Il coraggio degli italiani rimasti

Presentato a Capodistria il libro «Nel silenzio della memoria. Esodo e Istria» dell’etnologa Katja Hrobat Virloget, frutto di una ricerca decennale

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Il coraggio degli italiani rimasti

Il Giardino del libro della Biblioteca centrale “Srečko Vilhar” a Capodistria ha ospitato la presentazione del volume “Nel silenzio della memoria. Esodo e Istria”, opera dell’etnologa Katja Hrobat Virloget pubblicata congiuntamente dall’Università del Litorale e dall’Editoriale Stampa Triestina. La monografia, frutto dello studio decennale dell’antropologa, ha l’intento, attraverso una sessantina di testimonianze di chi se ne andò, chi rimase e chi arrivò in Istria, di capire cosa sia successo nel territorio nel secondo dopoguerra.

Il silenzio collettivo

”Ho intrapreso questo percorso in seguito a delle storie di chi è venuto a ripopolare questi luoghi svuotati, in quanto non credevo ai racconti sul vagare da appartamento ad appartamento per sceglierne uno a piacimento”, ha detto l’autrice. Il termine “esodo” viene usato di proposito, nonostante tra gli storici sloveni prevalga l’uso dell’espressione “migrazione postbellica”. Questo per rimarcare “la costrizione a prendere la decisione volontaria di lasciare la propria terra, dove erano diventati stranieri”, come l’ha definita la Hrobat Virloget. Una raccolta di storie struggenti e di tantissimi silenzi, spesso più esplicativi di mille parole. “Non si doveva parlare del perché la gente se ne andasse e il silenzio collettivo è diventato il fondamento della loro identità; un’identità che, però, conosce e apprezza ogni pietra di queste città”, ha spiegato l’autrice nel dialogo con Jasna Čebron, nel quale ha ammesso che non è stato semplice trovare gli interlocutori e di aver pianto tanto assieme e per chi ha accettato di aprirsi. Anche i rifiuti comunicano qualcosa, così l’etnologa, che ha rimarcato quanto siano stati coraggiosi gli italiani rimasti, integrandosi e conservando comunque la propria identità.

Katja Hrobat Virloget e Jasna Čebron

Nessuno ha il diritto di giudicare

”Specie gli italiani non vogliono parlare con chi non ha mai mostrato empatia”, ha riconosciuto la ricercatrice, che si è impegnata egregiamente nell’approccio rispettoso e distanziato, superando lei stessa i propri stereotipi e sottolineando più volte che nessuno ha il diritto di giudicare. La Čebron, in conclusione ha rammentato “la tacita slovenizzazione in atto nel territorio ufficialmente bilingue” in relazione al bando di concorso per il nuovo capo della Criminalpol di Capodistria, che non prevede per il candidato la conoscenza attiva della lingua italiana. La prima presentazione della monografia, avvenuta a Sant’Andrea, quartiere di Gorizia, a detta dell’autrice, ha suscitato reazioni negative, mentre a Capodistria c’è stato un pubblico numeroso, aperto e più sensibile. Un ringraziamento è andato al vicesindaco e presidente della CI “Santorio Santorio” Mario Steffè, presente in veste non ufficiale che ha annunciato di voler ospitare il volume presso il sodalizio e il responsabile del programma informativo di Radio Capodistria, Stefano Lusa, per l’interesse dimostrato e le recensioni. Il libro in lingua slovena, corredato di un sommario in italiano è disponibile in versione integrale al collegamento urly.it/3dx5p.

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