
Il primo appuntamento con la musica colta nel nuovo anno alla Comunità degli Italiani di Fiume ha visto in veste di protagonista la rinomata pianista Ida Gamulin, che quest’anno celebra il 40esimo anniversario della sua illustre carriera artistica. Il concerto, organizzato dalla Scuola di musica “Ivan Matetić Ronjgov” di Fiume assieme al sodalizio di Palazzo Modello, è stato un’occasione per conoscere un’artista di grande esperienza che ha proposto un programma impegnativo, ma al contempo di facile fruizione. L’esecuzione di ciascun brano è stata preceduta da una breve introduzione in cui la musicista spiegava le intenzioni del compositore e il significato della musica che stava per interpretare.
L’ultima composizione di Schubert
Il primo brano, la Sonata in si bemolle maggiore D. 960, op. post. di Franz Schubert, è, a detta di Ida Gamulin, “la più bella, la più complessa e l’ultima composizione che Schubert scrisse negli ultimi due mesi della sua vita. Esso si può osservare come un testamento e un inno alla vita, all’amore e alla morte”. La pianista ha voluto dedicare l’esecuzione della Sonata al prematuramente scomparso insegnante della Scuola di musica fiumana, il compianto prof. Dorian Hatta, spentosi lo scorso maggio.
La Sonata è stata composta da Schubert nel settembre del 1828, due mesi prima della morte, in un unico slancio creativo in cui portò a termine tre grandi Sonate per pianoforte: la Sonata in do minore D. 958, la Sonata in la maggiore D. 959 e la Sonata in si bemolle maggiore D. 960 appunto. Schubert ha vissuto a Vienna nell’ombra del grande Beethoven, cercando di non lasciarsi influenzare dalla grandezza del genio di Bonn e di trovare una propria strada. E ci è riuscito, lasciando cantare la sua anima attraverso pagine di elevata poesia. Come spiegò Schumann, grande sostenitore della genialità di Schubert, in una sua recensione della Sonata “… la composizione scorre mormorando di pagina in pagina, sempre lirica, senza mai pensiero per ciò che verrà, come se non dovesse mai arrivare alla fine, interrotta soltanto qua e là da fremiti più violenti che tuttavia si spengono rapidamente”. Attraverso quattro movimenti (Allegro moderato/Andante/Scherzo/Finale), Ida Gamulin ha raccontato con dedizione e slancio i moti dell’anima di Schubert, tanto che non era difficile trascurare le occasionali imprecisioni durante l’esecuzione. Uno degli apici della Sonata è stato senza dubbio il secondo movimento, Andante, in cui l’artista ha dosato sapientemente la dinamica, soprattutto nella mano sinistra, dando vita a un’interpretazione di grande sensibilità.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
Il poeta del pianoforte
Hanno fatto seguito tre Notturni (in fa maggiore, op. 15 n. 1, i fa diesis maggiore, op. 15 n. 2 e in do diesis minore op. 27 n.1) del “poeta del pianoforte” Frédéric Chopin, i preferiti della pianista. Di questo genere di pezzi per pianoforte Chopin disse che erano “le confessioni più intime della sua anima”, come spiegato da Ida Gamulin. I Notturni di Chopin hanno trovato nella pianista un’interprete capace di trasmettere con disinvoltura la passione romantica che si cela tra le note di questo delicato genere musicale.
Ida Gamulin si è quindi cimentata con quattro deliziosi brani della grande compositrice croata Dora Pejačević, di cui nel 2023 è stato celebrato il centesimo anniversario della morte. I pezzi “Ljubica” (Violetta), “Ruža” (Rosa), “Potočnica” (Nontiscordardimé) e “Crveni karanfil” (Garofano rosso) sono stati eseguiti dalla pianista in maniera brillante, con slancio emotivo, mettendo così in risalto la bellezza dell’impianto armonico e melodico di ciascuna delle composizioni. L’artista ha spiegato che Dora Pejačević è stata una donna dallo spirito libero, che ha segnato l’epoca a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Ha pure ricordato che il centenario della sua morte è stato celebrato in tutte le maggiori sale concertistiche del mondo, dove sono state eseguite diverse sue opere, mentre lei stessa promuove la sua musica da diversi decenni.
Un regalo d’amore
La pianista ha quindi proposto un brano appartenente a un’epoca completamente diversa, dal divertente titolo “Zdenkin striptiz” (Lo spogliarello di Zdenka), composto dal grande Boris Papandopulo per sua moglie che danzava nei cabaret. Come spiegato da Ida Gamulin, per qualche motivo lo spartito è andato perso, per cui Zdenka non poté danzare. “Dopo 40 anni, lo spartito mi venne donato da un collega e nel 2006 ebbi l’onore di eseguirlo per la prima volta alle Serate musicali di Ossero, con un’emozionatissima Zdenka seduta tra il pubblico che ha potuto sentire per la prima volta questa musica, un regalo d’amore di Boris”, ha rilevato l’artista.
Nel brano, composto dai movimenti Menuetto-Blues-Fox, Papandopulo ha sciorinato la sua straordinaria inventiva, prendendo come spunto la musica leggera tipica dell’inizio del XX secolo. Il brano è stato eseguito con gusto da Ida Gamulin, la quale ha concluso la parte ufficiale del concerto con il brano di Ivo Josipović (compositore ed ex presidente croato) “Jubilus”, anche esso eseguito per la prima volta dalla pianista a Ossero, nel 2004, e che ha pure dato il nome alla serata di Palazzo Modello. Come spiegato da Gamulin, nel brano il compositore gioca con il canto tradizionale natalizio croato “Narodi nam se”. Vari segmenti del canto vengono variati ed elaborati nel corso della composizione, caratterizzata da un linguaggio musicale contemporaneo, in cui le regole della tonalità vengono superate per dare vita a una struttura libera.
Il pubblico ha apprezzato molto l’esibizione della rinomata pianista, per cui è stato premiato con l’esecuzione del divertente “Circolo blues”.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
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