Eminenti storici riesaminano la Grande guerra

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Eminenti storici riesaminano la Grande guerra

TRIESTE | “Nel 2015 – spiega il prof. Raoul Pupo – ci fu un’esplosione di convegni sulla Prima guerra mondiale, poi seguì una leggera flessione nei due anni successivi, per registrare un nuovo aumento nel 2018”. Come si colloca l’Istria all’interno di questa rinnovata ricerca, in questo slancio verso una rilettura della Grande guerra? Questa la domanda che ha mosso l’Associazione delle Comunità istriane di Trieste a promuovere l’incontro intitolato “L’’Istria tra la fine della dominazione asburgica e il Regno d’Italia”. Una giornata di studi con eminenti storici del territorio giuliano e istriano, molti dei quali già da anni si occupano della materia.

“Questi incontri – ha detto ancora il prof. Pupo che, con lo storico Diego Redivo, ha moderato l’appuntamento – daranno i loro frutti nell’analisi che verrà affrontata nei prossimi anni, sugli atti prodotti singolarmente. Solo allora potremo constatare se sono state dette cose nuove, se le riflessioni hanno portato a una diversa visione della storia del primo Novecento”. Da qui l’importanza di raccogliere attorno a un’idea diversi specialisti, per dare modo di presentare le ricerche prodotte, le analisi e le riflessioni.
Introdotto dai saluti del presidente dell’IRCI, Franco Degrassi, ente che ha voluto concedere il proprio patrocinio all’iniziativa, il convegno ha visto la partecipazione di una decina di storici e ricercatori, che in vario modo si occupano di questa tematica. “In questi anni – ha precisato il presidente dell’Associazione delle Comunità istriane, Davide Di Paoli Paulovich – abbiamo assistito al fiorire di tante iniziative sulla tematica della Grande guerra, a livello nazionale e locale. Vista la specificità della nostra associazione, era inevitabile volere rispondere alla domanda sulla mobilitazione dell’Istria nel primo conflitto, considerato nelle molteplici sfaccettature. Intendiamo così offrire un contributo, ma anche trarre le giuste considerazioni su ciò che la storia è in grado di spiegare”.
A prendere la parola sono stati Fabio Todero, Silva Bon, Ezio Giuricin, Kristjan Knez, Diego Redivo, Patrizia Lucchi, Pietro Zovatto, Rino Cigui, Dean Brhan, Diego Han e David Di Paoli Paulovich.

«Demoghèla»

Importante sottolineare alcuni dati: nella guerra del 14-18, per la prima volta fu coinvolta tutta la popolazione civile. Nella prima fase del conflitto, con la mobilitazione generale, dai 18 ai 42 anni, andarono in guerra 32.500 triestini, 30.000 dal Friuli austriaco, 3.700 da Parenzo e 4.000 da Pisino, molti finirono nel 97.esimo reggimento, dove affluirono in massima parte i coscritti giuliani. Fu concentrato presso la Caserma Grande di Trieste e, forte di un organico di 3.500 uomini, partì per il fronte con destinazione Leopoli (L’vov) capitale della Galizia orientale. Il battesimo del fuoco contro i reparti russi in avanzata fu tragico. Tra agosto e settembre 1914, il 97.esimo perse il 50 per cento degli organici e si disperse sul terreno paludoso nei dintorni di Leopoli. I superstiti finirono in gran parte prigionieri dei russi, gli altri furono rimandati nelle retrovie per essere nuovamente inquadrati. Presto il reggimento si guadagnò l’appellativo di “Demoghèla”.
Ma nello stesso periodo, nell’Istria, dopo la crisi per l’impoverimento della popolazione, ci furono anche i primi spostamenti di popolazione verso l’Alta Austria, intere comunità vennero deportate. Dal Litorale austriaco, e in particolare dalla zona di Pola, compresa tutta l’Istria meridionale con Dignano, Gallesano, Valle e Rovigno, furono sfollate in vari campi d’internamento in Austria e Ungheria più di 40.000 persone, che assieme a quelle dell’Isontino e del Trentino andarono a costituire una massa superiore alle 200.000 persone.

Tanti i «volontari»

Molti furono i cosiddetti “volontari” che tali non erano, ma sottostavano a una denominazione che soddisfaceva questioni di carattere legislativo. Come fu determinante la trasformazione della spinta che era stata degli irredentisti, impegnati in un risorgimento adriatico, in un processo di ridefinizione all’interno della guerra, che porterà alla creazione della classe dirigente del fascismo. Dal locale al generale, l’Istria e la Venezia Giulia hanno registrato tutti i vari passaggi di definizione di una nuova realtà che dovrà faticare nel ricomporsi: ci vorranno anni fino ad arrivare purtroppo a una seconda guerra, destinata a fermare il tempo per metà secolo. La creazione di nuove statalità non è che la continuazione dei sommovimenti innescati dalla Prima guerra mondiale, che non ha certo segnato un punto d’arrivo – ormai è cosa risaputa – ma è stata il punto di partenza di una nuova realtà, isterica e conflittuale in cui l’Istria ha pagato un prezzo pesantissimo.

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