Goran Filipec omaggia Franz Liszt

Il pianista fiumano è autore del nuovo album contenente quattro pezzi per pianoforte e orchestra, con la Filarmonica di Debrecen, diretta dal Maestro Imre Kollár

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Goran Filipec omaggia Franz Liszt

È uscito il nuovo album del pianista virtuoso fiumano Goran Filipec dedicato interamemte a Franz Liszt. Il cofanetto, infatti, contiene quattro pezzi per pianoforte e orchestra, la “Rapsodia ungherese”, la “Rapsodia spagnola”, “De profundis” e “Totentanz”, con la Filarmonica di Debrecen, sotto la bacchetta del Maestro Imre Kollár. Il CD è una produzione della Franz Liszt Society di Ginevra in collaborazione con la Kodály Filharmonia di Debrecen e della Naxos Records.

 

Incisioni comuni a Liszt e Busoni
Come spiega Filipec nell’ampio e dettagliato testo introduttivo, queste incisioni sono illustrative delle comunanze artistiche e di pensiero tra il grande virtuoso magiaro e il pianista e compositore italiano Ferruccio Busoni, autore delle trascrizioni di tre dei quattro succitati brani, che originariamente erano stati scritti per pianoforte.

Sia Busoni che Liszt vedevano l’opera musicale come un’entità viva, suscettibile di essere modificata e riplasmata, e, in non pochi casi, destinata ad organici strumentali diversi rispetto all’originale. L’affermazione di Franz Liszt, secondo la quale le sue molteplici versioni di parecchie sue composizioni riflettevano la sua tensione ad un certo ideale d’arte, fu condivisa pienamente e messa in pratica pure da Busoni.

Liszt e Busoni erano accomunati pure dalla loro eccezionale abilità nel trascrivere e arrangiare brani musicali di altri compositori. Busoni con il suo genio sfumò di molto i confini tra composizione e arrangiamento. Un esempio ne sia la “Totentanz” di Liszt, scritta originariamente per pianoforte (in due versioni) e trascritta per pianoforte e orchestra da Busoni, il quale, mettendoci del suo, enfatizza ulteriormente l’orrore, il macabro, il grottesco, ma anche il sublime, già presenti nella composizione lisztiana.

La copertina dell’album

Ritmi e suoni modellati
Dagli interessantissimi scritti musicali di Busoni emerge pure la sua idea di compositore, da lui visto come un visionario, quasi un profeta, che assemblava suoni e ritmi già preesistenti in natura; e piuttosto che creare, il musicista li “scopriva”, li faceva rinvenire da questo loro esistere misterioso e primordiale, dandogli forma compiuta. Questo suo concetto dell’opera d’arte, osserviamo, lo accomunava in un certo senso pure a Michelangelo, il quale, nel blocco di marmo (di Carrara, che egli voleva immacolato e trasparente) già “vedeva” la scultura ultimata, la quale abbisognava solo di essere liberata con lo scalpello da quel sovrappiù di pietra che la teneva prigioniera.

Varietà di passaggi
Il primo brano del CD è la “Magyar Rapsodia” (1841) – originariamente scritta da Liszt per pianoforte, in due versioni – che viene ripresa e rielaborata da Busoni per pianoforte e orchestra. Come spiega Filipec,“Quest’opera, in tutte e due le versioni pianistiche, abbonda di una grande varietà di passaggi, che testimoniano la mobilità musicale e l’ampio spazio che Liszt, nella sua prassi esecutiva, concedeva all’improvvisazione. Tale approccio mi ha ispirato a proporre una mia edizione del brano, in cui ho liberamente esteso e variato le diverse cadenze. Allo stesso modo, in alcuni momenti orchestrali intervengo con passaggi di contrappunto, apportando così ad una maggiore complessità della trama musicale”.

In questo brano, Filipec, oltre a farlo brillare con il suo proverbiale virtuosismo e garbato gusto musicale, valorizza appieno i fieri e folclorici temi magiari che egli espone con robusta e scultorea plasticità.

Goran Filipec

Un’interpretazione ammaliante
A proposito della “Rapsodia spagnola”, secondo pezzo del CD, Busoni, nel 1910 a Berlino, rilevava di aver arrangiato questa composizione in maniera sinfonica con l’intento di evidenziare i momenti culminanti del lavoro supportando il solista con trame orchestrali e di fornire sfumature sonore corrispondenti al carattere nazionale del pezzo. Un altro vantaggio di questo arrangiamento, affermava Busoni, è che “offre maggiori opportunità al pianista di far emergere il suo stile personale”.

Di queste “fiammeggianti” pagine il concertista fiumano offre un’interpretazione ammaliante e fibrillante di vita. Si sente che Filipec ama la Spagna, suo Paese d’elezione. Segue “De profundis, S691/R668 Psaume instrumental”, opera giovanile di Liszt rimasta incompiuta e quindi ripresa e completata da Jay Rosenblatt. Nonostante il titolo si riferisca chiaramente al Salmo 130 (“De De profundis clamavi ad te, Domine:/Domine exaudi vocem meam…”) l’autore non usa alcuna sequenza della tradizione cattolica. La “Totenanz” (Danza macabra) invece – utimo brano del CD – poggia sulle sequenze medievali “Dies irae” e “De Profundis”. La “Totentanz”, è stata restituita nella sua forte suggestione dalla formidabile ed eccitante esecuzione di Filipec, in cui si palesano la sua maturità d’artista, la magnificenza sonora, la sua incalzante e vivida immaginazione illustrativa nel “raccontare” questa danza di morte. Facciamo notare che Goran Filipec è stato apprezzato in più continenti per le sue strabilianti esecuzioni di Liszt, tanto da essersi guadagnato il premio internazionale “Franz Liszt” per la migliore registrazione lisztiana di qualche anno fa. Con questo CD, salgono a cinque i dischi dedicati al virtuoso magiaro, realizzati per la Naxos.

Infine, rileviamo che sia Liszt che Ferruccio Busoni tennero concerto a Fiume; il primo nel vecchio Palazzo del Governo nell’odierna Piazza Adria, il secondo – più di una volta! – al Teatro Comunale. Tanto per dire che Fiume era una delle capitali europee della cultura – e della Mitteleuropa in primis – anche più di 150 anni fa.

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