Dignano premia il suo boumbaro

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Dignano premia il suo boumbaro

DIGNANO I Dignano ha reso ulteriore omaggio al suo dialetto istrioto, esprimendone la melodiosità all’ombra del campanile di San Biagio. Ancora una volta, pur sfidando le difficoltà organizzative e la più scarsa partecipazione dei candidati-scrittori, il Premio letterario Favelà ha saputo regalare una serata conclusiva ricca di pastose ed espressive letture, dimostrando che la manifestazione culturale resta importante per tutti i dignanesi residenti in loco, in Italia e nel mondo. Il presidente della locale Comunità degli Italiani, Livio Belci ha aperto la XVI edizione del concorso portato avanti, ininterrottamente, dal 2003 a questa parte, in partenariato con la Famiglia Dignanese sottolineando lo spirito d’appartenenza e l’orgoglio per l’origine dignanese. “Ciò che ci accomuna – ha detto –, ciò che ci fa sentire parte di un’unica comunità, ciò che determina la nostra identità sono le nostre radici bimillenarie, le nostre tradizioni, la nostra cultura, il nostro folclore, il nostro dialetto”. Nel rilevare che il premio “Favelà” è stato ideato proprio per far rivivere il dignanese, il boumbaro, e per stimolare il suo uso come codice letterario, ha fatto notare che ascoltando l’antica favella di origine romanza, variante di quel vetusto volgare istriano vagliato da Dante assieme ad altri 13 idiomi italici, ci si sente idealmente tutti uniti. Affiancati anche ai dignanesi non presenti e con gli avi che nei secoli passati hanno fatto echeggiare questa parlata dalla musicalità sinuosa per le nostre contrade, calli, campielli e campagne. Felice di essere di nuovo a Dignano, Luigi Donorà, presidente della Famiglia, ha ringraziato tutti coloro i quali hanno contribuito alla realizzazione dell’evento, in particolare gli autori che hanno investito passione e creatività, requisiti indispensabili per chi accetta la sfida e decide di concorrere, nonché irrinunciabili nel far resistere nel tempo questa promozione linguistico-letteraria. Quest’ultimo non ha mancato di ricordare i nomi di coloro i quali hanno contribuito a dare vita a “Favelà”, Anita Forlani, e il compianto Mario Bonassin. Saluti particolari e complimenti agli organizzatori di questo saggio di letteratura e parlata boumbara, anche da parte del vicesindaco di Dignano, Enea Codacci, come pure della vicepresidente della Regione istriana, Giuseppina Rajko. Entrando nel vivo della serata, si è passati alla lettura dei testi inoltrati dai tre partecipanti risultati vincitori del secondo premio nella categoria Poesia, di un altro secondo premio nella categoria Prosa e di un ulteriore unico premio per la traduzione (primi posti non aggiudicati). La giuria composta da Sandro Manzin, Paola Delton, Marta Banco (della CI locale), nonché da Luigi Donorà, Maria Toffetti e Lucilla Gorlato (della Famiglia), ha promosso Ernesto Chiavalon per il secondo premio grazie ai suoi “versi dai quali traspare una visione soggettiva amara e disincantata della realtà con la debole speranza di una nuova primavera. Lessico lineare, dialettalmente autentico, con qualche incertezza grafica”. Secondo nella Prosa Odino Fioranti per “Tante promise”, un “testo di carattere autobiografico che rispecchia la complessità sociale e politica del dopoguerra, con aspetti etnografici interessanti. Lessico originale e corretto. Qualche incertezza di carattere sintattico”. Premiata inoltre Anita Cergna che “dimostra una buona conoscenza del dialetto istrioto boumbaro nella traduzione di una lettera che esprime l’amore incondizionato di un padre verso il proprio figlio e la trasmissione di esperienze e conoscenze nella consapevolezza di un ciclo della vita che si chiude. Rispecchia la saggezza dei nostri padri.
“Favelà” ha visto nuovamente Ester Giachin, in qualità di provetta presentatrice e lettrice dei testi, affiancata da Gianna Belci e Giada Forlani nel proporre al pubblico una seconda parte di serata interamente dedicata all’interpretazione di antichi, splendidi testi istrioti. A completare la melodia delle recite, anche quella dell’espressione strumentale con la giovanissima e talentuosa Giulia Timea Fioranti al clavicembalo e l’esibizione canora del coro della CI diretto da Orietta Šverko.

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