Festival di Pola. Vergarolla, il mistero irrisolto

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Festival di Pola. Vergarolla, il mistero irrisolto

La più grande tragedia mai toccata nella storia moderna a Pola in tempo di pace, la strage di Vergarolla, dopo 74 anni è diventata oggetto di un documentario. La prima assoluta per la sua presentazione ha trovato spazio, in seconda serata, all’interno della Rassegna cinematografica di Pola. “Mine sulla spiaggia –Vergarolla” (Mine na plaži – Vergarola), che porta la firma del regista croato Arsen Oremović, ha indubbiamente interrotto il diletto di cui è foriero lo spettacolo dei lungometraggi della fiction cinematografica e nel contempo ha reso un favore all’interruzione del silenzio, dell’omertà, che avevano sempre avvolto questo terribile fatto. Non vi è ombra di dubbio. Il pubblico presente in Arena, che ha assistito alla proiezione senza fiatare, non avrà potuto abbandonare poi l’anfiteatro senza un nodo in gola e senza portarsi dietro un profondo desiderio di riflessione. Oremović ha fatto sbarcare proprio a Pola, nella Città memore della tragedia, la seconda stagione del serial che si occupa delle grandi disgrazie (Nesreća). “Per questi documentari vado alla ricerca di informazioni, di fonti storiche, di tracce interessanti e di testimoni degli accaduti. Del caso di Vergarolla, con almeno 60 vittime e molti più feriti, non ho mai saputo niente pur tornando e soggiornando a Pola per almeno trent’anni”: ha commentato all’incontro stampa polese, valutando che molti non hanno voluto nemmeno sentir parlare di “questa storia rimasta incuneata tra i più anziani che la ricordano e tra le nuove generazioni cui il fatto non interessa”.
Fotografie e filmati
Il documentario, per il quale la produzione starebbe discutendo sulla possibilità di presentarlo in futuro anche in Italia, è scaturito dopo aver intervistato una sessantina di persone e si affida al racconto dei loro ricordi, unitamente alle valutazioni di storici. Tra le voci in primo piano quelle di Claudio Bronzin, Livio Dorigo, Lino Vivoda, Giulio Ladavac, Anton Percan, Vera Plastić, Aldo Skira e altri, mentre tra gli storici quelle di Darko Dukovski, Raul Marsetič, Federico Tenca Montini e Tea Čonč. La visione sul grande schermo ha permesso di passare in rassegna una ricca collezione di fotografie e filmati del tempo (a cura di Kristijan Burlović) e oltre all’ampia parte documentaristica ha fatto assistere a una sezione interpretativa con attori nei panni di personaggi realmente coinvolti, nonché a un viaggio attraverso i caseggiati e i luoghi tuttora immutati e riconoscibili della città. Ne è scaturito un documentario dinamico, lege artis, con una colonna sonora di grande effetto emotivo (autore Toni Starešinić), per risaltare la gravità del momento, di quella catastrofe del 18 agosto 1946 verificatasi in seguito all’esplosione di mine sulla spiaggia di Vergarolla, che oltre ai morti e feriti provocò la diffusione del clima di paura tra la popolazione italiana di Pola e che dopo la firma del Trattato di Pace di Parigi avvenuta il 10 febbraio 1947, alimentò l’esodo di massa e lo svuotamento della città. Immancabile una breve ricostruzione introduttiva del tribolato contesto storico dell’immediato dopoguerra e dell’amministrazione angloamericana nella città contestata tra Italia e Jugoslavia.
Le testimonianze struggenti
Poi la raccolta di testimonianze struggenti di chi vide elevarsi sopra il cielo di Pola il fungo nero, l’immensa colonna di fumo provocata dallo scoppio di Vergarolla, i gabbiani volanti sopra i corpi mutilati degli innocenti sparsi sulla spiaggia, la cassa della cappella cimiteriale colma di poveri resti, visitata da familiari alla ricerca di tracce dei propri cari, i camion angloamericani che colavano sangue in uscita dall’area di sbarramento.
Ma ancora più che la narrazione della bruttura di certe situazioni, colpiscono i dettagli di tristi vicende narrate, come quella della giovinetta, Ida Mazzani, che mai più trovò le sue amichette in quell’area silvestre dilaniata dallo scoppio e perse per sempre la leggiadria dell’età felice.
Il filmato che inizia con i rintocchi grevi della campana del Duomo di Pola e la messa in lingua italiana in suffragio dei morti di Vergarolla officiata da Don Staver, offre pure un doveroso pellegrinaggio tra i luoghi della memoria: la tomba dei Saccon, il cippo del Parco di San Tommaso e la spiaggia oggi luogo anonimo di pietà. Parte del documentario colloca al centro dell’attenzione l’eroica figura del medico Geppino Micheletti, che con il cuore infranto dopo avere appreso la notizia della morte di entrambi i suoi figlioletti, continuò a operare i feriti salvando molte vite umane, risollevando dalla disperazione più estrema molte famiglie polesane.

Lo staff cinematografico di “Mine sulla spiaggia”

Il regista quindi affronta la parte più delicata della disgrazia proponendo e riportando “tutte le possibili varianti” sulle cause dello scoppio: atto terroristico di stampo jugoslavo, opera di un italiano nell’epoca in cui si sapeva che Pola sarebbe appartenuta alla Jugoslavia, serie di circostanze sciagurate e casuali, disattenzione dei bagnanti… “Mine sulla spiaggia” per quest’aspetto dimostra un approccio molto morbido, suggerisce che le interpretazioni possono essere diverse e come ribadito all’incontro stampa “non punta il dito contro alcuno”. Se da un lato vi è ampiamente testimoniata e raccontata la tragedia della popolazione italiana di Pola, d’altra parte vi sono considerazioni fuorvianti e semplicistiche per comunicare che “non si può parlare né di tragedia degli italiani né dei croati”. E mentre una parte di ricercatori è propensa a definire Vergarolla un mistero irrisolto e altri sostengono la casualità, non lascia indifferente l’opinione dello storico croato Darko Dukovski che sostiene la dolosità dell’esplosione il che rafforza le informazioni più recenti uscite dagli archivi di Londra. “È colpa della guerra“, si sente dire nel documentario, ma la pietà nei confronti delle vittime, e una giusta considerazione nei confronti del grave destino toccato agli italiani di Pola, esuli e rimasti, potrebbe e dovrebbe stuzzicare gli storici a non rinunciare ad un approfondimento delle indagini. Esistono ancora chiusi, gli archivi di Belgrado…

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