
Il Festival internazionale del Teatro PUF compie trent’anni, un traguardo che nessuno, compreso il fondatore, avrebbe pensato possibile. “Il PUF è nato per un motivo di resistenza, di ripicca contro l’indolenza della scena teatrale tradizionale, contro l’inerzia, le forme fisse, gli schemi dati”, ha detto il regista e direttore della compagnia indipendente INAT Branko Sušac, patron del Festival che nel frattempo ha guadagnato nuovi volti e menti, e con loro nuova linfa. E ha aggiunto: “All’epoca ero convinto che non saremmo andati oltre i due o i tre anni, ma gli eventi mi hanno smentito”, ha rilevato.
Il primo spettacolo
Il regista ha condiviso i suoi giudizi sulla sua creatura alla conferenza stampa convocata per annunciare appunto il programma e i protagonisti della trentesima edizione della rassegna che si svolgerà dal 2 al 6 ottobre in vari punti della città. Visto l’anniversario, tondo e festivo, il PUF aprirà con “Anno Domini 2024” ispirato alle Metamorfosi di Ovidio, nel cuore romano di Pola: il Piccolo teatro romano. “Anno Domini” è stato il primo spettacolo che la compagnia aveva portato in scena al PUF d’esordio ed è l’unico che è stato poi riproposto nel corso dei decenni anche se con autori, registi e interpreti sempre diversi. Quest’anno andrà di scena per la direzione del brasiliano Daniel Passi, artista ormai di casa a Pola in qualità di collaboratore dell’INAT. La sua passione per la città dell’Arena, ha spiegato, si deve essenzialmente al lascito romano, alla sua longevità e al multiculturalismo. Il miscuglio, l’amalgama di culture, la loro diversità e il fatto che si possano comprendere comunque col linguaggio anazionale e atemporale di un teatro non verbale, primevo, vecchio quanto l’uomo stesso, sono stati la forza motrice di quest’ennesimo allestimento di “Anno Domini” nato in coproduzione internazionale site specific, adeguata cioè alle esigenze dello spazio destinato ad accoglierlo. Quello spazio sarà appunto il Piccolo teatro romano recentemente riqualificato e risorto a nuova vita che il regista brasiliano trova semplicemente stupendo nella sua “felice unione tra antico e moderno, pietra e acciaio, archeologia e spettacolo”.
Abbattere le barriere
Come anticipa Boris Vincek nella brochure della rassegna celebrativa dei trent’anni, PUF torna a invocare Ovidio attraverso la sua singolare esperienza del teatro non verbale per “abbattere le barriere, sentire la differenza tra uomo e animale, trasformare il palcoscenico in una macchina capace a giocare con le luci, le ombre, i riflessi, e distinguere tra rappresentazione e convenzione teatrale”. Invocherà anche Kafka per sentire che cos’è “l’uomo perduto nella routine della propria vita, l’uomo che si sveglia di punto in bianco per scoprire di essere diventato un altro”. Anno Domini nella sua rilettura per il Piccolo teatro romano punta sulla fisicità del teatro e degli interpreti, la monumentalità della loro unione e la trasformazione come legge universale che non è possibile trascendere. Una metamorfosi che è toccata forse anche allo stesso PUF, se si pensa che trent’anni fa attori e registi portavano i propri spettacoli nelle cave di pietra e nelle fabbriche abbandonate, mentre oggi sono in grado di salire all’”olimpo” dello spettacolo convenzionale: il Colle castello.
Destinazione misteriosa
Ebbene sì, trent’anni dopo, la nicchia è diventata il nuovo mainstream. A meno che non ci stupisca di nuovo. Qualcosa anticipa che la sorpresa è ancora possibile. Uno degli spettacoli in agenda, e precisamente quello di Siniša Labrović del 4 ottobre, mantiene segreto il luogo della rappresentazione, per cui gli spettatori per parteciparvi devono lasciarsi trasportare in autobus a una destinazione avvolta nel mistero. I posti in questo caso, essendo limitati, vanno prenotati al numero di telefono 0919835568. Come ogni anno gli spettacoli (performance e messe in scena) concorrono per una serie di riconoscimenti: “Oblak” è il premio alla regia, “Vjetar” è il premio all’innovazione, “Kaplja” premia l’interpretazione, individuale o collettiva, e “Munja” gli altri aspetti legati alla messinscena (musica, costumi, scenografia ecc).
La giuria che deciderà dei meriti degli spettacoli è composta da Natasa Govedić, Luka Mihovilović e Tanja Vrvilo. I titoli in programma, le mostre, i concerti, il DJ set, le promozioni di libri e di album di musica, gli incontri con gli autori, oltre a già citato “Anno Domini”, sono una ventina e verranno presentati al Teatro Popolare Istriano, al Teatro INAT, alla galleria-caffé Cvajner, alla galleria Makina, al Convento di San Francesco, al Club Kotač del Centro sociale Rojc, al Public Pub ecc.
Ogni giorno si terranno diversi appuntamenti per cui si consiglia di consultare il programma in rete su https://puffestival.eu/, i manifesti e le locandine in circolazione in città. Tutti gli spettacoli sono gratuiti ma per quelli in allestimento al Teatro Popolare Istriano è necessario prenotare il posto e ritirare il biglietto al costo di un euro. Il PUF del trentesimo anniversario si svolge sotto l’egida della Federazione delle associazioni culturali di Pola, SAKUD con contributi del Ministero della Cultura e dei Media, della Regione istriana e della Città di Pola.
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