Il «grappolo istriano» di Mocenni Beck

La mostra, inaugurata nella galleria «Alvona» di Albona, comprende 16 quadri dipinti in acrilico e realizzati durante il lockdown

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Il «grappolo istriano» di Mocenni Beck
Gualtiero Mocenni, Vinko Šaina e Simone Mocenni Beck. Foto: GALERIJA ALVONA

Rimarrà aperta fino alla fine del mese l’esposizione “Istarski cluster”, Grappolo (cluster) istriano, dell’artista istriano-milanese Simone Mocenni Beck, inaugurata di recente nella galleria “Alvona”. Come confermato nell’ambito della cerimonia d’inaugurazione da Alis Šaina, la quale con il marito, l’artista Vinko Šaina, gestisce lo stesso spazio nell’ex chiesa della Madonna del Carmine nel centro storico di Albona, con la mostra si conclude un’altra stagione espositiva della galleria.

L’autore ha ricordato che è la sua terza presentazione negli spazi degli Šaina: la prima risale al 1989, quando nell’ambito dell’inaugurazione di un’esposizione di suo padre Gualtiero Mocenni, con il quale Simone ha realizzato finora una serie di lavori e progetti, Beck lesse per la prima volta pubblicamente una sua poesia. “Poi, nel 2014, mio padre e io avevamo qui una mostra di quadri insieme, mentre questa è la mia prima personale alla galleria ‘Alvona’”, ha detto Simone Mocenni Beck, confermando di essere molto soddisfatto del modo in cui suo padre e Vinko Šaina abbiano installato la sua attuale esposizione. Nel 2010 si era presentato con una mostra personale nel Museo popolare di Albona, dove all’epoca erano esposte le opere del ciclo “Finis terrae”.

Simone Mocenni Beck e Alis Šaina.
Foto: TANJA ŠKOPAC

Un omaggio alle origini
Questa volta nella galleria “Alvona” si presenta al pubblico albonese con 16 quadri dipinti in acrilico su tela, realizzati durante il periodo della pandemia e isolamento a Milano, dove, come ha sottolineato l’autore stesso, ha a disposizione un’abitazione di 200 metri quadrati, che gli permette anche di lavorare. L’ispirazione, lo dice pure il titolo, è stata l’amata Istria, per la quale dice che rimarrà per sempre la sua terra, nonostante fosse nato a Milano e che, si legge nella prefazione al catalogo della mostra, firmata da Luisa Sorbone, gli mancava in quei mesi di chiusura forzata in casa. Dal lavoro svolto nello stesso periodo sono state realizzate le opere attualmente esposte ad Albona, con le quali Mocenni Beck ha voluto omaggiare una serie di piccoli paesi istriani: così sono nati i “cluster” dedicati a Sanvincenti, a Bolobani, da dove proviene la famiglia di suo padre Gualtiero, ma anche a Matterada, Šikići e ad altre realtà istriane.
La musica è una parte inalienabile del percorso artistico di Simone Mocenni Beck, il quale, oltre a essere pittore, scultore, poeta e scrittore, ha pure studiato contrabbasso al Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano, ma anche pianoforte e composizione come autodidatta. Una sua composizione per il violoncello fu eseguita, quando egli aveva 19 anni, al Conservatorio di Madrid. E le note sono presenti anche nell’esposizione “Istarski cluster”. Come ha spiegato l’autore, “cluster” è il termine inglese che, adattato in italiano, indica un “grappolo” di note contigue suonate simultaneamente. “Ormai nella musica sperimentale ‘classica’ non si usa più il pentagramma; c’è questo insieme di note che l’esecutore non riesce a leggere. Per cui si è iniziato a inventare nuovi segni, ovvero ‘grappoli’, che permettono all’esecutore di sapere che cosa suonare nel giusto tempo. Non è importante la nota che viene suonata, bensì l’effetto che queste note, tutte insieme, devono produrre”, ha precisato l’artista.

Il sostegno della famiglia
Nella prefazione al catalogo della mostra si legge che negli anni ‘80 era letteralmente affascinato dai compositori come Penderecki, Bussotti, Berio, Ligeti, Stockhausen. “Ciascuno di loro si serviva dei segni affinché gli esecutori delle loro opere potessero capire meglio le partiture delle loro composizioni. Ho avuto quest’idea di fare la stessa cosa nel campo dell’arte figurativa: anch’io ho scelto un segno, quel triangolo con la diagonale. Prima l’ho fatto nella pittura e poi, quasi per necessità, anche nella scultura. Nelle opere pittoriche il segno si è disintegrato, rovinato, diventando qualcosa di diverso, il colore ha preso il sopravvento sulla forma, mentre nelle sculture ha trovato la propria dimensione e la definizione permanente”, dice Mocenni Beck, il quale conferma, nella prefazione, di essere un uomo molto fortunato, avendo sempre goduto del sostegno dei propri genitori, mamma Alice Beck e papà Gualtiero Mocenni, per qualsiasi scelta. Riguardo al suo rapporto con suo padre, scrive che il loro legame familiare e professionale è caratterizzato da grande alchimia e spirito di collaborazione.
Simone Mocenni Beck, nato nel 1970, si è presentato finora nell’ambito di numerose mostre personali e collettive in diverse realtà, tra cui Milano, Bologna, Trieste, Parigi, Bjelovar, Ankara e Pola. Ha partecipato ai simposi scultorei internazionali a Dubai (EAU) e a Guadalajara (Messico). È autore e coautore con suo padre Gualtiero Mocenni di varie sculture esposte in spazi pubblici, tra cui una delle più importanti è il monumento realizzato nel 2013 e dedicato alle vittime dei bombardamenti di Pola nel 1944-1945. Per quanto riguarda le sue opere in prosa, alcune sono state pubblicate dalla nostra casa editrice Edit: si tratta della trilogia dedicata a Pola e composta dai romanzi “Le parole del mare”, “Ginestre sulla costa” e “L’orchestra dispersa”.
Come ci ha confermato, il suo prossimo progetto sarà una grande scultura che sarà collocata nell’area del Centro raccolta profughi di Laterina, in provincia di Arezzo, in cui la sua famiglia trascorse quattro anni. “Ho appena terminato un mega progetto che dovevo fare in pochissimo tempo, ovvero 150 disegni, originali, per una raccolta di poesie di Andor Brakus di Torino, originario di Fiume. Uscirà in ottobre e sarà presentata prima a Fiume e poi in Istria”, ha concluso Simone Mocenni Beck, la cui mostra albonese, come tutta la stagione espositiva della Galleria “Alvona”, è stata realizzata con il sostegno della Regione istriana, della Città di Albona e del Ministero della Cultura e dei Media.

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