi di vita, il viso di Maria a volte si incupisce, ma in gran parte si illumina. Le chiedo qual è stato il suo ruolo preferito, quello che maggiormente le è rimasto impresso della sua lunga carriera.
Sicuramente quel de la Madre ne ‘Il Malinteso’ del 1985 – risponde senza esitazioni –. Go soferto molto nel farlo, perché lo sentivo su de mi, nel profondo de l’animo”. Quello di madre, un ruolo che Maria Braico Štifanić conosce molto bene anche nella vita reale, avendo messo al mondo due figli maschi. Non dev’essere stato facile, per un’artista come lei, conciliare la carriera e la famiglia. Come ha fatto, le chiediamo? “Xe sta dificile, con le varie tournée, le prove, i spetacoli, le date. Ma go avudo un marito de oro e son stada molto fortunada. El Drama Italian xe sta però molto importante per mi, per noi tuti, a l’epoca. Combatevimo spesso e spesso mi stessa ghe metevo el muso quando bisognava vincer qualche picia guera. Go sempre avudo l’impresion che a chi de dover non ghe interessassi più de tanto de sta nostra compagnia. Spesso se sentivimo lassadi a lo sbaraglio, eppur erimo una specie de bandiera de la nostra comunità nazional, la rapresentavimo in giro per el mondo, come se diria, da Maribor a Priština, con trasferte anche a Lipik e Daruvar, e poi in Italia a Roma, nel Friuli Venezia Giulia, in Emilia Romagna. Semo intervenudi anche quando per tre volte, prima da Belgrado e poi da Zagabria, i voleva ciuder el Drama Italian. Spesso me sembrava che in queste picie/grandi bataglie ierimo soli, abandonadi a noi stessi da parte de chi, invece, gavessi dovudo intervenir e starne drio”.
Una critica, questa, forse neanche tanto velata, che Maria Braico Štifanić ha voluto condividere con i nostri lettori. Come anche il suo risentimento per non essere stata invitata nel 2021, con Bruno Petrali, ai festeggiamenti in occasione del 75º anniversario del Dramma Italiano. “Sta roba me ga fato molto mal. Gavevo parlado de questo anche con Petrali, ma lui, come era suo solito, nol sentiva de sta orecia. Semplicemente no ghe interessava. Mi, invece, penso che no gavemo meritado una roba del genere. Non dopo gaver dado così tanto al nostro amato Drama Italian”.

L’abilità nel disegno

Maria Braico Štifanić ha l’arte nel sangue. Non solo quella della recitazione, bensì anche quella della pittura. Sin da piccola si è dilettata spesso nel disegno, usando le varie tecniche. La sua “Salinara”, realizzata quando ancora andava a scuola, ha ricevuto il primo premio a un concorso, dopo il quale il suo insegnante le aveva proposto di iscriversi all’Accademia di Belle Arti a Venezia. “Go ereditado el dono de l’arte da mia madre e da mio nono, che scriveva poesie. El mio camin me ga portado, però, a la recitazion”.

La nascita a Unie

I Braico i xe originari de Santa Lucia, ma gavemo vissudo a Piran. Mi, però, son nata a Unie, de dove iera mia madre. I mii gaveva già quatro fioi masci, quando i xe dovudi fugir de l’Istria visto che mio padre iera su la lista de quei che i doveva vegnir infoibadi. Lo ga aiudado un amico, informandolo su sto oror e la mia famiglia xe riuscida a fugir e a sistemarse a Unie. Là i ga avudo un altro fio mascio e infine son nata mi. Gavevo cinque fradei meravigliosi, uno più bon e bel de l’altro, con i quai andavo molto d’acordo e che i me cocolava che ero la picia de casa. I me ciamava Scimmietta. Quanto i me manca!”.

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