I discanti a intervalli stretti dell’Istria: un elemento d’identità comunitaria

Il concerto tenutosi a Sissano ha avvicinato il pubblico alle origini e alle specificità dei canti tradizionali istriani

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I discanti a intervalli stretti dell’Istria: un elemento d’identità comunitaria
I discanti dell’Istria hanno attirato un folto pubblico. Foto: MARKO MRĐENOVIĆ

La musica costituisce da sempre uno dei tratti maggiormente identificativi di un popolo, è legata a una particolare cultura generatasi in una particolare regione e deve essere tutelata e valorizzata in quanto patrimonio culturale da diffondere presso le generazioni presenti e da tramandare a quelle future. Lo stesso vale per i canti popolari, forte elemento di identità di una comunità. Ben vengano, quindi, iniziative culturali come quella promossa dalla Comunità degli Italiani di Sissano che, più che consapevole dell’importanza e della necessità di conservare il ricco patrimonio culturale locale e non soltanto, ha pensato bene di dare forma e sostanza a un evento dedicato e riservato esclusivamente ai canti popolari dell’Istria. Stiamo parlando del concerto “Discanto istriano patrimonio dell’Unesco”.

Una serata istruttiva
Definirlo solamente un concerto sarebbe, però, profondamente riduttivo sia per la quantità che per la qualità dei contenuti proposti. Più che una semplice esibizione canora, una delle tante, l’appuntamento dell’altra sera è stato molto di più. Infatti, il numeroso pubblico presente ha avuto non soltanto la possibilità di ascoltare i diversi discanti a intervalli stretti dell’Istria, ma ha avuto anche l’occasione di apprendere qualcosa in più sulle loro origini e specificità. Tra il pubblico erano presenti anche l’assessore alla Cultura della Regione istriana, Vladimir Torbica, il sindaco di Lisignano, Marko Ravnić e Marin Corva, presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, il cui supporto (assieme a quello dell’Ufficio per i diritti dell’uomo e delle minoranze nazionali della Repubblica di Croazia) è stato fondamentale per l’organizzazione della serata.

Un documentario di Dario Marušić
Serata che è stata ufficialmente aperta con la proiezione di un breve video documentario in cui l’etnomusicologo, Dario Marušić, elenca e spiega le caratteristiche dei discanti istriani, alcuni dei quali caduti purtroppo in disuso, come ad esempio le “bugarisse” di Valle. Sul palco sono quindi comparsi i due presentatori del concerto: Manuela Geissa e Claudio Grbac, che subito hanno ricordato che nel 2009 la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio immateriale dell’Unesco ha inserito nella sua lista il kanat, il tarankanje, il bugarenje e il pojanje di Peroi, ma anche i discanti istroveneti come le butunade di Rovigno, le bugarisse di Valle, i bassi di Dignano, i canti a la pera, a la longa e xota le pive di Gallesano e, naturalmente, le mantignade e i canti xota le pive di Sissano.

Dalle mantignade e xota le pive…
La serata è quindi entrata nel vivo. I primi a esibirsi non potevano che essere i padroni di casa. Così, i rappresentanti della CI di Sissano, Claudio Grbac e Gino Sverko prima e Antonio Dobran e Claudio Grbac poi, si sono presentati al pubblico con le mantignade “Se fusi Carnevale ogni giorno” e “La mare ne paricia al dixna”. Accompagnati dal suono della piva di Gino Šverko hanno quindi eseguito il canto xota le pive “Canto le mantignade e vado torno”.

…al bugarenje e ai canti a la longa
Dopo le mantignade sissanesi, a intrattenere il pubblico ci hanno pensato il gruppo tutto al femminile “Frndalice” con due brani tipici della popolazione croata della Ciciaria, dove il canto tradizionale è il bugarenje. L’esibizione successiva ha visto impegnati i rappresentanti di un’altra Comunità degli Italiani, quella di Gallesano. Corino Moscarda e Violante Moscarda Valente hanno eseguito due canti a la longa: “Sta note jera aperto il tuo giardino” e “Chi sapa formenton polenta magna”. Il tarankanje, canto diffuso un po’ in tutta l’Istria e lungo l’intero litorale croato, è stato, invece presentato da Zoran Karlić e Noel Šuran.

I bassi di Dignano e le butunade di Rovigno
A seguire, al pubblico sono stati presentanti i bassi di Dignano. Il compito è spettato a Livio Belci e Gloria Valle, della Comunità degli Italiani di Dignano. Al concerto dedicato ai discanti istriani ha partecipato anche la Comunità degli Italiani di Rovigno, i cui due rappresentanti, Alessio Giuricin e Antonio Curto hanno offerto al pubblico ben quattro butunade: “Cu i paso par da qua e i rasco e i spoudo”, “I nu vido l’ura ch’el sul vago a li base”, “A miexa nuoto l’amur meio nu viene” e “A Muntalban ga stansia dui viciuoti”.

La bugarissa di Valle
A Sissano si sono presentati al pubblico anche i kantaduri di Seiane (Žejane) e i ragazzi della Scuola di musica “Ivan Matetić Ronjgov”, ma anche lo stesso Dario Marušić, che assieme a Noel Šuran ha cantato la bugarissa di Valle “Morosa mia fa che te lu meto” e assieme a Goran Farkas “Izrasla je narančica”, pojanje di Peroi. Chiusa la parte ufficiale della serata, sul palco è stato invitato il gruppo “Veja” di Pisino, che ha intrattenuto il pubblico con una serie di brani tradizionali dell’Istria riletti, però, in chiave etno-pop.

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