Il 2 giugno, una data dal profondo significato storico e culturale

La Comunità degli Italiani di Zagabria ha celebrato la Festa della Repubblica con il concerto del coro «Viva la musica»

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Il 2 giugno, una data dal profondo significato storico e culturale

La musica unisce i popoli e le nazioni, supera i confini tracciati dall’uomo e crea momenti unici di condivisione. La musica – come il resto delle arti – è un linguaggio universale ed emoziona sia chi con il proprio talento la produce sia gli spettatori. Sabato sera, in prossimità del settantanovesimo anniversario della nascita della Repubblica Italiana, la Comunità degli Italiani di Zagabria ha voluto celebrare uno degli eventi più significativi della storia del Bel Paese proprio con la musica: per l’occasione il coro misto “Viva la musica” di Zagabria, diretto da Nina Cossetto, si è esibito in un repertorio raffinato e variegato, interpretando magistralmente brani in latino, italiano e croato. Una varietà linguistica e musicale che simboleggia il potere della ricchezza generata dalla diversità e il ponte tra Italia e Croazia, due nazioni fortemente connesse dalla storia, dalla cultura e dalle persone che sentono di appartenere a entrambi i Paesi.

Una scelta di speranza e rinascita
“Il 2 giugno è una data che per tutti noi italiani, ovunque ci troviamo, porta con sé un profondo significato storico, culturale ed emotivo – ha detto in apertura dell’evento Oskar Arlant, rappresentante della minoranza nazionale italiana della città di Zagabria –. Il 2 giugno 1946 il popolo italiano scelse la Repubblica: una scelta coraggiosa, di speranza e di rinascita. Per noi membri della minoranza nazionale italiana a Zagabria questa giornata è molto più di una semplice commemorazione: è un legame vivo con le nostre radici, con la nostra lingua, con la nostra cultura e la nostra storia. Essere italiani fuori d’Italia significa portare nel cuore una doppia appartenenza: siamo cittadini di questa bellissima città, Zagabria, e di questa splendida nazione croata, ma allo stesso tempo siamo portatori di un’eredità che ci accompagna e che ci definisce. Il nostro impegno quotidiano attraverso attività culturali, corsi di lingua, eventi artistici, incontri gastronomici e momenti di semplice ma sincero stare insieme è testimonianza di quanto teniamo alla nostra identità: non si tratta di nostalgia ma di orgoglio, non si tratta solo di ricordare ma di vivere pienamente ciò che siamo. La nostra comunità a Zagabria è piccola ma viva, aperta e accogliente: in ogni nostra attività c’è l’Italia, nei canti che risuonano nelle nostre serate, nei profumi delle nostre cucine, nei racconti dei nostri nonni, nelle parole insegnate ai più giovani. Oggi, mentre celebriamo la Repubblica, celebriamo anche la libertà di essere ciò che siamo, celebriamo il diritto di sentirci parte di una storia che unisce nonostante i confini, che ci rende ancora più ricchi nella nostra diversità”.
Parole, quelle di Arlant, che hanno emozionato i presenti. “Permettetemi di concludere con un pensiero personale – ha dichiarato infine commosso –. Ogni volta che canto l’inno italiano, ogni volta che vedo il tricolore sventolare, sento una stretta al cuore: è il segno che, anche se la vita ci ha portato lontano dall’Italia, l’Italia non è mai andata via da noi. Buona Festa della Repubblica a tutti!”

Dal Rinascimento al XX secolo
La serata è quindi proseguita con l’esibizione del coro, che in apertura si è cimentato in due brani liturgici in lingua latina risalenti al Rinascimento: “Ave Maria” del compositore spagnolo Tomás Luis de Victoria ed “Ecce quomodo moritur iustus” del compositore sloveno Jacobus Gallus Petelin. Di un altro compositore rinascimentale, il belga Orlando di Lasso, anche il brano “O occhi, manza mia”.
Il coro ha proseguito proponendo alcune canzoni del repertorio italiano: “La campana di San Giusto” di Colombino Arona e Giovanni Drovetti, brano del 1915 particolarmente caro agli irredentisti italiani durante la Prima guerra mondiale, che prende il nome da una chiesa di Trieste; lo struggente canto-preghiera “Signore delle cime” di Bepi de Marzi; e il canto popolare “Quel mazzolin di fiori” che divenne particolarmente noto durante la Grande Guerra perché fu il più cantato dagli alpini. È stato poi eseguito il canto folk del Međimurje “Tri Međimurske” del compositore ed etnomusicologo croato Vinko Žganec. Infine, il coro ha proposto tre brani del celebre compositore croato nato a Trieste Emil Cossetto, padre della direttrice Nina: “Mura, Mura”, “Došel je došel zeleni juraj” e “Dragi Zagreb”. Quest’ultimo brano, dedicato alla capitale croata, dove Emil Cossetto visse maggior parte della sua vita, è stato eseguito perché proprio il 31 maggio si è celebrata la Giornata della città di Zagabria.

La difficoltà di lasciare la terra natia
Tra un brano e l’altro è intervenuto Antonio Pirrotta, membro del coro “Viva la musica” e primo corno dell’orchestra del Teatro Nazionale Croato di Zagabria. Antonio è italiano, originario della Sicilia, ma vive ormai da anni in Croazia: ha voluto per l’occasione condividere una sua riflessione sulle difficoltà di lasciare la propria terra natia e dover ricominciare la propria vita da capo, ma anche sull’arricchimento che deriva dall’appartenere a contesti e culture diverse.
“Quando siamo costretti, per lavoro o per vicissitudini, a lasciare la nostra terra e la nostra casa, e proviamo a volte anche dello sconforto perché lasciamo la famiglia e gli affetti, ciò in realtà comporta una ricchezza, perché la diversità ci rende più liberi e più ricchi – ha affermato, emozionato, Antonio –. Adesso, dopo otto anni a Zagabria, posso dire che veramente mi sento come a casa”.
L’artista ha fatto successivamente riferimento al potere di condivisione e unione della musica: “Guardando a quello che succede adesso nel panorama internazionale, dobbiamo capire che niente ci è dovuto, ma che ognuno di noi deve fare la propria piccola parte, sentirsi parte di qualcosa: questo nella musica, in orchestra e in coro, è molto importante, perché ci insegna ad ascoltare gli altri. Ascoltare non soltanto quando gli altri parlano, ma anche quando sono in silenzio, perché anche le pause e il silenzio sono musica”.

Un momento di condivisione
La serata, che ha segnato quindi un importante momento di condivisione per la comunità italiana della capitale, celebrando i valori della Repubblica Italiana ma anche il legame tra le culture italiana e croata, si è conclusa con un rinfresco e buffet offerto dagli organizzatori.
Presenti all’evento anche la Consigliera e Vice Capo Missione dell’Ambasciata d’Italia in Croazia Maria Cristina Costa e la direttrice dell’Ufficio dell’Agenzia ICE di Zagabria Marilena Procaccio, che hanno sottolineato l’importanza delle relazioni bilaterali e della presenza della comunità italiana in Croazia.

Marilena Procaccio, Daniela Dapas, Maria Cristina Costa, Nina Cossetto, Oskar Arlant e Ines Kozlović

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