I file sull’Istria nei documenti della CIA

Chiacchierata con David Orlović, autore del libro «Documenti della guerra fredda, Istria 1946 – 1954», edito dall’Institut Mediterran, che può essere scaricato gratuitamente dal sito

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I file sull’Istria nei documenti della CIA

Dai rapporti sugli avvistamenti Ufo e gli esperimenti sul controllo mentale, ai report sulle attività comuniste di ogni angolo del globo: i documenti dell’intelligence statunitense sono oggi consultabili con un clic. Dopo anni di richieste, nel 2017, la CIA ha messo online sul suo sito Internet oltre 12 milioni di documenti. Documenti che riguardano anche l’Istria del secondo dopoguerra. A scovarli, per caso, su Internet, è stato il giovane storico polese, David Orlović, che ha quindi deciso di scaricare dal sito web della CIA (www.cia.gov) tutti i file sull’Istria e pubblicarli (in ordine cronologico) in un libro intitolato “Documenti della guerra fredda, Istria 1946 – 1954”.

Una mappa dettagliata delle basi militari presenti nel Polese del dopoguerra

“Stavo cercando su Internet alcuni dati sull’Istria ottocentesca, quando all’improvviso ho notato un link sul sito della CIA che menzionava l’Istria. Immediatamente ho cliccato sul link e in un attimo mi si è aperta una pagina web contenente numerosi documenti riguardanti la Jugoslavia socialista, ma anche oltre 270 testi o parti di documenti che riguardano la penisola istriana tra il 1946 e il 1954. Ho quindi deciso di raccogliere e catalogare tutto il materiale. Così è nato il libro, o meglio la mia ricerca storica, che ho volutamente circoscritto all’Istria”, ci ha raccontato David Orlović, che abbiamo incontrato proprio in questi giorni per parlare della suo ultimo lavoro che, per ammissione dello stesso autore, non ha la pretesa di descrivere in modo esaustivo la storia istriana dal secondo dopoguerra in poi.

Un punto di partenza

“La mia ricerca vuole essere un punto di partenza per studi successivi su fatti prima d’ora ignoti o poco conosciuti”. Così lo storico, il quale ricorda che il suo studio è suddiviso in tre parti. La prima descrive il contesto storico e le metodologie della ricerca; la parte centrale del lavoro è, invece, interamente dedicata ai 271 documenti inerenti l’Istria, riemersi dagli archivi desecretati della CIA; infine, la terza e ultima parte fornisce al lettore e ai ricercatori un supporto per una più facile comprensione dei documenti. Le ultime pagine del libro contengono, infatti, l’indice delle località menzionate (con toponimi italiani), schizzi e mappe di diversi siti o strutture. Tra queste troviamo anche alcune mappa del cantiere navale Scoglio Olivi nel quale, come si apprende dai documenti esaminati da Orlović, nell’immediato dopoguerra lavoravano perlopiù persone di nazionalità italiana, che intorno al 1948 occupavano quasi tutte le posizioni di prestigio all’interno dello stabilimento navalmeccanico polese.

Il cantiere Scoglio Olivi

Tra i file riguardanti Scoglio Olivi ce ne sono anche alcuni che parlano dei profili politici dei dirigenti e dei capi dell’epoca. Naturalmente, nei documenti desecretati dalla CIA si menzionano anche i campi minati presenti in Istria nel secondo dopoguerra, così come sono menzionate anche tutte le basi militari presenti a Pola in quel periodo. “Insomma – spiega Orlović – gli interessi degli Usa verso l’Istria tra il 1946 e il 1954 spaziano dall’industria alle questioni militari, ma anche alla Comunità nazionale italiana, i cui appartenenti fuggiti in Italia, si presume, fossero i principali informatori della CIA, che poteva, però, contare anche su spie doppiogiochiste ben inserite all’interno delle strutture politico-amministrative locali dell’allora Jugoslavia socialista”.

«La Voce del popolo»

A proposito degli italiani dell’Istria del dopoguerra, Orlović sottolinea che tra i documenti consultati alcuni raccontato di interrogatori, mentre altri citano nomi di persone della Comunità dei rimasti come Antonio Borme ed Eros Sequi. Stando ai documenti raccolti e raggruppati in ordine cronologico dal giovane storico polese, la CIA si interessò a quei tempi anche alle pubblicazioni in lingua italiana, tra le quali figura anche la “Voce del popolo”. Nel file 244 è citato, infatti, il nostro quotidiano, così come sono menzionati Erio Franchi e Giacomo Raunich, che in quegli anni ricoprivano gli incarichi di direttore e caporedattore della “Voce”.
Oltre a quanto citato, il lavoro di David Orlović contiene numerose altre informazioni e dati, che possono venire consultati in qualsiasi momento da chiunque fosse interessato ad approfondire il discorso. Il libro, edito dall’Institut Mediterran, può infatti essere scaricato gratuitamente dal sito Internet dell’organizzazione.

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