Idioma istroveneto, le nostre radici: il suo futuro è nella valorizzazione

Un incontro per definire la strada da percorrere per tutelare il dialetto, bene immateriale

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Idioma istroveneto, le nostre radici: il suo futuro è nella valorizzazione

Dialetto istroveneto, bene immateriale: come fare per non dimenticarlo? Il Comitato per il patrimonio culturale immateriale del Ministero della Cultura, lo scorso settembre ha valutato avere il dialetto istroveneto la qualità di bene culturale immateriale ai sensi della Legge sulla protezione e la conservazione dei beni culturali.

 

Sulla base della documentazione presentata e dei fatti esposti e in base alla raccomandazione del Comitato per il patrimonio culturale immateriale, il Comitato d’esperti per la determinazione delle qualità del bene culturale ha stabilito che il dialetto istroveneto è bene culturale immateriale. Va ricordato che il dialetto istroveneto è stato inserito anche nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Repubblica di Slovenia. Assieme all’attività letteraria, alle conoscenze linguistiche del dialetto in Istria e nel Quarnero, hanno contribuito anche le opere lessicografiche e dialettologiche, ma siamo ancora privati della descrizione esauriente di tali parlate venete. La visibilità pubblica dell’istroveneto è stata raggiunta, oltre tramite le suddette pubblicazioni, anche grazie al Festival dell’istroveneto, manifestazione organizzata dall’Unione Italiana in collaborazione con la Regione istriana.

Purtroppo, l’istroveneto sta lentamente scomparendo, per tanti motivi: cambiamenti sociali, culturali e, non per ultima, l’assimilazione. Per mantenerlo vivo, affinché abbia un posto al sole, per tramandarlo alle future generazioni, a Buie si è tenuta una riunione alla quale hanno partecipato molti rappresentanti delle istituzioni, delle Città istriane e delle Comunità degli Italiani. Un argomento ricco quello trattato, perché l’interesse non è di certo mancato. Dopo le proposte, che sono state tante, su svariate iniziative da promuovere per tutelare l’istroveneto, gli interessati avranno ora 15 giorni di tempo per inoltrarle all’Unione Italiana. Qualcosa si è dunque mosso e quel qualcosa spazia dalla gastronomia alla pesca, dall’agricoltura alla scuola, alle tradizioni, al teatro dialettale e a tutti i pori della vita quotidiana.

La conferenza sull’istroveneto a Buie

La ricchezza della diversità

Dopo i saluti iniziali espressi in istroveneto da Vladimir Torbica, assessore regionale alla Cultura e alla Territorialità, di Marianna Jelicich Buić, della Giunta esecutiva dell’UI e della vicepresidente della Regione in quota CNI, Jessica Acquavita, sono intervenuti, tra gli altri, Maurizio Tremul, presidente dell’UI e Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’UI.

Maurizio Tremul

Nel suo discorso Tremul ha rilevato come “sia importante fare entrare il dialetto nelle scuole, con sketch in istroveneto per esempio, con cose divertenti e attraverso il gioco”. Corva ha invece ribadito che “ora abbiamo la possibilità di istituzionalizzare le iniziative”. Mario Steffè, di Capodistria, ha ricordato che il riconoscimento del dialetto come bene immateriale è una cosa molto importante per l’Istria: “Questo è positivo sia per la Regione istriana che per il Litorale sloveno. La ricchezza sta nella diversità linguistica. Nella parte slovena il dialetto sta scomparendo. È insito nella gastronomia, nella pesca, nell’agricoltura, ma è destinato a scomparire, perché la vita cambia. A scuola si studia la lingua, ma non il dialetto. Serve dunque una programmazione per operare nella direzione giusta”.

Marin Corva
Mario Steffè

Attività intrecciate

Le proposte sono state decine. Molto propositiva Tamara Brussich di Pola, la quale ha parlato di come popolarizzare l’stroveneto anche con scritte sulle magliette, ma soprattutto con una segnaletica che indichi i nomi delle Città e dei Comuni in istroveneto. Bruno Cergnul, vicesindaco CNI di Pola, ha detto: “Dobbiamo farci valere anche a livello visivo; intrecciamo le attività, perché insieme saremo più forti”. Dello stesso parere anche Fabrizio Vižintin, primo cittadino di Buie, il quale ha proposto d’istituire una specie di karaoke itinerante, in modo da portare la parlata istroveneta in giro per l’Istria. Gaetanto Benčić, di Torre, ha proposto di portare l’istroveneto in teatro, con le filodrammatiche che presentino storie dialettali, tradizioni che contano e che sono importanti”. Glauco Bevilacqua, di Cittanova, ha fatto notare che l’istroveneto si trova anche nella gastronomia, ma non soltanto; anche nei musei, negli acquari e in vari settori della vita quotidiana. In particolare ha fatto l’esempio di un grande esperto, Franko Lukež, che ha raccolto oltre 300 proverbi in dialetto. Le idee dunque sono state tante: ora ci sono due settimane per inviarle al gruppo di lavoro preposto alla loro notifica, poi vedremo in quale direzione si muoveranno l’Unione Italiana e soprattutto la Regione istriana.

Bruno Cergnul
Tamara Brussich
Gaetano Benčić
Fabrizio Vižintin

Gli strumenti di tutela

Specifichiamo che per un bene culturale viene determinato il seguente sistema di misure di protezione: garantire la disponibilità del bene al pubblico, incoraggiare la trasmissione e la salvaguardia del bene culturale nell’ambiente d’origine, incoraggiare la partecipazione degli individui, dei gruppi e della comunità che hanno ereditato il bene nell’identificazione, nella definizione, nella realizzazione e nella trasmissione del bene, divulgare e promuovere il bene culturale tramite l’organizzazione di convegni, tramite i mezzi di comunicazione elettronici, le registrazioni audio e video e in altri modi, garantire la sostenibilità del bene tramite la formazione, l’identificazione, la documentazione, la ricerca scientifica, la conservazione, la protezione, la promozione, l’aumento del valore, la possibilità di trasmettere la tradizione ai successori tramite l’apprendimento formale e non formale e la rivitalizzazione dei segmenti abbandonati del bene tramite seminari e workshop. Il dialetto istroveneto comprende le parlate italoromanze di tipo veneto nell’Istria croata e slovena e nella piccola parte dell’Istria che oggi si trova entro i confini dell’Italia. Rappresenta la madrelingua o la prima lingua della maggior parte degli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana nella Repubblica di Croazia.

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