Fiume. Un testamento intellettuale e umano

Presentato il volume postumo del prof. emerito Miroslav Bertoša

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Fiume. Un testamento intellettuale e umano
Anita Šikić, silvana Vranić, Sanja Holjevac e Mislava Bertoša (quest’ultima figlia di Miroslav Bertoša). Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Presso la sede dell’Istituto di Scienze storiche e sociali dell’Accademia croata delle Scienze e delle Arti (HAZU) di Fiume è stata presentata l’ultima fatica letteraria postuma del professor emerito Miroslav Bertoša (1938 – 2023), intitolata “Trošenje života. Gdje li je život što ga izgubih živeći” (Lo spreco della vita. Dov’è la vita che ho perso vivendo?), pubblicata per i tipi della Casa editrice universitaria di Zagabria. A detta dei responsabili, il corposo volume rappresenta non solo il ventunesimo e ultimo contributo scientifico dell’autore, ma anche il suo personale congedo dal mondo accademico e intellettuale. All’evento, moderato dalla responsabile dell’Istituto, Sanja Holjevac, hanno presenziato numerosi esperti e collaboratori di lunga data del rinomato storico croato, tra cui l’accademica Silvana Vranić, direttrice dell’ente, la curatrice dello scritto e direttrice della summenzionata casa editrice, Anita Šikić, l’accademico Robert Matijašić e le professoresse Mislava Bertoša, Marijana Dlačić, Samanta Paronić e Mateja Jerman. Presente anche monsignor Mate Uzinić.

Un uomo di scienza e di valori
Nel suo intervento, Vranić ha sottolineato il carattere quasi testamentario dell’opera, rilevando che “questo è l’ultimo dei suoi libri, scritto negli ultimi mesi di vita. Per ciò che mi riguarda, lo percepisco come il suo addio alla famiglia, ai collaboratori, agli studenti e a tutti coloro che, attraverso i suoi volumi e il suo insegnamento, sono cresciuti in qualità di intellettuali, ricercatori e persone”. A seguire, l’accademica ha ricordato la figura del professor Bertoša non solo per il suo contributo accademico nel campo della storia moderna dell’Istria, del dominio veneziano sulla Regione tra il XV e il XVIII secolo e delle connessioni tra la Croazia e l’Italia, bensì anche per il suo impegno nel mantenere attivo l’Istituto HAZU nei momenti difficili, come durante la pandemia. In tale contesto, ha constatato che “oltre ad avere ottenuto risultati scientifici di alto livello, Miroslav Bertoša ha altresì ispirato i suoi collaboratori a progredire, trasmettendo loro un approccio umanistico alla scienza ed elevati principi morali”.

Un’opera che trascende la storiografia
A sua volta, l’editore responsabile dello scritto ha evidenziato la sua eccezionalità, che dalle 306 pagine iniziali è cresciuto fino a 506, riflettendo l’impegno dell’autore fino agli ultimi giorni e riferendo che “non è solo un’opera storica, ma anche letteraria. Miroslav Bertoša, pur non definendosi apertamente tale, era anche uno scrittore”. Dopo aver spiegato che l’opera si basa sui diari del 1984, riletti e reinterpretati dopo 36 anni, offrendo un viaggio attraverso i luoghi in cui è vissuto, quali Pola, Fiume, Zagabria, Trieste, Bologna, Venezia e Parigi, Šikić ha rimarcato come la stessa riveli aspetti intimi dell’autore e che “attraverso le sue pagine scopriamo il suo amore per la lettura, la pioggia, le passeggiate e la storia europea e croata”. Il libro, a sua detta, rappresenta un esempio significativo di ego-storia, una riflessione personale sugli eventi e sulle loro ripercussioni individuali.

Lettura, solitudine e riflessione
Robert Matijašić ha evidenziato tre tematiche chiave della vita e del pensiero di Bertoša: la lettura, la solitudine (non intesa come isolamento, ma come spazio di riflessione) e l’invecchiamento. A tale proposito, ha rilevato che nella sua opera l’autore scrive che “non si può chiedere troppo alla vita, poiché la stessa è destinata a rimanere incompleta”. A seguire, la figlia del professore, la prof.ssa Mislava Bertoša ha raccontato uno degli aspetti più affascinanti della vita dello storico, tradotto nell’impressionante biblioteca familiare, ribattezzata “Knjigograd” (Città dei libri). A tale riguardo ha delucidato che “articolata su tre piani e divisa in undici stanze, nonché consistente di 57mila volumi, forse è la più grande biblioteca privata della Croazia e oltre. Mio padre conosceva il posto di ognuno e li viveva quali esseri viventi, con cui dialogava e sui quali annotava i suoi pensieri, le idee, le riflessioni”. La conservazione di questo patrimonio culturale resta una questione aperta, con la speranza che possa trovare un custode istituzionale adeguato.

Un’ultima eredità
Molto interessanti le narrazioni della prof.ssa Samanta Paronić, sua ex studentessa, la quale ha ricordato come per Bertoša la lettura fosse una “vita nella vita”, un’attività che arricchiva la sua esistenza e la comprensione del mondo. Anche Jerman ha sottolineato come l’autore si ispirasse alle metodologie della scuola storiografica francese delle Annales, combinando rigore accademico e sensibilità umanistica. Marijana Dlačić ha concluso riportando il valore didattico delle lezioni di Bertoša, capaci di ispirare gli studenti e di lasciare un segno profondo nella loro formazione. Durante l’evento è stata letta la lettera del sindaco di Pola, Filip Zoričić, in cui ha espresso la sua gratitudine per l’influenza del professore sulla sua formazione, ribadendo che “è stato uno dei tre uomini che mi hanno motivato a diventare un insegnante migliore, a lavorare instancabilmente e con passione, proprio come faceva lui. Sono orgoglioso di aver avuto un tale maestro e che Pola abbia avuto un cittadino così illustre”.

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