Il Gustav Klimt giovanile non è più sconosciuto

L’ex Zuccherificio, oggi sede del Museo civico, ha ospitato la presentazione del catalogo-monografia che accompagna la mostra sulle opere «fiumane» del grande artista viennese e un convegno

0
Il Gustav Klimt giovanile non è più sconosciuto

Quindici autori tra storici dell’arte, architetti, musicologi e pubblicisti hanno collaborato alla creazione di un esaustivo catalogo-monografia della mostra “Il Klimt sconosciuto: amore, morte, estasi”, uno dei progetti capitali realizzati dal Museo civico di Fiume nell’ambito del progetto Fiume Capitale europea della Cultura 2020. La preziosa pubblicazione, incentrata sulle opere giovanili di Gustav Klimt realizzate per il soffitto dell’allora Teatro Comunale, oggi Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, assieme ai lavori di suo fratello Ernst e di Franz Matsch, è stata presentata ieri nel Palazzo dello Zucchero, ossia dell’ex Zuccherificio, da alcuni degli esperti coinvolti nella sua realizzazione.

 

Un lavoro durato tre anni

Ricordiamo che la mostra, illustrata nel catalogo, avrebbe dovuto essere inaugurata il 14 luglio 2020, nella data di nascita del grande pittore viennese Gustav Klimt, ma la pandemia ha costretto i responsabili del progetto a rimandare tutto e, in seguito alla riduzione dei finanziamenti destinati all’allestimento, a rinunciare al segmento internazionale della mostra, ossia ai disegni e ai dipinti che sarebbero dovuti giungere da Vienna e dalla Romania. Come ricordato più volte nell’ambito della presentazione del catalogo e del successivo convegno, il lavoro alla mostra è iniziato nel 2018, quando i nove dipinti che decorano il soffitto del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, realizzati da Gustav ed Ernst Klimt e Franz Matsch nel 1885, sono stati rimossi e sottoposti a un intervento di restauro. Per la prima volta, dopo 136 anni, al Museo civico i dipinti si possono ammirare da vicino nell’ambito della mostra che, in seguito al grande interesse del pubblico, è stata prorogata fino alla fine di quest’anno. Infatti, l’ultima volta in cui ciò è stato possibile risale al 1885, quando i dipinti furono esposti a Vienna prima di giungere a Fiume e venir sistemati nell’allora Teatro Comunale.

Due stampe di Klimt tratte dal libro stampato nel 1922

Rilevanza e complessità del progetto

A fare gli onori di casa è stato il direttore del Museo civico, Ervin Dubrović, il quale ha rilevato l’importanza e la complessità del progetto del catalogo e della mostra, di rilievo sia per il Museo che per Fiume. La vicesindaco di Fiume, Sandra Krpan, ha constatato come Fiume sia diventata davvero una città ricca di contenuti culturali di rilievo, anche grazie al progetto Fiume CEC 2020. Ha ricordato pure il processo di trasformazione del palazzo barocco che oggi ospita il Museo civico e si è detta compiaciuta per il fatto che il progetto espositivo dedicato a Klimt sia stato realizzato e che presto verrà presentato anche alla galleria Klovićevi dvori a Zagabria.

Una fonte di conoscenza imprescindibile

La storica dell’arte Irena Kraševac dell’Istituto di storia dell’arte di Zagabria, studiosa dei dipinti “fiumani” di Klimt da una decina di anni e uno degli autori che hanno contribuito al catalogo, si è chiesta come mai queste opere giovanili del grande viennese non siano state studiate di più. “Nel 2012 ho pubblicato il mio primo studio dei dipinti di Klimt a Fiume e successivamente mi sono occupata di quelli di Franz Matsch – ha precisato -. Ho collaborato alla realizzazione della mostra ‘Il Klimt sconosciuto’, la cui autrice e collega Deborah Pustišek Antić ha svolto un grande lavoro sia per quanto riguarda il percorso espositivo che il catalogo. Considerata la complessità e l’importanza di questo progetto, è indispensabile che questa mostra venga presentata anche in altri ambienti perché è veramente preziosa”, ha puntualizzato la storica dell’arte, aggiungendo che il catalogo-monografia sarà una fonte imprescindibile per tutti coloro che si occupano dell’opera di Gustav Klimt, in quanto questo tema supera i confini di Fiume e della Croazia.

La copertina del catalogo-monografia

Parte integrale dell’architettura fiumana

Uno dei maggiori esperti per i disegni di Klimt e per anni curatrice in seno al Museo Albertina di Vienna, Marian Bisanz-Prakken, ha dichiarato di esser venuta a conoscenza del progetto della mostra di Klimt a Fiume nel 2018. “Il fatto mi interessava molto e per me è stato molto importante vedere i dipinti di Klimt dal vivo – ha ricordato la storica dell’arte -. All’epoca, i dipinti erano sottoposti a un intervento di restauro a Zagabria e a Fiume, per cui è stato necessario visitare entrambi gli istituti di restauro per poterli visionare, dopodiché ho scritto due testi pubblicati nel catalogo-monografia. È interessante come le opere di Klimt siano parte integrale dell’architettura fiumana e sono inoltre importantissime per la ricerca su Klimt”, ha concluso la storica dell’arte.

Il catalogo contiene testi di quindici esperti

Tante nuove scoperte

La storica dell’arte, Julija Lozzi Barković, ha illustrato i contenuti del catalogo-monografia, suddiviso in varie sezioni, e ha sottolineato come questo è stato concepito con l’intento di chiarire i temi principali della mostra, mentre la storica dell’arte Daina Glavočić si è soffermata sulla grande quantità di nuove scoperte nel campo della storia dell’arte e, in generale, nel campo del patrimonio culturale di Fiume. “Sono molto grata al direttore del Museo civico, Ervin Dubrović, per la tenacia, la perseveranza e l’impegno grazie ai quali è riuscito a trasferire il Museo civico in questo magnifico palazzo – ha precisato la storica dell’arte -. Inoltre, la mostra ‘Il Klimt sconosciuto’ è il progetto più importante scaturito da Fiume CEC, prezioso a livello internazionale, che rimarrà rilevante anche in futuro”, ha osservato Daina Glavočić, stando alla quale con la mostra e il catalogo il ‘Klimt sconosciuto’ non sarà più sconosciuto in quanto ha attirato l’interesse degli esperti di rilevanza internazionale.

Tredici disegni preparatori

La curatrice Deborah Pustišek Antić, autrice della mostra e redattrice del catalogo, ha elencato i contributi principali di entrambi, di cui quello più importante è l’attribuzione di due dipinti del Teatro fiumano a Ernst Klimt. “Inoltre, durante il lavoro alla mostra siamo riusciti a individuare ben 13 disegni e schizzi a olio realizzati da Klimt come disegni preparatori per i dipinti ‘fiumani’ – ha precisato -. Inoltre, dalle ricerche dei restauratori è emerso che i dipinti non sono degli oli su tela, bensì vennero realizzati con i colori a tempera”, ha rilevato Deborah Pustišek Antić, la quale ha voluto ringraziare la proprietaria di una decina di stampe di Klimt, Sabina Kaštelančić, esposte nel Museo civico. Si tratta di lavori tratti dal libro di stampe pubblicato nel 1922.

Interesse per l’artista a Fiume

La presentazione del catalogo è stata seguita dal convegno al quale sono stati approfonditi gli argomenti elaborati nei testi del catalogo. Ervin Dubrović ha trattato il tema “Gli artisti viennesi e veneziani nel Teatro fiumano”, nell’ambito del quale ha parlato degli autori delle opere scultoree e pittoriche che decorano l’edificio del Teatro fiumano, mentre Deborah Pustišek Antić si è soffermata sul modo in cui l’opera di Klimt era stata percepita a Fiume fino agli anni Quaranta del secolo scorso. Dopo l’interesse iniziale per i nove dipinti realizzati per il Teatro fiumano, che vennero esposti a Vienna prima di giungere a Fiume – secondo quanto riportato nell’articolo di un giornale viennese all’epoca e successivamente ripreso da La Bilancia di Fiume -, dell’opera di Gustav Klimt a Fiume all’epoca non si sa molto. Infatti, negli anni Quaranta, il giornalista e scrittore Vatroslav Cihlar attribuisce erroneamente i dipinti di Klimt sul soffitto del Teatro al pittore Giovanni Fumi. La curatrice ha quindi messo a confronto i dipinti murali di Fumi che decorano le stanze al primo piano del Palazzo dello Zucchero e i dipinti ‘fiumani’ di Klimt, dimostrando le differenze di stile tra i due artisti. Ha quindi rilevato come delle opere di Klimt hanno parlato, appena negli anni Ottanta, Radmila Matejčić, e negli anni Novanta, Igor Žic.

Nel prosieguo del convegno sono intervenute le storiche dell’arte Marian Bisanz-Prakken, Irena Kraševac, i restauratori Ana Rušin Bulić e Slobodan Radić e la direttrice dell’Istituto nazionale di restauro, Tajana Pleše.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display