
Qualche giorno fa la Città di Fiume ha reso noto l’ordine del giorno della seduta del Consiglio cittadino, che si terrà giovedì prossimo, 22 settembre, e alla quale si discuterà su uno dei temi più scottanti nel panorama politico e culturale fiumano: la proposta di dimissioni o destituzione del sovrintendente del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc”, Marin Blažević. Secondo il primo scenario, ovvero se dovesse venire approvata la proposta di Blažević stesso, il sovrintendente svolgerebbe il suo incarico fino al 31 dicembre 2023. Il Consiglio teatrale, invece, vorrebbe una destituzione immediata e la sostituzione di Blažević con Bojan Šober in veste di facente funzione.
Bocciata la proposta di Blažević
Il Consiglio per la cultura della Città di Fiume, riunitosi ieri, ha preso in considerazione il materiale preparato per la seduta del Consiglio cittadino e ha votato in merito alle due proposte legate allo “Zajc”, per inoltrare, successivamente, il proprio parere alle autorità cittadine. Per quanto riguarda la proposta del sovrintendente di rimanere in carica fino alla fine del 2023, i membri del Consiglio per la cultura si sono espressi con un voto a favore, uno astenuto e due contrari. Senza discutere in maniera approfondita in merito, la proposta è stata, dunque, scartata.
Una parvenza di razionalità
La parte clou della seduta è stato il punto all’ordine del giorno che si riferiva alla destituzione immediata di Blažević per volere del Consiglio teatrale. A rivolgersi ai membri del Consiglio per la cultura è stato il vicepresidente del Consiglio teatrale, Bojan Šober, il quale ha parlato a lungo dei torti che sarebbero stati commessi dal sovrintendente e delle affermazioni con le quali avrebbe leso la dignità non solo dei membri del Consiglio teatrale, ma anche dello “Zajc” in quanto istituzione culturale. Šober si è soffermato anche sull’affermazione di Blažević secondo la quale una sua destituzione avrebbe messo in forse la nuova stagione teatrale e si è chiesto perché, allora, Blažević si era candidato al ruolo di sovrintendente del TNC di Zagabria in questo stesso periodo. Altri due o tre sassolini nella scarpa di Šober sono pure i progetti avviati o supportati da Blažević (Studio Surian, Galleria Zajc, Teatro Kamov), nonché quelli soppressi per mancanza di fondi, come le Notti estive fiumane o le Giornate dello Zajc, per non parlare delle assunzioni o del lavoro svolto da Blažević per il progetto Fiume Capitale europea della Cultura 2020, che non sono stati approvati dal Consiglio teatrale. Visto, però, che Šober punta alla carica di sovrintendente facente funzione dello “Zajc”, ci si chiede in quale misura le sue domande siano state spassionate.

Foto: RONI BRMALJ
Una richiesta (in)fondata
È stato particolarmente dettagliato nel suo intervento Renato Stanković, il quale ha esposto le rimostranze del Consiglio teatrale e ha concluso che anche se ci sono state delle irregolarità, queste non sono di gravità tale da meritare la destituzione di un sovrintendente che nel suo mandato ha registrato buoni risultati sia in quanto a programma che in quanto a gestione finanziaria del Teatro. I motivi del Consiglio teatrale, ha speculato Stanković, sono esclusivamente di natura politica. In conclusione del suo intervento si è soffermato sulla recente conferenza stampa della presidente del Consiglio per la cultura, Maša Magzan, svolta assieme al presidente del Consiglio teatrale Zvonimir Peranić, la quale ha parlato a nome del Consiglio senza averne prima interpellato i membri. Stanković ha definito questo gesto una “tattica politica” e ha dichiarato che gli atteggiamenti sono legittimi, ma nessun regolamento è stato infranto.
La morte del dialogo
Proprio come è avvenuto alla seduta del Consiglio teatrale del 2 agosto, il capodipartimento per la Cultura, Ivan Šarar, ha aspettato che tutti i membri del Consiglio per la cultura si esprimessero sull’argomento, al che ha chiesto la parola per sottolineare l’assurdità della situazione. “In questa sede non voglio parlare di Marin Blažević – ha detto in apertura Šarar -. Mi soffermerò esclusivamente sul modus operandi dei due Consigli coinvolti in questo linciaggio. Alla seduta del 2 agosto ho usato la parola ‘imboscata’ perché i membri erano in agguato e si sono scagliati su Blažević a sua insaputa e senza dargli modo di difendersi. In quella sede gli era stato detto che avrebbe potuto esporre le sue argomentazioni alla seduta del 5 settembre, che però è stata posticipata e si è tenuta online senza mettere al corrente né il diretto interessato né il fondatore. Questa è stata la seconda imboscata organizzata contro Blažević. La terza è oggi (ieri per chi legge, nda), in quanto Maša Magzan ha dichiarato espressamente di non voler invitare il sovrintendente alla seduta del Consiglio per la cultura. Io mi chiedo come sia possibile che in un Paese democratico si faccia di tutto per impedire a una persona di prendere la parola per difendersi. Il dialogo e la democrazia vengono ignorati intenzionalmente”. Šarar ha rigettato buona parte delle accuse ventilate da Šober riguardo alle manifestazioni delle Notti estive fiumane e delle Giornate di Zajc, spiegando che il sovrintendente e il fondatore hanno deciso, di comune accordo, di sopprimerle per dare spazio al progetto Fiume CEC 2020 e ad altri eventi. In conclusione, ha dichiarato che è assurdo destituire una persona solo perché svolge il proprio lavoro e si è rivolto a Magzan per ricordarle che è assolutamente deplorevole organizzare una conferenza stampa di natura politica senza mettere al corrente le autorità cittadine nel Palazzo del Comune, uno spazio amministrativo politicamente neutrale.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
Consiglio a favore della destituzione
Al momento delle votazioni i membri presenti in sala si sono espressi a favore della proposta del Consiglio teatrale per la destituzione di Blažević con due voti a favore, uno astenuto e uno contrario. Il problema principale in questa ingarbugliata situazione politica in cui è difficile avere una visione chiara e spassionata di ciò che è avvenuto, anche perché le varie parti in gioco si accusano a vicenda di mentire, è proprio la mancanza di trasparenza e di razionalità necessarie a intavolare un dialogo civile ed equilibrato.
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