Il Festival dell’istrioto esprime le radici più profonde dell’identità italiana

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Il Festival dell’istrioto esprime le radici più profonde dell’identità italiana

SISSANO | Si è conclusa con successo, sabato sera negli spazi della Comunità degli Italiani di Sissano, la sesta edizione del “Festival dell’istrioto – Il dialetto dell’anima, che si parla a Valle, Rovigno, Dignano, Fasana, Gallesano e Sissano”. Sull’ultimo appuntamento in cartellone, ovvero la Sfilata folcloristica dei singoli gruppi delle CI, ha inciso purtroppo il maltempo per cui, invece di esibirsi in piazza a Sissano, come previsto inizialmente, i complessi hanno offerto le rispettive performance nella sede del sodalizio sissanese. Ciò non ha certo impedito ai gruppi di dare il meglio di sé offrendo al numeroso pubblico presente in sala uno spettacolo molto gradevole. Ogni singola esibizione è stata premiata con calorosi applausi da parte della platea. Oltre alla presidente della CI di Sissano, Antonietta Benčić Petercol, promotrice dell’evento, alla splendida serata hanno preso parte Marko Ravnić e Matija Maurović, rispettivamente sindaco e vicesindaco del Comune di Lisignano, nonché Paolo Demarin, presidente dell’Assemblea dell’Unione Italiana.

Salvaguardia dell’idioma

“Nel porgere i miei saluti agli organizzatori di quest’importante manifestazione – così Ravnić -, giunta alla sua sesta edizione, vorrei rilevare l’ottima collaborazione tra il Comune di Lisignano e la Comunità degli Italiani di Sissano. Non è necessario spendere troppe parole sull’importanza della tradizione culturale, che ovviamente dev’essere mantenuta e tramandata. Devo puntualizzare però che purtroppo il numero dei bambini che frequentano la scuola italiana negli ultimi tempi è diminuito considerevolmente, per cui è necessario agire per arginare questo problema. Una delle soluzioni sarebbe organizzare una serie di laboratori per i giovani”, ha concluso il sindaco di Lisignano.
Demarin, dal canto suo, ha rilevato che il Festival dell’istrioto rappresenta “le radici più profonde dell’identità italiana, che devono essere tutelate. Grazie ai vari contributi finanziari – ha proseguito – questa manifestazione può ancora mantenersi nel tempo. Sempre svolgendo un grosso lavoro volto alla salvaguardia di quest’idioma nelle aree in cui è ancora in uso. Tra l’altro, l’intero programma del Festival è stato registrato e il filmato sarà inviato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale della Repubblica d’Italia”.

Intenso programma

Veniamo ora all’intenso programma della serata, presentato con disinvoltura dalle giovani Ilenia Maticchio di Gallesano e Giada Forlani di Dignano. A rompere il ghiaccio è stata la Banda d’ottoni di Rovigno, diretta da Giuseppe Bartoli, che ha proposto un potpourri di canzoni popolari istriane. Spazio quindi alle esibizioni dei gruppi folcloristici: i primi a salire sul palco sono stati i giovanissimi del gruppo di Valle, preparati dalla maestra Miriana Pauletić, che hanno proposto un ballo tradizionale. È seguito il coro maschile della Società artistico-culturale “Marco Garbin” di Rovigno, diretto dal maestro Riccardo Sugar, che ha intonato alcune famose bitinade.

Degustazione dei piatti locali

La CI di Dignano si è presentata con il proprio gruppo folcloristico (caratteristico tra l’altro per i costumi tipici), che ha anticipato quelli di Gallesano (immancabili ovviamente i canti tradizionali chiamati a la pera e a la longa) e Sissano. Dopo la pausa, nel corso della quale i presenti hanno avuto modo di gustare i tipici dolci locali offerti dai singoli sodalizi, si è passati alla seconda parte del programma, avviato dal duo polese Irena e Mauro Giorgi. Sul palcoscenico sono saliti poi la filodrammatica dei giovani della CI di Rovigno, preparata da Nives Giuricin, e il cantautore rovignese Riccardo Bosazzi. In scena sono risaliti quindi i piccoli della CI di Valle, che hanno divertito il pubblico con tre brevi sketch (“In piasa de la musa”, “Pan e scalogne” e alcuni proverbi), e in seguito la filodrammatica della CI di Sissano, preparata da Antonietta Benčić Petercol (con la scenetta “La legenda de San Stefano e le pedighe dei cavai”) e infine quella di Gallesano (con “Ciacole in piasa”), guidata da Sinaida Perković Matošević.
Prima della degustazione del piatto tipico locale (fusi con sugo di spezzatino) e l’intrattenimento del gruppo “Piccola orchestrina Molo grande” di Rovigno, sono stati proclamati i vincitori del premio letterario di quest’anno, intitolato “El galo e la pièrla”. Nella categoria bambini se lo sono contesi tre vallesi, ovvero Noemi Palaziol per la poesia “Mi”, Leonardo Močibob per il breve racconto intitolato “Vale de San Michel”, nonché Philip Paretić per il suo componimento “Amos l’animal che mie pias de più”. A Dorotea Cerin, autrice della poesia “I nui”, scritta in dialetto vallese, è andato il Premio della categoria giovani, mentre tra gli adulti ha vinto Noemi Demori per la sua poesia “La me gata”, scritta in dialetto gallesanese.

Tre intense giornate

Il Festival dell’istrioto si è articolato quest’anno in tre giornate. Venerdì scorso negli spazi del sodalizio sissanese si è svolta la Rassegna dei cori e dei solisti, alla quale hanno aderito le corali della CI di Fasana, Dignano e Sissano, i solisti Claudio Grbac e Gino Šverko di Sissano, nonché il duo formato da Irena e Mauro Giorgi. Il programma è stato arricchito dalla proiezione del video delle precedenti edizioni del Festival e dalla degustazione delle “sardele roste”, offerta gastronomica dovuta agli attivisti del sodalizio di Fasana.
Il Festival dell’istrioto è promosso dalla Comunità degli Italiani di Sissano, con il sostegno dell’Unione Italiana, dell’Università popolare di Trieste, del Comune di Lisignano, della Regione istriana, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale della Repubblica d’Italia, nonché di numerosi sponsor mediatici tra i quali anche il nostro quotidiano.

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