Dal confronto tra il passato e il presente di un Paese a riflessioni sulla nostra coscienza ecologica e il senso della vita in un mondo lavorativo incentrato esclusivamente sull’efficienza e sul profitto, dal disegno con la luce al gioco con le forme tridimensionali, la mostra “Glowing Globe” allestita alla Galleria Kortil di Fiume offre diversi spunti di riflessione. La manifestazione “Glowing Globe”, giunta quest’anno alla quarta edizione, che porta il sottotitolo “Ethics and aesthetics in postdigital art/L’etica e l’estetica nell’arte post-digitale”, viene realizzata dalla Galleria Kortil in collaborazione con il Centro per i media innovativi in seno all’Accademia di Arti applicate di Fiume (APURi), ormai da anni partner dello spazio espositivo in seno alla Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak. Quest’anno, nel suo ambito si sono svolti anche un simposio, proiezioni e performance nel Centro astronomico, nonché una tavola rotonda all’Accademia di Arti applicate.
La curatrici della mostra sono Ingeborg Fülepp e Dijana Protić, mentre l’esposizione presenta opere di Nika Oblak & Primož Novak (Slovenia), Markus Hanakam & Roswitha Schuller (Austria), Filip Borelli (Croazia), Mario MU (Croazia), Anastasia Marčelja (Croazia) e Rivka Rinn (Israele).
I nuovi media
Il progetto espositivo si basa sull’arte figurativa realizzata con i nuovi media, ovvero utilizzando la tecnologia digitale, il cui impatto è diventato ancora più forte con lo scoppio della pandemia. La diffusione del digitale nella vita quotidiana, oltre ad aver avuto un ruolo chiave nel mantenere le persone in contatto nei mesi di isolamento durante il lockdown, ha affermato ulteriormente anche il suo lato più oscuro, ovvero la diffusione di un isolamento mentale e affettivo, osservato ormai da anni soprattutto tra i nativi digitali. L’esposizione “Glowing Globe”, oltre a proporre opere che prendono come spunto diverse tematiche, è incentrata soprattutto sull’essere umano in un panorama digitale.
Questa mostra multimediale si prefigge pure di capire che cosa sia un approccio etico all’opera d’arte e in che modo questo si rifletta sull’estetica nell’arte post-digitale.
Uno dei lavori più significativi nell’ambito dell’esposizione è stato realizzato dall’artista israeliana Rivka Rinn, la quale ha proposto un foto-video intitolato “The Caucasian rose” (2022). Il video si compone di 750 fotografie scattate dall’artista al Festival di arte contemporanea Alanica a Vladikavkaz in Russia meridionale nel 2013. Le fotografie sono incentrate sulla presenza della storia nello spazio urbano, ma comprendono anche scatti d’archivio che riprendono eventi culturali come spettacoli di danza, ma anche scene di guerra, in contrasto con la vita della città oggi. Il video si presenta, quindi, come un avvincente viaggio nel passato e nel presente di Vladikavkaz e racconta la travagliata storia di quei territori.
L’estenuante corsa al guadagno
Gli sloveni Nika Oblak e Primož Novak propongono una videoinstallazione cinetica realizzata nel 2019, che si chiede “Where do we come from? What are we? Where are we going?”, riprendendo il titolo di uno dei dipinti di Gauguin. Su uno schermo che gira su sé stesso un uomo cammina e cammina, ricordando un criceto nella ruota. L’installazione illustra in maniera convincente l’estenuante corsa al guadagno e all’approvazione in ambito sociale che spesso vengono perseguiti fino allo sfinimento emotivo e fisico.
Gli austriaci Markus Hanakam e Roswitha Schuller si presentano con gli oggetti “Cosmic commissioner” (2022), realizzati durante la residenza artistica al MAK Center for Art and Architecture a Los Angeles, i quali compongono un insieme scultoreo. I lavori si ispirano al testo satirico di Victor Gruen del 1975 in cui il Cosmic Commissioner incontra diversi personaggi, tra cui un architetto, un urbanista e un ecologo sulla Terra.
Filip Borelli (Croazia) propone una serie di “quadri” intitolata “Photokinetica” (2022) composta da fotografie create “dipingendo” con la luce cinetica e realizzando così delle composizioni astratte. Nella creazione degli scatti, l’artista utilizza l’illuminazione pubblica e l’esposizione lunga, manipolando al contempo lo zoom e la messa a fuoco.
Le condizioni di lavoro
Mario MU (Croazia) si presenta con tre videoinstallazioni intitolate “Sites of encounter” (2022), che elaborano temi legati al mondo contemporaneo del lavoro, i videogiochi e l’ambiente creato dall’uomo. “Sites of encounter” si concentra principalmente sulle condizioni di lavoro dopo la pandemia, ovvero sul passaggio dall’ambiente lavorativo classico, come lo sono le fabbriche, al cosiddetto “metaverse”, ma si interroga pure su temi ecologici.
Anastasia Marčelja (Croazia) propone la serie di stampe digitali “Ars Memoriae” (2022) nate nell’ambito del corso “Emergency Exit” svoltosi all’Accademia di Arti applicate lo scorso anno accademico. I suoi lavori sono una visualizzazione e un’interpretazione delle frequenze all’interno del corpo umano, che sarebbero registrate dall’oggetto detto Muse, un mezzo – come spiegato dagli organizzatori della mostra – utilizzato nelle neuroscienze per elaborare l’impulso dell’attività mentale.
La mostra rimane aperta fino al 29 ottobre, mentre l’ingresso è libero.
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