«Gli impulsi creativi non finiscono mai»

A colloquio con Krešimir Golubić, in arte Leon GSK, poliedrico graffitista zagabrese, street artist, pubblicista e guida turistica, il quale ci offre una riflessione profonda sulla funzione sociale della decorazione urbana

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«Gli impulsi creativi non finiscono mai»
Krešimir Golubić. La foto è stata scattata da Rene Karaman e ci è stata gentilmente concessa dall'intervistato

Se pensiamo alla street art non possiamo che immaginare un coinvolgente e intimo dialogo tra passato e presente, teso a unire la storia, l’innovazione e la libertà creativa in un linguaggio universale. Quest’affascinante arte di strada, accessibile a tutti, che ci porta in luoghi defilati e ci offre la possibilità di scoprire angoli dove non saremmo mai andati, trasforma il grigiore delle città in un caleidoscopio di emozioni e colori, nonché, ribellandosi ai canoni preconfezionati, sfida il silenzio e la monotonia dei muri anonimi, modificandoli in pagine viventi di un diario urbano. Ogni murale racchiude l’eco di un pensiero, di un sentimento, di una denuncia o di un elogio alla bellezza, creando una comunicazione diretta e sincera con i passanti che sono in grado di leggerli. In un mondo dove la dimensione digitale spesso ci allontana dall’esperienza reale, accendendo l’immaginazione, invitando a riflettere e a sognare, trasformando il paesaggio urbano in una galleria a cielo aperto, la street art ci ricorda l’importanza del contatto umano e della spontaneità. È un inno alla libertà e all’identità, un mondo dalle infinite sfaccettature, un potente strumento di espressione e cultura che, con audacia e creatività, unisce le anime in un abbraccio senza tempo. In tale contesto, abbiamo incontrato il rinomato e versatile graffitista e street artist zagabrese Krešimir Golubić, che oltre a raccontarci il percorso che lo ha condotto dallo slancio giovanile al consolidamento professionale, ci ha offerto una riflessione profonda sulla funzione sociale della decorazione urbana. Un’arte che, attraverso la creazione condivisa, a sua detta si fa strumento di aggregazione e di rinnovamento, rispondendo alla necessità di ristabilire connessioni in una società sempre più frammentata e isolata. Questo dialogo tra passato e presente, tra esperienza individuale e impegno collettivo, delinea un panorama in cui l’inventiva si fonde con la resilienza, proponendo una visione stimolante e rigorosamente contemporanea del vivere urbano.

Da passione giovanile a vibrante realtà
Narrando della sua lunga carriera, Krešimir, in arte Leon GSK, appassionatosi al graffitismo verso la metà degli anni Ottanta dello scorso secolo e uno dei pionieri della vivace scena della street art zagabrese, ci ha riferito che “per ciò che concerne il mio percorso artistico, negli ultimi tre anni si sono cristallizzate svariate situazioni. In primis, insieme al collega Gregor Furkes, anch’egli graffitista e street artist, e ad altri creativi con i quali abbiamo fondato il gruppo artistico Grupa Zid, siamo riusciti ad avviare il Zagabria Street Art Festival, la cui seconda edizione ha avuto luogo a settembre dello scorso anno presso il caffè ‘Pri Nami Garden Club’. Nell’ambito dell’evento, organizzato in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura (IIC) e incentrato sul fantastico mondo dei paste-up e degli stickers, un movimento dinamico che sta guadagnando slancio nelle culture della street art in tutto il mondo, i colori italiani sono stati difesi dal produttore musicale, videomaker, cantante, pittore e globetrotter napoletano Aldam (Andrea Scialò). In concomitanza con lo stesso, quest’anno allestiremo altresì il Sebenico Street Art Festival”.

Ci racconta qualcosa in più sul gruppo artistico?
“Il gruppo è costituito da una ventina di artisti provenienti dalla Croazia, dall’Italia, dall’Austria, dalla Slovenia, dalla Romania, dall’Ungheria, dalla Germania, non tutti necessariamente graffitisti, bensì appartenenti a contesti artistici quali quelli della fotografia, del design, dell’architettura, della calligrafia, dell’installazione, dell’arte dello stampino e altri. L’idea di base è quella di riunire le forze, aiutarci a vicenda e condividere le nostre visioni artistiche organizzando mostre, socializzando e scambiando idee, esperienze e riflessioni, allo scopo di migliorare, evolvere e ispirarci sia a livello individuale che collettivo. In tale contesto, dalla sua fondazione, avvenuta nel 2022, a oggi, siamo cresciuti tanto”.

In effetti, soprattutto in questi tempi, il lavoro di squadra può essere un’importante spinta motivazionale a tirare fuori il meglio di ciascuno…
“Le persone sono chiuse, scostanti, bloccate davanti ai computer, i ragazzi non si staccano dai cellulari, nessuno esce di casa, i cortili sono vuoti, e in qualche modo, soprattutto nelle grandi città, l’alienazione si sta facendo spazio, per cui la comunicazione è sempre più ridotta e complessa. Alla vista di ciò, operando insieme, noi semplicemente ci incoraggiamo a vicenda, abbiamo un feedback relativo a ciò che realizziamo, il che oggi manca, nonché i colleghi che desiderano fare arte e non hanno molto tempo in quanto occupati con il loro lavoro, riescono a esprimersi con maggiore respiro. A tale proposito, in un momento di crisi creativa, il gruppo ha supportato anche me, il che è stato fondamentale, nonché Zdenko Bužek, altro leggendario street artist, autore del noto murales del 1987 sul muro di via Branimir a Zagabria, che sta collaborando con noi nella pittura del sottopassaggio a Zagabria Nuova. A sua detta, il teamworking lo avrebbe tirato fuori dall’abisso del nulla in cui si è ritrovato dopo il coronavirus, quindi, il contatto, l’essere collegati e il socializzare è importante, non solo per gli artisti ma per tutti. Recentemente ho letto da qualche parte che le persone con relazioni sociali più ricche tendono a vivere più a lungo di coloro che si chiudono nel proprio bozzolo”.

Al contempo svolge una miriade di altre attività, giusto?
“Da cinque o sei anni a questa parte organizzo regolarmente seminari per bambini e adulti sulla tematica del graffitismo e della street art, nonché, essendo una guida turistica certificata per la città di Zagabria, effettuo tour inerenti alla stessa per le vie e quartieri della capitale. Inoltre, curo le edizioni di svariate pubblicazioni, tra le quali, insieme a un team di colleghi, la guida turistica ‘Street art & graffiti’. In generale, oggidì tutto quello che faccio si basa sull’arte urbana e sul graffitismo, che alcuni anni or sono ho scelto di abbracciare dopo più di due decenni di lavoro presso varie aziende nel campo del marketing, cambiando completamente vita. La street art si sta velocemente affermando quale strumento di espressione artistica e comunicativa ed è riconoscibile dai giovani, così come dai collezionisti, galleristi, ovvero da un circolo artistico di persone che la percepiscono come qualcosa di molto importante”.

Intrapresa una nuova strada

Com’è iniziato tutto, qual è stato il click che due decenni fa l’ha portata a stravolgere la vita dal punto di vista professionale?
“Come già accennato, avendo effettuato studi relativi al mondo del marketing e delle vendite, ci ho lavorato per vent’anni, rendendomi conto, ad un certo punto, che mi stava esaurendo. Si tratta di un’attività intensa, frenetica, mutevole, molto più adatta a persone giovani. D’altronde, il graffitismo e la street art sono sempre stati la mia passione, tantoché ho deciso di intraprendere quella strada: ho fatto alcune esperienze, ho preso coraggio e ho aperto la mia ditta”.

Ricorda i primi graffiti che hanno attirato la sua attenzione?
“I primi disegni che vidi fu nel 1983 in un film americano, tradotti in lettere colorate dipinte sui vagoni dei treni della metropolitana newyorkese. A seguire, iniziai a percepirli all’epoca delle mie uscite serali nel periodo della scuola elementare, quando andavamo a ballare, dove gli studenti più grandi realizzavano i cartelloni a tema con la tecnica dei graffiti. A tale proposito, è da rilevare che Zagabria è stata la prima città dell’Europa orientale a vantare questa forma di arte visiva, inizialmente nel sottopassaggio di fronte al Velesajam e sul muro meridionale dello stesso, successivamente abbattuto, nello spazio della rotatoria e in altri luoghi. Gli stessi apparvero in concomitanza con la scena hip-hop, che nella seconda metà degli anni Ottanta si stava facendo spazio, nonché con il fenomeno della breakedance. Malgrado oggi tutto ciò possa sembrare fantastico, allora non fu semplice esprimersi nel graffitismo. All’epoca ero un ragazzino di circa dieci anni e non potevo permettermi i colori e tutto il necessario per dedicarmici, nonché ci provai alcuni anni più in là, verso i quattordici, dopo aver racimolato un po’ di soldi e di coraggio. Ovviamente, essendo ancora un pivello, effettuai uno scarabocchio senza capo né coda, il che mi scoraggiò, e per un certo periodo non ne volli sentir parlare. Ci riprovai nel 1992, in seguito a un viaggio a Berlino, quando disegnai il mio primo graffite, per cui ritengo di appartenere alla seconda generazione degli artisti zagabresi di street art che in quel periodo si sono fatti le ossa nella capitale”.

Qual è stato il primo dipinto commissionatole?
“Erano gli anni Novanta, sarà stato il ‘93 o il ‘94, e insieme ai colleghi Gordan Orešić e Siniša Zulović realizzammo una specie di scarpa per il cartellone di un calzolaio. A seguire, a poco a poco, le persone cominciarono a chiamarci, nonché, non molto tempo dopo, inaugurammo la prima mostra presso l’Art Cafè nel rione Ksaver di Zagabria. Nonostante avessimo vent’anni, eravamo abbastanza consapevoli di quello che facevamo e delle ragioni che ci motivavano, tantoché, come avviene oggidì, ci rimuginavamo su a lungo. Inoltre, in quegli anni venne pubblicato il primo articolo su una rivista nazionale per adolescenti, in seguito al quale, da un giorno all’altro, oltreché a Zagabria, comparvero improvvisamente graffitisti a Spalato, Fiume, Osijek, Vela Luka… Da allora le scene relative all’arte di strada sono cresciute tanto, per cui possiamo affermare con orgoglio di aver piantato una sorta di seme che, già a metà anni Novanta, quando cominciammo a viaggiare, ricevere posta, cambiare la fotografia di tutta la Croazia, scambiare esperienze con altri artisti nazionali e internazionali, germogliò molto bene”.

Ha nominato i viaggi all’estero. Immagino siano stati importanti per l’accumulo di esperienze?
“Andare all’estero, come ad esempio il viaggio a Londra con il collega Siniša Mazulović, fa parte della storia artistica: come per qualsiasi percorso di crescita creativa, sia che si producano cartoni per le uova o altro, soprattutto negli effimeri ambiti artistici, è fondamentale accumulare esperienze in altri luoghi. La Croazia è un mercato piccolo che semplicemente non funziona. In tale contesto, siccome abbiamo svariate richieste e lo scambio di idee è essenziale, ci stiamo preparando per andare a Napoli e partecipare al locale Street Art Festival”.

Le correnti europee

Vi è qualche artista che ammira e che la ispira?
“Certamente. Penso che tutti abbiamo dei modelli da seguire e da cui attingere ispirazione. Per ciò che concerne la street art, tutto è partito negli anni Settanta/Ottanta dalla vecchia scuola di New York, passando poi per Berlino e Amsterdam, che pullulano di nomi interessanti. Sarebbe ingrato citarne soltanto uno, per cui diciamo che mi sono affezionato alla classica corrente berlinese degli anni Novanta e ai graffiti olandesi, nonché mi piacciono molto alcuni artisti francesi. Ne ho conosciuti tanti personalmente, con i quali abbiamo disegnato insieme, abbiamo socializzato, come pure con molti graffitisti americani. Sono tutte persone che iniziarono a esprimersi alla fine degli anni Sessanta, praticamente da ragazzini, e crearono la scena della street art, rivelatasi l’unica forma d’arte inventata dai bambini e non dagli adulti. In effetti, sono stati proprio loro a porre le basi di una direzione artistica tale che, dalla metà degli anni Settanta, stabilì le proprie regole, la propria terminologia, i nomi, il vocabolario degli artisti di decorazione urbana, riportati in seguito nell’iconico volume ‘Subway art’ di Henry Cooper e Martha Chalfant, un classico intramontabile e una pietra miliare relativa al mondo del graffitismo, importantissimo per la diffusione di quest’arte in tutto il mondo”.

I graffiti veicolano sempre un messaggio o talvolta sono solo mere decorazioni?
“Anche quando si presentano quale decorazione comunicano qualcosa. A volte, però, si tratta di espressioni incoscienti di ragazzini o colleghi più giovani inesperti, che pur di raggiungere la propria idea di fama, iniziano a scarabocchiare e fare cose non accettabili. Come già accennato per ciò che riguarda il mio percorso, ogni inizio è difficile e comporta una miriade di errori, ma va bene così. Oggidì la tematica relativa alla street art è molto attuale e se ne parla sia in senso positivo che negativo, nonché, a tale proposito, a Zagabria è in corso una grande campagna contro la stessa. A mio avviso invece, prima di vietare o cancellare qualcosa, sarebbe fondamentale creare delle basi sane e degli spazi adeguati in cui i bimbi possano esprimersi, disegnare, imparare e crescere”.

Ha trasmesso la sua passione ai figli?
“Ricordo che da ragazzino lasciavo i colori dappertutto in casa e mia madre si disperava quando, verso l’una o le due di notte, me ne andavo a disegnare in giro. A dire il vero, a parte che anche oggi la mia casa straborda di bombolette spray, come pure di libri, riviste e una tonnellata di altro materiale, non vorrei che la storia si ripetesse con i miei figli, per cui non gliel’ho trasmessa”.

Osservare il mondo che ci circonda

Dove trova l’ispirazione per le sue creazioni?
“Mi ispirano il mondo, le persone che mi circondano o determinati momenti, sia che si tratti di politica, della Medvednica baciata dal sole quando il tempo è bello o di un viaggio a Fiume, dove vado spesso. Per fortuna, gli impulsi creativi ci sono e non finiscono mai”.

Preferisce creare quando le viene commissionato un determinato soggetto o farlo in un momento creativo?
“È più semplice farlo quando si riceve una specifica richiesta, che comporta solamente la sua realizzazione. Diventa complicato nel momento in cui appare un’ispirazione, un’idea, e non vi è il tempo di buttarla subito giù su carta. In tale contesto, mi capita spesso di svegliarmi nel cuore della notte in questo stato, allorché prendo il cellulare, e per non dimenticarla mi invio una mail con la spiegazione relativa alla stessa”.

C’è qualcosa che, gironzolando per la/le città, la fa arrabbiare?
“Vi è sempre qualcosa che mi agita, sia che si tratti di graffiti o altro, ma che, al contempo, mi dà anche ispirazione. Se tutto fosse semplice non funzionerebbe: l’ideale non esiste, ci deve sempre essere una tensione, un problema, un ostacolo da affrontare e superare, una sorpresa dietro all’angolo. Se tutto è piatto non porta ad alcun risultato”.

Ha qualche sogno nel cassetto e/o qualche progetto a cui sta lavorando?
“Come menzionato in precedenza, stiamo finendo di dipingere uno dei più grandi sottopassaggi zagabresi, il quale coinvolge i quartieri Središće, Zapruđe, Sopot e Utrina. Ci stiamo lavorando da oltre un mese, e nonostante siamo ormai allo stremo delle forze, siamo molto soddisfatti del risultato ottenuto, dietro al quale, come spesso avviene nella street art, vi è un progetto che tiene conto del contesto urbano in cui viene realizzato, dialoga con esso, si integra o lo valorizza. Già dalle reazioni delle persone che vi abitano e passano di lì, stiamo ricevendo un feedback eccezionale, il che è la cosa più bella e ci rende felicissimi. Inoltre, mi rallegra annunciare che tra due o tre mesi le Poste croate stamperanno per la prima volta una serie di francobolli relativi ai murales del Paese. Riguardo invece ai sogni nel cassetto, sarebbe meraviglioso se i cinque migliori artisti di arte urbana, Shepard Fairey, JR, Invader, Banksy, Jeff Aérosol, disegnassero qualcosa e lasciassero la loro traccia anche nel nostro Paese”.

Artista, fotografo e scrittore urbano
Nato a Zagabria nel 1973, Krešimir Golubić si è appassionato alla street art verso la metà degli anni Ottanta, quando nella capitale comparvero i primi graffiti. Prese in mano la prima bomboletta spray nel 1987, ma cominciò a occuparsene seriamente nel 1991, in seguito a un viaggio a Berlino e, l’anno dopo, realizzò a Zagabria i primi murales. Nel 1993, insieme a due amici, fondò la GSK Crew, un gruppo di arte urbana di seconda generazione della scena zagabrese, con il quale lanciò altresì la prima fanzina relativa al graffitismo in questa parte d’Europa, la famosissima “ZGBKAOS”, di cui, dal 1995 al 2000, vennero pubblicati sette numeri. Oltre a dare vita a numerose opere sulle strade e sui muri di Zagabria, della Croazia e dell’Europa, scrive per varie pubblicazioni, partecipa a trasmissioni e media elettronici relativi all’argomento dei graffiti, nonché fotografa, registra e segue in toto la scena della street art. Attualmente collabora con la rivista newyorkese “Graffiti” e l’“UP Magazine”, come pure con il nostrano “www.urbano.hr.” Dal 2013, nell’ambito della scena street art, nello specifico del movimento “post-graffiti”, lavora con la tecnica dello stencil. Inoltre, tiene regolarmente laboratori formativi e conferenze inerenti al tema “I graffiti sono arte, non vandalismo”, con cui visita scuole, biblioteche, aziende e carceri, dove cerca di indirizzare i giovani a percepire e “usare” gli stessi in modo positivo e costruttivo, non quale espressione di ribellione che si manifesta attraverso il teppismo. Le sue opere più recenti si muovono nella direzione della street art, che dipinge sulle strade e sulle tele, con motivi di star della musica, ritratti privati, architettura ed erotismo. Ha partecipato a una miriade di mostre personali e collettive a Zagabria, Fiume, Pola, Sebenico, Novi Sad e in varie città della Germania e dell’Australia.

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