«Il Mago di Oz»: un magico inno alla tolleranza e alla libertà

Combinando scaltramente la recitazione degli attori all’uso delle marionette, la regista ha creato una storia dal valore catartico

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«Il Mago di Oz»: un magico inno alla tolleranza e alla libertà

Un regno verde smeraldo. Un mondo tutto blu e uno giallo. Enormi papaveri rossi che scendono dal cielo. Un mago bianco e una strega nera. Un’unione di marionette e attori, per trasportare lo spettatore in una dimensione fantastica, evanescente, colorata, eccellentemente musicata dal compositore bulgaro Vassilen Valtchanov e cantata dai bravissimi attori, impreziosita dal sapiente uso delle luci create da Sanjin Seršić, piena di pericoli da affrontare, per scoprire che per fare grandi magie ci vogliono cervello, cuore e coraggio. È la suggestione presentata alla première del “Mago di Oz” al Teatro dei burattini di Fiume, tratto dall’omonimo romanzo dello scrittore americano Frank Baum.

 

Un viaggio alla ricerca di sé stessi

L’originale spettacolo è stato ideato e realizzato dalla regista e autrice della drammatizzazione dello stesso, Biserka Kolevska, ospite bulgara tradotta da Ana Vasung, che si è avvicinata a questo classico della letteratura per l’infanzia in un altro modo, immergendo grandi e piccini in un viaggio immaginario alla ricerca di sé stessi e delle proprie qualità. Combinando scaltramente la recitazione degli attori all’uso dei burattini, la direttrice artistica ha creato una storia dal valore catartico, di trasformazione e di crescita, un racconto allegorico del cammino dell’anima verso l’illuminazione (pensiamo al sentiero d’oro). Al centro della stessa vi è l’eterna lotta tra il Bene e il Male, personificati da Zlatko Vicić (lo Stregone buono) e Alex Đaković (la Strega cattiva). La marionetta di Dorothy è sapientemente animata da Petra Vučković, mentre gli altri (lo Spaventapasseri, l’Uomo di latta, il Leone, i Pollicini e i due corvi) prendono vita nelle esperte mani di Andrea Špindel e David Petrović. I meriti della magia vanno alla scenografa e curatrice della loro creazione, Zlatka Vacheva, affiancata da Mila Čuljak, che con l’aiuto delle sue crinoline ha realizzato scene mozzafiato, cariche di fantasia e ingegno. È particolarmente formativo e affascinante il fatto che i protagonisti non si trasformano magicamente in qualcosa di diverso da ciò che sono, ma acquisiscono via via consapevolezza di sé e delle proprie potenzialità, mortificate inizialmente dalla paura e dall’insicurezza. Così lo Spaventapasseri, con l’aiuto del Mago buono, si rende conto di possedere già un cervello (è lui che trova le soluzioni per superare gli ostacoli e affrontare la strega cattiva), l’Uomo di latta capisce di avere un cuore (è propenso sempre ad aiutare gli altri) e il Leone si ritrova coraggioso (difende i suoi compagni dalla strega malvagia senza alcuna esitazione).

La dimensione educativa

La compagnia ne ha ricavato uno spettacolo effervescente e brillante, ricco di effetti e trovate sceniche, dal ritmo incessante e coinvolgente per bimbi dai 4 anni in su, ma apprezzabile anche da adulti che ne vorranno cogliere i richiami simbolici. Dal punto di vista pedagogico, i ragazzi restano affascinati dalla complessità di quei mondi magici, dalla ricchezza della storia e si affezionano ai personaggi. Lo Spaventapasseri, l’Uomo di latta e il Leone simboleggiano le diverse aree di intervento educativo: l’area cognitiva, l’area affettiva e l’area valoriale, dimensioni di cui si compone la Persona nella sua interezza e ognuna di queste è educabile. La stessa Dorothy prende coscienza di quanto sia preziosa la sua vita nel Kansas. L’identificazione con loro è semplice e permette una riflessione su come si è, come si vorrebbe essere e cosa si può diventare. Scopriamo, inoltre, che gli stregoni che detengono tutto il potere e comandano il mondo siamo, in effetti, noi stessi. Dietro la fantasticheria di Baum, tradotta e raccontata da Biserka Kolevska e dall’eccellente gruppo dei burattinai del Teatro, si arriva, quindi, a scorgere un significato più profondo, che rinvia all’esigenza che ogni persona segua un percorso che la porti alla consapevolezza di ciò che è, superando il limite frustrante del desiderio di ciò che si vorrebbe essere, e magari scoprendo alla fine che le due cose coincidono.

Inno ai valori universali

Anche se i nostri tempi ci appaiono sempre più bui e cupi, dobbiamo diventare consapevoli che tocca anche a noi ridare alla vita il colore della fiducia, della speranza e dell’amore. Certo, non basta introdurre alcune scene colorate in un pellicola che resta in bianco e nero. Bisogna diventare capaci di sognare un mondo realmente diverso e di trarre da dentro di noi la vera luce, andando quindi “oltre l’arcobaleno”, di cui essa è solo la scomposizione. Un inno alla libertà, alla tolleranza, all’amicizia e al rispetto per qualsiasi creatura, il nuovo spettacolo proposto dal Teatro dei burattini accoglie e comunica valori universali, riscontrando calorosi applausi e forti consensi del pubblico.

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