«Fiume Fantastika» la complessità di una città che è di tutti e di nessuno

150 anni di storia urbanistica del capoluogo quarnerino nella mostra inaugurata la settimana scorsa

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«Fiume Fantastika» la complessità di una città che è di tutti e di nessuno

Non è per niente facile descrivere una città complessa e dalla storia talmente ricca e variegata com’è Fiume. Quando si tenta di offrire una visione spassionata delle varie vicissitudini storiche che l’hanno interessata negli ultimi due secoli, c’è sempre qualcuno pronto a polemizzare, criticare, controbattere, ma anche attaccare o distruggere sia che si tratti di simboli, bandiere, insegne o altro. La mostra architettonica che attualmente è in visione nell’ex magazzino dell’Export, “Fiume Fantastika”, curata da Idis Turato e dal suo team di giovani architetti, ci ha offerto per la prima volta una Fiume come non avevamo mai vista, una città viva e per niente monodimensionale. La mostra è divisa in dieci padiglioni in cui vengono descritti alcuni aspetti chiave della città, come ad esempio i monumenti, i trasporti, i cinema, i confini, i palazzi, i collegamenti, il tutto visto attraverso il prisma delle fotografie e mappe d’epoca, di ricostruzioni digitali, modellini in plastica o legno o veri e propri pezzi di storia fiumana, come ad esempio la guardiola usata dall’esercito e ormai imbrattata dagli spray ed esposta nell’ultimo padiglione.

La guardiola dell’ultimo padiglione

La mostra è composta anche da una linea del tempo o “timeline” che racconta gli episodi salienti della storia fiumana legati a personaggi, palazzi o altri elementi della città.
Una Fiume che non è Fiume
La particolarità della mostra “Fiume Fantastika” sta nel fatto che la città è stata letteralmente scomposta in pezzi e poi ricomposta alla buona, come fosse un quadro di Picasso. Il padiglione dei palazzi, ad esempio, è composto da elementi di importanti palazzi cittadini, come ad esempio la facciata dei grandi magazzini RI, oppure quella di Palazzo Modello, Palazzo del Governo o altri edifici storici, ma il tutto è ricomposto in modo da non riuscire a capire bene di che palazzo si tratti.

Nel padiglione dei palazzi un “pezzo” di Palazzo Modello

Siamo riusciti a riconoscere lo splendido pianoforte del Salone di Palazzo Modello, il portone ed alcuni altri elementi, ma l’impressione complessiva è di stupore e forse un po’ di disagio. Sì, questa è senza ombra di dubbio Fiume, tutti gli elementi sono familiari, li abbiamo visti migliaia di volte, ma dove? Lo stesso vale per il padiglione dei monumenti che per la forma ricorda forse un po’ il monumento ai caduti del Parco degli Eroi di Tersatto e a vederlo ci pare di conoscerlo, ma non sappiamo bene dove sia. Una nuova sovrapposizione di elementi si ha pure nella linea del tempo, già nominata, la quale vede sul retro dei cartelloni una serie di 52 bandiere che hanno segnato la storia fiumana. Ma le bandiere sono composte da pezzi di vere bandiere storiche e il miscuglio di simboli e colori da una parte disorienta lo spettatore, ma d’altra parte ci fa capire che Fiume non è di nessuno e non la possiamo compartamentalizzare, volendo usare un termine della psicologia.

La storia di Fiume raccontata in un video

Nel padiglione del cinema, una splendida sala con una scalinata rivestita di velluto rosso dà il benvenuto agli spettatori che possono assistere al breve film di Igor Bezinović e Maida Srabović, che racconta in maniera artistica, ma utilizzando il materiale d’archivio della televisione pubblica, la storia industriale fiumana. Anche in questo caso non si segue una trama lineare, piuttosto il video ci porta direttamente nel passato e agli spettatori si rivolgono gli stessi fiumani di una volta, gli operai, i marinai, i produttori di beni di consumo.
Un padiglione per specialisti
Anche se la mostra è molto interessante e porta i visitatori nel cuore della storia fiumana, il padiglione “Grad” (La città) è decisamente quello che lascia più perplessi. Si tratta di una grande sala illuminata e rivestita da un tappeto rosso con un solo schermo su cui si vede un videogioco o comunque un video in cui un personaggio si muove e sembra raccogliere dei punti. Il problema è che non è possibile controllarlo né è chiara a primo acchito la connessione con Fiume. Per comprendere meglio la visione degli autori della mostra, in questo e in altri casi è essenziale il ruolo della guida. La guida può illustrare pure le particolarità architettoniche dei palazzi in foto, che spesso non sono palazzi d’importanza storica ma villette familiari o edifici con appartamenti scelti in quanto illustrano le mode e le tendenze architettoniche a Fiume o nella vicina Sušak. Ed è proprio di questo che ci parla il primo padiglione, intitolato “Confini” e diviso da un basso muro che è necessario scavalcare per arrivare da Sušak a Fiume. Anche se l’idea non ha tenuto conto dei visitatori in carrozzina, dover scavalcare letteralmente due file di mattoni per accedere alla parte fiumana è una bella trovata.
L’inscindibile rapporto con il mare

Nel padiglione dei trasporti marittimi il modellino della Galeb

Nella parte dedicata ai trasporti marittimi, un padiglione situato in due container navali, si trova una grande mappa in cui sono segnate le rotte navali che collegano Fiume al resto del mondo, mentre dall’altra parte sono esposte fotografie d’epoca e un modellino della nave Galeb che attualmente sta subendo una pesante opera di restauro per trasformarsi in museo.
Un altro padiglione interessante è quello composto da quattro cabine situate su una spiaggia di sabbia. Anche se Fiume in realtà non può vantare spiagge di questo tipo, l’idea di osservare le vedute dall’alto entrando in una simpatica cabina in legno e lasciandosi scivolare la sabbia nei sandali, è un’idea fuori dal comune che abbiamo apprezzato. Tutto sommato, dunque, “Fiume Fantastika” è da vedere, possibilmente accompagnati da una guida.

Fiume collegata via mare con tutto il mondo
Fiume e Sušak separate da un muro creato con due file di mattoni

 

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