Grado Teatro con «La casa vecia» ospite a Rovigno

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Grado Teatro con «La casa vecia» ospite a Rovigno

ROVIGNO Che nelle case vecchie, quelle del nucleo storico, sia racchiusa tutta l’anima di un luogo, lo sanno pure i muri. Eppure, i tempi più recenti ci portano spesso a sottovalutarne il profondo valore, a scordare le storie che ci raccontano e a prendere per scontato il fascino del passato, che custodiscono al proprio interno.

Ed è stato appunto questo il tema sul quale ha voluto farci riflettere l’autore dialettale gradese Giovanni Marchesan Stiata, quando ha scritto “La casa vecia”, proposta dagli attori dell’Associazione Grado Teatro, in versione rivisitata dall’autore stesso in chiave brechtiana, trattandosi di uno spettacolo del tipo cabaret e diviso in quadri come nella migliore tradizione del varietà.
Il messaggio è stato immediatamente captato da chi ha vissuto in prima persona il dramma e il dolore dell’abbandono delle proprie “case vece”. Erano presenti, infatti, tra il pubblico, ospiti della locale Comunità degli Italiani, esuli rovignesi dell’Associazione Famìa Ruvignisa – accompagnati dal presidente Gabriele Bosazzi –, che partecipano ogni anno al tradizionale raduno in occasione della Giornata della Città e della patrona Sant’Eufemia, con i rimasti.

Un’amicizia longeva
Costituita nel dicembre 1987 a opera di alcuni appassionati del teatro di prosa, l’Associazione Grado Teatro, oltre a essere sempre presente nella stagione teatrale di Grado, nutre molti legami con l’Istria e con le comunità istriane sparse per l’Italia. Grazie alla collaborazione con la CI “Pino Budicin”, da anni è ospite in questo periodo a Rovigno, dove ripropone al Teatro “Antonio Gandusio”, le pièces teatrali di Giovanni Marchesan Stiata, facendo conoscere al pubblico rovignese questo poeta e narratore dialettale gradese, del quale la compagnia ha portato sinora in scena oltre una decina di lavori. Il merito di questa longeva e stretta amicizia va soprattutto a Tullio Svettini, di origini rovignesi (o, come egli stesso ama definirsi, “
profugo istrian
”), il quale ha curato l’allestimento dello spettacolo come fece la prima volta nel 1991, quando la rappresentazione ebbe il suo debutto. Dopo la Trilogia istriana (“Tasi Nino che no xe el momento”, 1988; “Le cortègae”, 1989 e “Radighi”, 1990), infatti, “La casa vecia” fu il primo lavoro teatrale di Marchesan Stiata, che l’Associazione teatrale metteva in scena dopo i fasti del “Piccolo Teatro Città di Grado”.
“La casa vecia” era anche il primo spettacoloo musicale comprendente ben undici canti, che furono musicati dal Maestro Ferruccio Tognon. Protagonista dello spettacolo fu l’indimenticabile Giglio Boemo, vera maschera del teatro “graisàn”, assieme a una numerosa schiera di attori gradesi e friulani. Lo spettacolo ebbe diverse repliche non solo a Grado ma anche in Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Romans d’Isonzo, San Daniele del Friuli, Pontebba, Sequals e al teatro “Cristallo” di Trieste).
«Dovemo sta più insieme»
Scrive l’autore, nonché poeta-navigante, nella presentazione dello spettacolo in due tempi con musiche, in dialetto “graesàn”: “Dovemo sta più insieme, comò ‘na volta… e d’inverno a contasse le storie duti intorno ‘l fugher al coldo. Storie de co in paese gera i Patriarchi e in ‘Corte’ gera al palasso del Conte venessian… storie de maravege… de ‘Varvuole’ e de fame granda e de guera… Si … dovemo a contassele queste storie, perché xe ‘l nostro vive de geri che massa svelto veno desmentegao. E sto paese, sta vecia casa… ne recorda dute ste robe… e le case nove invece… cancela duto in poco tempo…”. Il succo dello spettacolo sta nel discorso di chiusura, tra il pescatore Checo e la vecchia Marta.
Una problematica seria, che l’autore e gli attori della compagnia hanno inscenato in maniera allegra e con spiccato umorismo. A interpretare i personaggi della commedia sono stati Andrea Cicogna, Fulvio Clemente, Nausicaa Dall’Ara, Ornella Dovier, Stefano Gaddi, Paola Iuri, Lucia Macor, Luca Mascioli, Tullio Svettini e Sonia Zuberti, con la partecipazione di Cristina Lavaria (canto) e Gilberto Leghissa alla fisarmonica.

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