«Il dialetto è come il latte materno»

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«Il dialetto è come il latte materno»

FIUME | Alla 51.esima edizione del Concorso d’arte e di cultura Istria Nobilissima 2018, nella categoria Letteratura – Premio Osvaldo Ramous, per la Poesia in uno dei dialetti della CNI, a vincere il primo premio è stata Tiziana Dabović, per la raccolta “Senza titolo”, che comprende tredici poesie. La motivazione della giuria recita: “Poesie emozionanti in cui emerge l’indagine introspettiva caratterizzata da un ritmo armonico”.

È sempre un piacere intervistare una collega che si conosce da sempre, soprattutto se il motivo è un nuovo successo conseguito nell’ambito del mondo della cultura della CNI.
Tiziana Dabović, fiumana di nascita, dal 2006 ricopre l’incarico di caporedattrice responsabile del mensile per ragazzi “Arcobaleno”, della nostra casa editrice EDIT. Da sempre appassionata di lettura e di scrittura, ha al suo attivo diversi riconoscimenti: nel 2012 vince il premio della Consulta femminile di Trieste per il racconto “Il silenzio dei rimasti”, nel 2013 le viene consegnata la targa del Gen. Pisani al premio “Loris Tanzella”, indetto dall’ANVGD di Verona, per la raccolta di poesie “El cucal”. Nel 2015 si aggiudica una menzione onorevole a Istria Nobilissima per il romanzo breve “Ai confini dell’orgoglio” e lo stesso anno le viene conferita una menzione speciale al Concorso di poesia in Piazza “Tino Sangiglio”, di Turriaco, per la composizione poetica in dialetto fiumano “Xe primavera”. Nel 2016 ancora una Menzione onorevole per la raccolta di poesie a Istria Nobilissima, che torna ad assegnarle lo stesso premio, sempre per la poesia, l’anno seguente, nel 2017. Sempre a Istria Nobilissima, nel 2018, si aggiudica il Primo premio nella categoria Poesia in uno dei dialetti della CNI.

Leggere e scrivere ti piaceva da sempre. Quando ti sei decisa a “buttarti nella mischia”?

“Mi sono serviti tanti anni per convincere me stessa a presentarmi a qualche concorso. Non mi ritenevo all’altezza. Negli anni ’80 scrivevo poesie, così… per sfogarmi, e poi le mettevo nel cassetto. Ne ero sempre gelosa. Dapprima erano in lingua. Una volta avevo tentato con Istria Nobilissima, ma non ero evidentemente ancora all’altezza. Poi ho ripreso a scrivere, anche in prosa, sul tema degli esuli e dei rimasti, e ho vinto il mio primo premio della Consulta femminile di Trieste. E così ho continuato, rielaborando poi il discorso dei rimasti in un romanzo breve, con cui ho vinto una menzione a Istria Nobilissima. Poi ho avuto modo di conoscere Roberto Stanich, Reneo Lenski e Rodolfo Decleva, questi ultimi due ‘fiumani patochi’, che mi hanno invogliato a scrivere in dialetto e che a loro volta nel loro dialetto hanno scritto tantissimo”.

Le peculiarità del fiumano

“A proposito di dialetti, vorrei sottolineare che quello fiumano si differenzia non di poco dai vari dialetti istriani. Chi non è un ‘fiuman patoco’ pensa che sia sbagliato usare parole che definiscono croate o ciacave, tipo ‘slepich’ (orbettino), ‘gus’cerica’ (lucertola), ‘zaba pocrovata’ (tartaruga)… Il dialetto fiumano ha subito le influenze di tutti quei ‘paroni’ che, nel corso dei secoli si sono susseguiti nell’area quarnerina, dai tedeschi agli ungheresi, ma soprattutto l’influenza dal dialetto locale, il ciacavo, che a sua volta usa pure parole italiane e fiumane. È un’influenza reciproca normalissima: chi parla questi dialetti non se ne rende conto e non pensa minimamente alle radici dei termini che usa”.

Come pensi si possa salvare il dialetto? Avvicinandolo alle scuole?

“Avvicinarlo alle scuole lo vedo molto difficile. Non vedo il modo, visto che sappiamo benissimo che il problema è la parziale carenza della conoscenza della lingua: la maggior parte dei bimbi che vengono iscritti nelle SEI (soprattutto in quelle dei centri maggiori) hanno in partenza una minima conoscenza dell’italiano. Di conseguenza, se gli viene imposto pure di imparare il dialetto, i poveri ragazzi non riescono più a capacitarsi e ne deriva un caos totale. Il dialetto è come il latte materno: ‘se non ti lo zuzi de picio’, se non si impara a casa da piccoli, è difficile – se non quasi impossibile – farlo dopo”.

La traccia scritta è importante

“Vorrei che il dialetto non vada perso, che resti se non altro una traccia scritta, per un domani, se qualcuno avesse voglia di scoprire qualche parola usata dai nonni e che ora non si ricorda più, che i dizionari fiumani di Gottardi, Pafundi e Samani, i glossari di Lenski e Decleva, i libri come quello di Mazzieri, ‘Storia e ciacole de un fiuman patoco’, edito dalla nostra Casa editrice e dalla CI locale, non vadano persi, affinché almeno così resti una traccia della nostra storia parlata. Si parla di una possibile monografia dei lavori premiati a Istria Nobilissima, e naturalmente mi farebbe piacere che anche i miei versi restino per i posteri. Per quanto riguarda Istria Nobilissima, anche se già stato detto, sarebbe bello che questi lavori, e non solamente quelli premiati, vengano messi a disposizione di qualche centro culturale, istituzioni, biblioteche, Comunità degli Italiani… insomma, a portata della gente. È un peccato che non possano venire sfogliati da tutti, se non altro, oggi come oggi, potrebbero venire messi in Rete. Personalmente mi piacerebbe vedere quali altri lavori sono pervenuti al Concorso, per poterli leggere e magari, un domani, per future collaborazioni con gli autori”.

Come invogliare i ragazzi a leggere e a scrivere? Magari iniziando da «Arcobaleno»?

“Certamente! Il nostro mensile è apertissimo alla collaborazione con tutti! Sono del parere che se prima di diventare adolescenti gli allievi hanno avuto un insegnamento giusto, nel senso che se l’insegnante non riesce a trasmettere a loro l’amore verso la lingua, a far capire la bellezza della lingua che sta studiando, a quel punto il danno è fatto. Se a quell’età non hanno ancora l’abitudine di scrivere, allora, nella maggior parte dei casi, anche senza averne nessuna colpa, li perdiamo come lettori e come scrittori, anche perché non hanno avuto modo di acquistare fiducia in sé stessi in questo campo”.

Come pensi si possa promuovere la scrittura tra i giovani?

“Sarebbe bello poter fare una ‘combinazione’ tra le Gare di italiano, organizzate dall’EDIT e dall’Unione Italiana, e Istria Nobilissima, nel senso che numerosi lavori premiati penso meritino la partecipazione al Concorso. Sarebbe anche un modo di promuovere Istria Nobilissima nelle nostre scuole, sia elementari che medie, in quanto probabilmente sono in tanti che non conoscono questa possibilità, cioè che ci sono le categorie volte ai giovani. Quest’anno, per esempio, tra i vincitori delle Gare di italiano delle elementari c’è un lavoro bellissimo, che a mio avviso meriterebbe di concorrere a Istria Nobilissima”.

Fiume CEC e bilinguismo

“A livello cittadino, a Fiume si parla spesso di bilinguismo e di dialetti, anche ora, in procinto del 2020, quando sarà Capitale europea della Cultura. Ma, secondo me, non è un discorso facile, perché a Fiume non sono ancora maturi i tempi per parlare di bilinguismo al cento per cento: tanta gente non conosce la storia di Fiume, soprattutto chi ci è arrivato dopo gli anni ’90. Per fortuna tra i giovani – e qui sono molto ottimista – si trovano sempre più quelli che si interessano alla storia di Fiume e non sono influenzati dalle varie correnti ideologiche. Semplicemente vogliono scoprire la storia vera. Spero che prima o poi si parli con serenità della nostra storia, la storia di Fiume e le origini del suo dialetto”.

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