Il dolore della perdita diventa teatro

L’attore del Dramma Italiano, Giuseppe Nicodemo, ci racconta com’è nato il brano che ha ottenuto il premio Raniero Brumini al Concorso «Istria Nobilissima»

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Il dolore della perdita diventa teatro

All’ultima edizione del Concorso d’arte e di cultura “Istria Nobilissima”, il Primo premio nella categoria teatro, intestato a Raniero Brumini, è stato conferito all’attore del Dramma Italiano, Giuseppe Nicodemo, per la sceneggiatura “L’uomo dal cioccolatino in bocca”. La motivazione del premio rileva “l’originalità del testo e la strutturazione drammaturgica, il cui delicato tema trattato non scade mai nel patetismo. Particolarmente interessante la suddivisione dei ruoli tra due soli attori che tuttavia crea comunque un’autentica sinfonia di voci e ritmi”. Ci siamo rivolti all’autore per scoprire di che cosa parla questo brano e i motivi che l’hanno ispirato a scriverlo.

 

“Come tutti i miei testi, anche questo fa riferimento ad altri testi – ha esordito l’autore -, in particolare al dramma ‘L’uomo dal fiore in bocca’ di Luigi Pirandello. Nel dramma borghese di Pirandello il protagonista è un uomo malato di un epitelioma, un tumore nella cavità orale (il fiore in bocca). È un colloquio fra un uomo che si sa condannato a morire fra breve, il che lo porta a meditare sulla vita. ‘L’uomo dal cioccolatino in bocca’ parla, invece, degli ultimi giorni di mio papà, per cui l’idea mi è venuta dal cuore. Nell’ultimo periodo prima di morire mio papà mangiava tantissimi cioccolatini. Si potrebbe dire che ne mangiava a chili. Da qui il titolo scelto per questo brano teatrale”.

Tuo padre è in un certo senso il personaggio principale?

“In realtà questo non è un monologo come quello che avevo scritto su mio nonno quando è scomparso, che era risultato divertente, ma è pensato per due attori. Il motivo di questa scelta è legato in primo luogo al fatto che è più semplice realizzare un progetto con soli due attori, anche dal punto di vista finanziario, mentre in secondo luogo mi piaceva il fatto che il personaggio si confrontasse con un alter ego. Se dovessi inserire il brano in una categoria di genere, direi che è una commedia con humour nero. Il personaggio principale è mio padre, che se n’è andato col sorriso sulle labbra, il modo con cui affrontava tutte le situazioni della vita, anche le più difficili. Prendeva le cose sempre con leggerezza e questo suo approccio mi ha ispirato molto. Nel testo faccio riferimento anche al duo comico Cochi e Renato (Aurelio Ponzoni e Renato Pozzetto, nda) e a quel tipo di umorismo. Per fare un esempio, mio papà usava dire ‘La vita è bela basta avere l’ombrela’, oppure quando gli chiedevo come stava mi rispondeva ‘Come te vol che stia, distirà’. Tutti i miei testi, dunque, hanno questa nota che ho ereditato da lui e penso che questa sarà sempre una mia caratteristica”.

Quando hai scritto il brano e come mai hai deciso di candidarlo al Concorso?

“Mio papà è morto prima della scadenza del concorso e anche se all’inizio non avevo intenzione di partecipare, la scomparsa di mio papà è stata una grande ispirazione per me. L’anno scorso è stata, dunque, la terza volta che ho partecipato a ‘Istria Nobilissima’, sempre nella categoria Teatro. La prima volta non avevo vinto niente, la seconda volta, nel 2020, avevo vinto il secondo posto con ‘Fiume’s X-mas’ e ora mi è stato assegnato il primo premio. I risultati sono stati pubblicati alla vigilia di Natale e io l’ho considerato come un regalo di Natale non solo dell’UI, dell’UPT e della commissione, ma anche di mio papà”.

Avremo la possibilità di vederlo a teatro?

“Spero proprio di sì, anche perché reputo molto importante, non solo per gli autori, ma anche per il concorso in sé, non lasciare i testi teatrali soltanto nella forma scritta, ma renderli vivi e portarli a teatro. Questo brano lo voglio mettere in scena io con un mio collega. Il progetto è già stato avviato, per cui spero che entro la fine dell’anno potremo presentarlo al pubblico. L’idea iniziale era di scegliere come interprete di mio papà una persona sessantenne, ma poi abbiamo capito che un bravo attore può dare vita a qualunque personaggio. Di conseguenza, ora sto collaborando con il mio carissimo collega, Andrea Tich, nella realizzazione. Vogliamo mettere in scena le emozioni universali che si vivono quando si perde una persona, non necessariamente le mie, perché non voglio che questo sia un prodotto del mio egoismo, ma un regalo da condividere con gli altri”.

Il fatto di aver scritto quest’opera ha alleviato, almeno in parte, il dolore per la perdita di tuo papà?

“Scrivere questo brano è stato in un certo senso una terapia. Devo dire che ho notato che ciascuno affronta il dolore a modo suo. Se per me è stato più facile elaborarlo con la scrittura e una dose di umorismo, le altre persone lo faranno in modi molto diversi. Sono sicuro che non tutti approverebbero il mio modo di affrontare una situazione così difficile, forse per il fatto che può sembrare un po’ irriverente, però mio papà lo approverebbe e questo mi basta. Non ho ancora parlato con i miei familiari di questo testo, né del concorso ‘Istria Nobilissima’. Ho preferito non dirglielo perché per loro è ancora presto e il dolore è ancora troppo forte. Quando saranno pronti li chiamerò e condividerò con loro la mia esperienza”.

Il 2021, tutto sommato, è stato un anno molto prolifico per te…

“Sì, il 2021 è stato un anno molto produttivo, ho scritto ‘La fantastica storia di San Nicolò mai raccontata prima’, ‘Le intelligenze artificiali al wellness’, che debutterà il 12 febbraio con me, Serena Ferraiuolo e Leonora Surian (è il sequel de ‘Il bonsai ha i rami corti’). Per il Miela di Trieste ho scritto ‘Senza un soldo a Parigi e a Londra’, che è andato in scena a dicembre e si ispira all’autobiografia, pubblicata nel 1933, di George Orwell. Ho scritto pure uno degli episodi sulla storia di Fiume, progetto organizzato dalla Comunità degli Italiani e che verrà prodotto quest’anno. In questo momento stiamo mettendo in scena le ‘Intelligenze artificiali al wellness’, per cui anche il 2022 sarà sicuramente un anno molto intenso professionalmente”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

“Il premio Raniero Brumini è stato sicuramente uno stimolo per andare avanti, ma non so se continuerò sempre a scrivere come ho fatto finora. Forse mi prenderò qualche anno di pausa o se sarò ispirato continuerò a realizzare progetti autonomi. Non ho ancora un piano chiaro per il futuro. In ogni caso, chiederò aiuto all’Unione Italiana per mettere in scena ‘L’uomo dal cioccolatino in bocca’ e farlo rappresentare in varie sedi e sono sicuro che anche questa volta verrò appoggiato, anche perché l’UI è sempre stata molto sensibile ai bisogni di noi artisti. Vorrei ringraziare la commissione di ‘Istria Nobilissima’ per quest’incredibile premio e vorrei congratularmi con tutti i premiati, in particolar modo Florinda Klevisser e Ivana Precetti Božičević, che hanno ottenuto la menzione onorevole nella categoria Teatro per il testo in dialetto fiumano ‘Le paprike (in)finide’”.

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