«Enrico IV» abbatte la quarta parete

Al Teatro Nazionale Croato «Ivan de Zajc» di Fiume ha avuto luogo la première del classico pirandelliano con la regia di Marco Lorenzi e la drammaturgia di Lorenzo De Iacovo

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«Enrico IV» abbatte la quarta parete
L’inchino a fine spettacolo. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

A più di cent’anni dalla stesura e un secolo dalla prima messa in scena, risalente al 24 febbraio 1922 al Teatro Manzoni di Milano, l’”Enrico IV”, uno dei testi più significativi e più complessi di Pirandello, è stato presentato al pubblico fiumano dal Dramma Italiano in collaborazione con Marco Lorenzi, uno dei registi più interessanti nell’orizzonte italiano, affiancato dall’attore e drammaturgo Lorenzo De Iacovo. Sponsor mediatico della messinscena è “La Voce del popolo”.

Una prospettiva nuova
Non succede spesso che a teatro gli attori diano le spalle al pubblico per recitare rivolti all’area dietro le quinte piuttosto che a chi siede in platea, ma grazie all’ausilio delle (ormai non tanto) nuove tecnologie dei microfoni e delle telecamere, come anche all’abile lavoro di produzione video di Edoardo Palma ed Emanuele G. Forte, il pubblico fiumano ha potuto vedere alcune parti dello spettacolo da due punti di vista differenti o ha potuto “sbirciare” nei ricordi o nei pensieri del personaggio principale. Questo è incarnato da Aleksandar Cvjetković, che interpreta il paziente di una clinica psichiatrica nella quale ormai da tre decenni tutto il personale asseconda la sua pazzia e lo tratta come un imperatore, allestendo, in base al suo umore o anche alle condizioni meteo, scene che ripercorrono la vita del vero Enrico IV. Nell’annuncio dello spettacolo il Dramma Italiano ha citato la seguente frase di Pirandello: “I matti hanno una felicità di cui non teniamo conto”, ma l’Enrico IV impersonato da Cvjetković è un personaggio piuttosto iroso e per niente felice. Anzi, all’incontro con la sua amata Matilde (Leonora Surian Popov) e con suo marito Belcredi (Mirko Soldano), responsabile della caduta da cavallo che lo ha fatto impazzire, Enrico IV sembra rendersi dolorosamente conto del tempo perduto e della vecchiaia che lo ha raggiunto mentre lui continuava, di giorno in giorno, a fare finta di essere un sovrano ventiseienne. Particolarmente doloroso è l’incontro con la figlia di Matilde, Frida (Ana Marija Brđanović), che gli ricorda la sua amata negli anni giovanili.

Una scenografia multifunzionale
A differenza del testo originale, nello spettacolo di Lorenzi e De Iacovo, il “paziente” non è accudito dai suoi servitori, ma dagli infermieri di una clinica psichiatrica, che in realtà piuttosto che infermieri veri e propri sono degli attori di nome e di fatto. Ormai talmente abituati a recitare la parte del personaggio storico, sembrano parzialmente contagiati dalla pazzia del paziente. Arialdo (Giuseppe Nicodemo), Landolfo (Andrea Tich), il goffo Bertoldo (Serena Ferraiuolo) e la “new entry” del Dramma Italiano, Ordulfo, impersonato da Stefano Maria Iagulli, reggono sulle loro spalle in maniera impeccabile il castello fantasioso costruito da Enrico IV. Una parvenza di professionalità traspare soltanto dalla dottoressa, Ivna Bruck, l’unica che sembra avere a cuore la guarigione del paziente. La scenografia, opera di Diana Ciufo, con l’ausilio dell’assistente Ivan Botički, che di primo acchito può sembrare scarna, rende l’idea dell’ospedale psichiatrico e si scompone in elementi che si spostano e si incastrano per dare forma ai vari ambienti. I costumi, invece, realizzati da Manuela Paladin Šabanović, sono particolarmente interessanti nei momenti quando la finzione storica cessa e si giunge alla rivelazione della vera natura del disturbo del paziente. I camici, che prima erano bianchi e inespressivi, si tingono di rosso: Enrico IV indossa un lungo vestito o una camicia da notte, di colore rosso, che si annoda sulla schiena proprio come le camicie di forza.

Il metateatro come non si è mai visto
Torniamo all’uso dei video. In questa pièce la telecamera ha portato in scena alcuni effetti speciali usati al cinema e ha permesso agli autori di portare il teatro tra la gente nel vero senso della parola, ma non solo. In una scena, a parere di chi scrive, assolutamente geniale, Belcredi parla con un medico che in realtà è non soltanto lui stesso, ma in un certo senso è Luigi Pirandello che si prende gioco di tutti noi. Con la pipa in mano il dottore (Mirko Soldano) dà del pazzo a Belcredi (sempre Mirko Soldano), che cerca di dimostrare, senza successo, di non essere lui il pazzo. La quarta parete cade pure nel momento in cui Enrico IV, di cui non sappiamo il vero nome, si rivolge agli attori con il loro vero nome.
Il finale dell’”Enrico IV” è grandioso, è un abbattimento della quarta parete non solo in senso teatrale, ma è un ritorno del personaggio di Enrico IV alla normalità. Non alla sua normalità, ma alla nostra. Enrico IV smette di essere un personaggio pirandelliano e diventa uno di noi ponendoci di fronte al dilemma se la nostra vita è un ruolo che abbiamo perfezionato e dal quale non sappiamo uscire o se siamo effettivamente liberi di uscire scalzi a guardare la neve.

L’energia del pubblico
Anche se il pubblico ha espresso in maniera inequivocabile il suo entusiasmo con uno scroscio di applausi che non accennava a finire, all’uscita da teatro abbiamo chiesto ad alcuni spettatori di condividere la loro opinione riguardo allo spettacolo pirandelliano.
Sonja Kalafatović, presidente della Comunità degli Italiani di Abbazia, ha dichiarato che lo spettacolo le è piaciuto moltissimo. Gli attori a suo parere erano bravissimi, ma anche il tema della messinscena è interessante e invita a riflettere, soprattutto sulle linee di demarcazione tra la realtà, i sogni e la fantasia. Kalafatović si è dichiarata piacevolmente colpita pure dalla neve e dall’uso del colore rosso per i costumi, che hanno dato vita a un contrasto molto interessante.
Ana Alebić ha lodato non solo gli autori della messinscena, ma anche il Dramma Italiano, per la grande qualità della produzione. “Questa è la prova lampante dell’importanza della compagnia e delle collaborazioni con artisti dall’Italia – ha spiegato -. La parte che più mi è piaciuta è la regia, mentre la bravura degli attori non l’ho mai messa in dubbio. La parte nella quale Serena Ferraiuolo critica il direttore, Giulio Settimo, ha fatto molto ridere e spero che sia soltanto uno scherzo. Mi ha fatto una buona impressione pure Aleksandar Cvjetković, anche se il ruolo di Enrico IV mi sembra per certi versi simile a quello di Boccaccio nel ‘Decameron’. Mi auguro che anche il Dramma Croato possa migliorare in questo senso”.
“Lo spettacolo mi è piaciuto tantissimo perché è molto innovativo – ha dichiarato Sebastian Valenčić -. La realizzazione con telecamere e microfoni è un po’ atipica per il teatro, ma non mi è dispiaciuta”. Michelle Jeličić, ha affermato, invece, che gli effetti speciali l’hanno colpita molto, ma non conoscendo l’italiano, ha dovuto appoggiarsi ai sottotitoli, che hanno avuto qualche intoppo nel corso dello spettacolo. Luca Dessardo ha definito lo spettacolo “eccezionale e non solo per gli standard di Fiume”.
“La messa in scena è stata spettacolare – ha continuato -. Pirandello è stato fatto benissimo e l’abbattimento della quarta parete è avvenuto a dovere, soprattutto nella parte finale quando Enrico IV esce dalla messinscena. Chiaramente eccezionale”.

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