I videogiochi che fanno riflettere l’osservatore

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I videogiochi che fanno riflettere l’osservatore

FIUME | L’associazione “Drugo more” di Fiume è un’organizzazione non governativa la cui attività si basa su progetti impegnati che mettono in discussione le convenzioni sociali e fanno riflettere.

I loro progetti elaborano quasi di regola temi, per così dire, “controversi” o “scomodi”, al fine di stimolare un cambiamento nell’abito mentale dei cittadini e nella società.
Un segmento importante dell’attività di quest’associazione sono le mostre, concepite sempre come un poligono per l’esercitazione del pensiero divergente e critico.
In linea con quest’orientamento è anche la mostra collettiva “Games and Politics/Giochi e politica”, realizzata in collaborazione con il Goethe-Institut e il Centro per l’arte e i media di Karlsruhe e allestita nella galleria Filodrammatica fino al 2 febbraio.
L’esposizione è giunta a Fiume nell’ambito di una lunga tournèe mondiale che ha visto l’allestimento presentato nel corso di dicembre 2018 e gennaio 2019 nel Museo d’Arte contemporanea di Zagabria.

Socialmente impegnati

I visitatori della mostra possono giocare a sedici videogames che, con la loro narrazione politicamente e socialmente impegnata e la logica del gioco, eludono il mercato convenzionale, in tal modo superando la funzione di mero mezzo d’intrattenimento.
I giochi presentati esaminano in diversi modi i vari aspetti della società contemporanea tramite scenari che riflettono situazioni reali o immaginarie nella politica ed economia mondiale.
Ad esempio, nel gioco “This War of Mine”, ispirato all’assedio di Sarajevo, il giocatore si trova nei panni di un civile che cerca di sopravvivere in una città occupata; nel gioco documentario “The Cat and the Coup” il giocatore assume il ruolo del gatto del primo premier iraniano scelto democraticamente e via dicendo.
Negli altri giochi i visitatori possono cimentarsi con le decisioni politiche, le problematiche gender, la sorveglianza dello Stato, la guerra con aeromobili con pilotaggio remoto e altri.

I due videogiochi di Paolo Pedercini

Facendo assumere ai giocatori ruoli di vittime di conflitti mondiali e presentando chiaramente situazioni di sfruttamento nei Paesi del Terzo mondo, questi videogiochi suscitano nel giocatore un senso di empatia in quanto lo costringono a osservare determinate problematiche da una prospettiva diversa.
Sono particolarmente intensi due videogiochi dell’artista italiano Paolo Pedercini, riuniti sotto il nome di “Molleindustria”, Madrid e Phone story.
Nel primo, l’autore ricorda tutti gli attacchi terroristici perpetrati dall’ISIS, mentre nel secondo (Phone story), illustra con una grafica intenzionalmente non troppo elaborata, lo sfruttamento degli operai in una fabbrica di smartphone in Asia.
È accaduto realmente che i lavoratori, sfiniti da orari disumani di lavoro, si suicidassero gettandosi dalle finestre della fabbrica.
La dirigenza, invece di migliorare le condizioni di lavoro, si era limitata a sistemare una rete a una certa altezza dal suolo per prevenire la loro morte.
Il ciclo produttivo dei telefonini inizia in Africa, dove il giocatore assume il ruolo di un militare il cui compito è sorvegliare i bambini che lavorano nelle miniere alla ricerca della materia prima dalla quale poi verrà fabbricato un telefonino.
Dopo essere stati fabbricati in Asia, il ciclo prosegue negli Stati Uniti, dove gli smartphone vengono venduti a una massa di acquirenti presi dalla frenesia degli acquisti. Il tutto si conclude in India, dove i cittadini poveri rovistano nelle discariche di rifiuti elettronici alla ricerca di materiali preziosi da rivendere.

Contesto ideologico

È evidente che i videogames non hanno soltanto una funzione di divertimento, bensì vengono utilizzati come mezzo di riflessione sui problemi che attanagliano la società contemporanea, quindi hanno sempre un chiaro contesto ideologico che oggigiorno viene sfruttato ampiamente da tutte le frazioni politiche per raggiungere i loro scopi. Nell’ambito della mostra, questa sera (ore 17), è in programma nella galleria Filodrammatica una tavola rotonda sul tema “Il gioco della politica e la politica nei giochi”, alla quale prenderanno parte Lovro Nola, politologo e direttore dell’azienda Machine academy, Damir Đurović, proprietario della ditta Digitalna Avantura e organizzatore di conferenze Reboot InfoGamer, Reboot Develop Red e Reboot Develop Blue, nonché editore della rivista specializzata Reboot, e Andrej Kovačević, direttore di Exordium Games e presidente del Cluster croato di produttori di videogiochi CGDA.

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