
Con “Kika”, il suo primo lungometraggio presentato nella sezione parallela della Semaine de la Critique durante il Festival di Cannes 2025, Alexe Poukine racconta le difficoltà di una madre single, una tematica già affrontata in maniera propedeutica nel suo cortometraggio d’esordio “Palma”. Al centro dell’attenzione della regista francese è ancora una volta una personalità femminile, che scopre di essere incinta dopo la morte improvvisa del suo compagno e, con il cuore spezzato, trova il modo di reagire e guadagnarsi da vivere. Il risultato è un binomio perfetto tra commedia romantica e dramma sociale, le cui lacrime e risate invitano il pubblico a una serie di riflessioni molto profonde.
Quali sono le caratteristiche del film “Kika”?
“È un film molto divertente e, per tanti aspetti, molto toccante. Ho voluto delineare il ritratto di una donna dalle numerose sfaccettature e ne è scaturita una storia con diverse sfumature e tante tematiche al suo interno. Le sceneggiature incentrate sulle personalità femminili al giorno d’oggi sono ancora abbastanza rare e spero che il pubblico sarà in grado di apprezzare”.
Ha avuto l’onore di presentare il suo primo lungometraggio di finzione a Cannes: quali sono stati i momenti più belli?
“Al di là del prestigio della cornice, ciò che veramente mi ha emozionato è stata la possibilità di condividere questa gioia con tanti amici e collaboratori con cui ho lavorato negli anni precedenti. Tutti loro sono accorsi a Cannes così come l’intera troupe del film. È stato bello scambiare impressioni a caldo con i membri del cast che lo hanno visto per la prima volta”.
“Kika” è stato selezionato in concorso alla Semaine de la Critique: come giudica questa sezione parallela del Festival di Cannes?
“Sono molto felice di essere stata selezionata per la Semaine de la Critique, che propone film decisamente affini alla mia idea di cinema. È una sezione dove ogni regista si sente apprezzato e coccolato perché la presentazione di ciascun film viene curata nei minimi dettagli”.
Nel suo primo cortometraggio “Palma” ha scelto di ricoprire sia il ruolo di regista che di attrice: come si è trovata?
“Ho vissuto due esperienze diametralmente opposte. Un attore deve essere bravo a lasciarsi andare, mentre un regista deve controllare tutto. Interpretando il ruolo di Palma ho compreso meglio la situazione di vulnerabilità degli attori, che si trovano nelle condizioni di dare tutto sé stessi senza sapere cosa ne farà il regista. Nella vita mi sento più a mio agio nella posizione del controllore, ma per una volta mi è piaciuta molto la sensazione di essere fuori controllo”.
È possibile mettere a confronto i personaggi femminili di Palma e Kika?
“Certo. Ho concepito ‘Kika’ come il sequel di ‘Palma’. Anche lei è una mamma e si ritrova ad affrontare la vita da sola con sua figlia. Essere una madre single è molto difficile e ho cercato di dar voce a questa difficoltà”.
In passato ha realizzato molti documentari: da dove nasce questa passione?
“La vita umana è troppo interessante per non filmarla. In particolare, ho sempre amato osservare la gente e offrire a tutti gli individui l’opportunità di esprimersi e condividere la loro identità e i loro interessi. Inoltre, il pubblico può sentirsi sicuramente meno solo quando trova persone in cui potersi identificare”.
I suoi documentari sono noti anche al pubblico italiano: che rapporto ha con l’Italia?
“Adoro l’Italia e, non a caso, ci tornerò in vacanza quest’estate. L’ultima volta ci sono stata a inizio marzo quando ho presentato la prima italiana del mio ultimo documentario ‘Sauve qui peut’ al Bergamo Film Meeting. Lo scorso novembre sarei dovuta andare anche al Festival dei Popoli di Firenze, dove ho vinto un premio per il mio penultimo documentario ‘Sans frapper’, ma sono stata costretta a rimandare perché ero incinta”.
E con il cinema italiano?
“I film del grande Pier Paolo Pasolini sono i primi che ho visto in assoluto. Mi piace tanto anche Federico Fellini e, in tempi più recenti, ho trovato magnifici ‘La stanza del figlio’ di Nanni Moretti e ‘La chimera’ di Alice Rohrwacher”.
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