«Gerarchia e privilegio»: parlano le vittime

L'attrice Diana Höbel, l'attore del Dramma Italiano Mirko Soldano e il compositore e pianista Claudio Rastelli hanno scelto di far parlare le vittime di Auschwitz

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«Gerarchia e privilegio»: parlano le vittime

Era il 27 gennaio del 1945 quando il campo di concentramento di Auschwitz fu liberato dalle truppe dell’Armata Rossa, ponendo fine alle atrocità della “soluzione finale della questione ebraica” promossa dall’ideologia nazista di Adolf Hitler, che provocò la morte di sei milioni di ebrei europei, mentre il totale del numero delle vittime dell’Olocausto supera i 15 milioni. A quasi ottant’anni di distanza dalla più estrema delle manifestazioni del male degli uomini, ricordare la Giornata della Memoria significa dare un contributo alla formazione di nuove generazioni in cui un impulso così terribile e disumano – come quello che nella prima metà del Novecento aveva spinto una parte dell’umanità a sopprimere le altre – non possa più trovare espressione. Quest’anno, su iniziativa del Consolato Generale d’Italia a Fiume e dell’Associazione Amici della Musica di Modena, a valorizzare il ricordo della Shoah in seno alla Comunità Nazionale Italiana di Fiume sono stati Claudio Rastelli, Diana Höbel e Mirko Soldano, i quali hanno presentato ieri alla Scuola media superiore italiana di Fiume e alla locale Comunità degli Italiani un melologo intitolato “Gerarchia e privilegio”, basato su testi di Primo Levi e Hermann Langbein, entrambi superstiti del lager di Auschwitz.

Mirko Soldano

L’indescrivibilità della tragedia umana

Il tema della Shoah raramente incontra una rappresentazione scenica, data la difficoltà di comprimere in uno spazio e un tempo limitati l’enorme e indescrivibile tragedia dello sterminio di milioni e milioni di persone. Il rischio di una trasposizione teatrale o cinematografica di una parte della storia così complessa – e quasi onnicomprensiva – sta nella necessaria riduzione dei contenuti e nella sottovalutazione degli avvenimenti storici che da essa può risultare. Va ricordato il tentativo del regista e sceneggiatore francese Claude Lanzmann di mostrare la bestialità dei nazisti nei confronti degli ebrei per il tramite del colossale documentario “Shoah”, di ben nove ore e mezza di durata. Evitando compromessi che indubbiamente avrebbero sminuito il valore e l’impatto della “soluzione finale” dei nazisti, l’attrice Diana Höbel e il compositore e pianista Claudio Rastelli hanno scelto di far parlare le vittime – o meglio dire le due vittime di Auschwitz che meglio di tutti sono riuscite a esprimere con parole la parte più oscura della storia umana degli ultimi secoli: gli scrittori Primo Levi e Hermann Langbein.

Il melologo – termine che indica un monologo messo in scena con un accompagnamento musicale – “Gerarchia e privilegio” è stato prodotto nel 2019 dall’associazione “Amici della Musica” di Modena e dall’Istituto Italiano di Cultura (IIC) di Lubiana. Alla rappresentazione ha preso parte anche Mirko Soldano, attore del Dramma Italiano, il quale, insieme a Diana Höbel, ha letto i testi di Levi e Langbein. L’accompagnamento al pianoforte è stato invece affidato a Claudio Rastelli che, con musiche originali composte appositamente, ha fornito il giusto risalto alle testimonianze dei superstiti della Shoah.

La rappresentazione è stata proposta in serata a Palazzo Modello

Riflessione sulla tragedia

A introdurre lo spettacolo all’ex Liceo è stato il preside Michele Scalembra, il quale ha ringraziato l’ensemble e gli organizzatori per la collaborazione. A dare i saluti iniziali è stato anche il Console Generale d’Italia a Fiume, Davide Bradanini, con il cui supporto è stato organizzato l’evento. “La Giornata della Memoria è un’occasione per riflettere tutti insieme sulla tragedia che ha colpito il nostro continente”, ha esordito il Console Generale Bradanini. “I temi universali – ha proseguito – della gerarchia e del privilegio sono dinamiche che appartengono a tutte le società, e quindi anche alla nostra. Quando si leggono i resoconti di chi ha vissuto quel periodo ci si rende conto, purtroppo, che molte persone avevano accettato passivamente quello che stava succedendo perché o non vedevano, o non volevano vedere”. La parola è passata in seguito alla prof.ssa Rina Brumini, docente della SMSI e vicepresidente della Comunità ebraica di Fiume, la quale ha ricordato i terrificanti dati secondo cui dei 2.500 fedeli adulti maschi residenti nel capoluogo quarnerino al momento dell’inaugurazione della grande sinagoga in via Pomerio nel 1903 (che oggi non esiste più) – e in seguito deportati dalle forze naziste –, dopo la fine della Seconda guerra mondiale hanno fatto ritorno a Fiume soltanto 19 persone.

Rina Brumini

In serata, il melologo è stato riproposto alla Comunità degli Italiani di Fiume, dove a salutare i presenti e a ricordare l’importanza della memoria sono stati la presidente della CI, Melita Sciucca, e il Console Bradanini. Presenti, tra gli altri, anche il presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, Marin Corva, la prof.ssa Corinna Gerbaz Giuliano, docente al Dipartimento di Italianistica dell’Università di Fiume, il presidente del Comites, Federico Guidotto, il direttore del Dramma Italiano, Giulio Settimo, e il consigliere regionale eletto in quota CNI, Ivo Vidotto.

In prima fila Giulio Settimo, Federico Guidotto, Marin Corva, Corinna Gerbaz Giuliano, Davide Bradanini e Ivo Vidotto

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