I dipinti e le attribuzioni di Giovanni Pietro de Pomis

La prof.ssa Nina Kudiš ha tenuto una lezione online sul pittore italiano la cui pala d’altare «Sant’Anna Metterza» adorna la Basilica della Madonna di Tersatto

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I dipinti e le attribuzioni di Giovanni Pietro de Pomis

Interessante e ricca di spunti la lezione online proposta dalla storica dell’arte Nina Kudiš, professoressa ordinaria presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, sul tema “Il pittore Giovanni Pietro de Pomis e il capitano fiumano Stefano della Rovere: l’autore e il committente del quadro ‘Sant’Anna Metterza’ nella Basilica della Madonna di Tersatto”. La lezione è frutto del progetto di ricerca “Et tibi dabo: Committenti e donatori di opere d’arte in Istria, nel Litorale croato e nella Dalmazia settentrionale dal 1300 al 1800”, di cui la prof.ssa Kudiš è responsabile, che viene portato avanti da quattro anni in seno alla Cattedra per l’arte della prima età moderna del Dipartimento di Storia dell’arte della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume.

La relatrice Nina Kudiš

Una grande amicizia

Nella sua introduzione, la prof.ssa Kudiš ha spiegato che assieme ai suoi colleghi, nell’ambito del progetto ha pubblicato numerosi studi scientifici e ha preso parte a diversi convegni. Per quanto riguarda Giovanni Pietro de Pomis (1569, Lodi – 1633, Graz), la docente ha rilevato che del pittore si è occupata all’inizio della sua carriera di storica dell’arte e che ora ha ripreso quest’argomento giungendo a delle nuove scoperte. Il dipinto “Sant’Anna Metterza” venne realizzato da de Pomis per il capitano di Fiume, Stefano della Rovere, tra il 1624 e il 1625, che lo ordinò per l’altare nella Basilica della Madonna di Tersatto, commissionato dopo la morte della prima moglie, avvenuta nel 1624. Della Rovere e de Pomis, come spiegato dalla prof.ssa Kudiš, furono grandi amici e quest’amicizia influì su alcune importanti decisioni del pittore.

La rinascita di Fiume

Stefano della Rovere fu capitano di Fiume dal 1608 al 1638. Arrivò da Graz e contribuì alla rinascita e alla crescita della città. Infatti, all’epoca Fiume contava 3mila abitanti, mentre all’inizio del secolo, quando vi si insediò, la città era devastata dall’epidemia della peste, scoppiata nel 1599 e soffriva le conseguenze del blocco marittimo imposto da Venezia, che all’epoca dominava l’Adriatico. Stefano della Rovere nacque a Messina e grazie al suo spirito intraprendente giunse alla corte di Graz, dalla quale poi venne inviato a Fiume. Ebbe due fratelli, Pietro e Benedetto. Quest’ultimo fu monaco cistercense e morì a Fiume nel 1628: infatti, Stefano lo portò con sé sul Quarnero nella speranza che venisse investito della carica di primo vescovo di Fiume, dal momento che sperava che Fiume sarebbe diventata una diocesi, ma ciò non avvenne per altri tre secoli, fino al 1925.

Della Rovere – ha proseguito la storica dell’arte – fu un capitano importante per Fiume. Amava la città e si sentiva suo cittadino. Nel Castello di Fiume fece costruire una cappella intestata a Santo Stefano, probabilmente progettata da Giovanni Pietro de Pomis, della quale non si conosce l’aspetto in quanto il Castello venne demolito all’inizio del XX secolo e al suo posto costruito il Palazzo di Giustizia, che oggi domina via Martiri antifascisti.

La navata principale della chiesa di Tersatto

Uno dei dipinti più belli

“La pala d’altare di de Pomis, ovvero il dipinto ‘Sant’Anna Metterza’, adorna oggi un altare risalente al XVIII secolo – ha spiegato la prof.ssa Kudiš –. Si tratta di uno dei dipinti più belli, più suggestivi e di maggior qualità conservati nel territorio di Fiume. Nel dipinto sono ritratti Stefano della Rovere con la sua famiglia, la moglie baronessa Anna Paar e i figli Ferdinando e Federico. De Pomis nacque a Lodi da una famiglia originaria del Cantone Ticino. Si formò come pittore a Venezia, nello studio di Tintoretto, ma quest’influsso non è visibile nella sua pittura. Iniziò la sua carriera artistica a Innsbruck, alla corte dell’arciduca Ferdinando II, dove all’età di appena vent’anni divenne pittore di corte e ‘cacciatore’ di opere d’arte. L’intera famiglia dell’arciduca era appassionata d’arte e investiva molto nell’ampliamento delle loro collezioni. Di conseguenza, si trovavano permanentemente a corto di denaro. Durante il suo soggiorno a Innsbruck, de Pomis si sposò, ebbe complessivamente 13 figli e figlie, mentre nel 1605 gli venne assegnato uno stemma nobiliare”, ha raccontato la prof.ssa Kudiš, la quale ha precisato che de Pomis, dopo la morte di Ferdinando II nel 1595, rimase senza un impiego, ma dopo poco tempo divenne artista di corte dell’imperatore Ferdinando II a Graz.

“Sant’Anna Metterza” di Pietro de Pomis

Le linee di contorno un tratto distintivo

Stando alla storica dell’arte, de Pomis fu un bravo pittore e i suoi dipinti si inseriscono nella tradizione artistica del tardo Rinascimento in Lombardia. Il modo caratteristico in cui dipinge i drappeggi, il forte chiaroscuro, le decise linee di contorno, il modo in cui dipinge le mani e i particolari lo rendono riconoscibile e risulta relativamente facile distinguerlo da altri autori. De Pomis non fu soltanto pittore, ma anche medagliere e architetto, autore di importanti progetti di cui il maggiore è il Castello Eggenberg.

La prof.ssa Kudiš ha quindi presentato un ritratto dell’arciduca Ferdinando II attribuito a de Pomis nel 2017, anno in cui a Innsbruck è stata allestita una grande mostra dedicata all’arciduca del Tirolo. La storica dell’arte ha fatto quindi riferimento al problema delle attribuzioni di diverse opere d’arte custodite nei musei austriaci a de Pomis, anche se non presentano alcuna sua caratteristica. “Sono rimasta stupita del disordine che vige nel campo della storia dell’arte in Austria, in quanto ho notato diverse opere d’arte attribuite erroneamente a de Pomis e viceversa. Questo mi sorprende perché mi sembra inconcepibile che i colleghi austriaci, nonostante avessero sotto gli occhi le opere di de Pomis, non abbiano svolto una ricerca di qualità legata a quest’autore”, ha rilevato la prof.ssa Kudiš.

Giovanni Pietro de Pomis, che durante la sua vita alla corte di Graz spendeva sempre troppo ed era vittima di pettegolezzi, decise ad un certo punto di lasciare la città e di venire a Fiume, dove acquistò una casetta nei pressi dell’ex Castello. Non si insediò mai a Fiume, ma vi visse suo figlio, che sposò la figlia di un notaio fiumano. De Pomis morì a Graz nel 1633.

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