«FOREVER» Visione intima della vita che si ribella ostinatamente alla morte

EVENTI. Al TNC «Ivan de Zajc» lo spettacolo ha chiuso il Needcompany Festival

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«FOREVER» Visione intima della vita che si ribella ostinatamente alla morte

Che l’arte contemporanea e d’avanguardia non debba necessariamente essere inafferrabile, ermetica e di nicchia (come di solito viene considerata), ma che possa comunicare poesia ed emozioni anche a un pubblico più vasto, lo testimonia l’ultimo spettacolo svoltosi nell’ambito del Needcompany Festival, “Forever” (Per sempre), con il quale si è conclusa la manifestazione dedicata interamente alla compagnia teatrale belga.
“Forever” ha portato sul palcoscenico del Teatro Nazionale Croato “Ivan de Zajc” una visione intima della vita che non vuole andarsene, che si ribella alla morte. Con in scena soltanto due interpreti, Maarten Seghers e l’autrice dello spettacolo, coreografa e danzatrice Grace Ellen Barkey, una tela trasparente, l’installazione artistica firmata da Lemm&Barkey e delle delicate proiezioni video, lo spettacolo si basa sull’ultimo movimento della sinfonia “Das Lied von der Erde” (La canzone sulla terra) di Gustav Mahler, intitolato “Das Abschied” (L’addio). Lo spettacolo è una visione poetica della lotta dell’uomo con la sua mortalità, in contrasto con la natura eterna, che si rinnova costantemente.
Stato d’animo di Mahler
“L’addio” è una delle opere più personali di Mahler, che riflette, appunto, il suo stato d’animo. Dopo che al compositore austriaco fu diagnosticata una grave malattia cardiaca, scrisse a un amico: “Ho perso tutto ciò che ho conseguito nei confini di quello che credevo di essere e ora devo fare nuovamente i miei primi passi, come un neonato“. Grace Ellen Barkey ha creato questo spettacolo con la convinzione che la morte o, piuttosto, la finitezza della vita umana, meriti pure una canzone o una danza.
La canzone e la danza sono i due elementi portanti dell’allestimento, in cui le parole de “L’addio”, tradotte in croato, sono stampate su una pila di fogli di grande formato che vengono “rivelate” dalla danzatrice, togliendoli uno ad uno nel corso dello spettacolo. Maarten Seghers – come spiega lo scrittore belga Stefan Hertmans – interpreta il ruolo di un cantante disperato senza accompagnamento, che suscita il ricordo della tristezza del vagabondo solitario di Mahler.
Armonie scomparse
“L’enorme accompagnamento musicale lo ha abbandonato e ora, nudo, canta segmenti della canzone d’addio che, senza lo sfondo musicale, appare completamente astratta – osserva Hertmans –. Dietro di lui, però, due danzatori (nel nostro caso soltanto Grace Ellen Barkey, nda) con una danza delicata e sottile raffigurano le armonie scomparse come ricordo dell’orchestra, intesa come un rifugio: un tessuto connettivo di collettività che scompare quando siamo faccia a faccia con la morte. Come se qualcuno cercasse, con difficoltà, di ricordarsi della musica di Mahler per evitare, con una sorta di resurrezione, l’addio”.
Installazione di porcellana
I due interpreti interagiscono senza parole in una serie di movimenti che rappresentano la vita, mentre l’installazione di Lemm&Barkey, realizzata in porcellana bianca, che ricorda le ossa dello scheletro umano come simbolo della morte, viene messa in oscillazione da correnti d’aria e dal movimento degli interpreti. Le proiezioni video di corsi d’acqua, di magnolie e di prati in fiore fanno riferimento alla natura eterna, ma anche a ciò di cui la fredda morte priva l’essere umano. L’angosciosa, a tratti anche umoristica, interazione di Maarten Seghers e Grace Ellen Barkey, fatta esclusivamente di movimenti e suoni indefiniti, si conclude con un “terremoto” che fa tremare la scena e la sala e porta alla frantumazione dell’installazione, i cui pezzi di porcellana cadono a terra. “Il tintinnio della porcellana nell’installazione di Lemm e Barkey, che simboleggia la fragilità dell’uomo, dell’arte e della comunità, ricorda le foglie ghiacciate che cadono in autunno – rileva Hertmans –. […] Anche quando la porcellana si rompe in innumerevoli pezzi, le ultime parole di Mahler piene di speranza continuano a splendere: l’azzurro del cielo rasserena ovunque”.

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