Dieci Pietre per ricordare i membri della famiglia Perlow

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Dieci Pietre per ricordare i membri della famiglia Perlow

La Città di Fiume ha collocato per la seconda volta le “Pietre d’inciampo” o “Stolpersteine” in lingua tedesca, un ricordo perenne per ogni deportato posto dinanzi alla casa in cui era vissuto. Il progetto è opera dell’artista tedesco Gunter Demnig, ed è dedicato alla memoria degli scomparsi per motivi razziali, politici, militari e orientamento sessuale. Le prime Pietre ricordo sono state posate – su iniziativa di Alberto Heimler – a Fiume nel 2013 in via Ante Starčević davanti al civico 5, dove fino al 1944 vissero Eugenio Lipschitz e sua moglie Giannetta nata Zipszer, deportati e uccisi nel campo di sterminio di Auschwitz. Una famiglia di commercianti di madrelingua italiana e confessione ebraica, vittima diretta delle leggi razziali promulgate nel 1938.

Le seconda posa delle Pietre, avvenuta invece oggi in diversi luoghi, è partita questa volta su iniziativa delle sorelle Bucci, Alessandra (Andra) e Tatiana (Tati), nate a Fiume e sopravvissute ad Auschwitz.

Oggi sono state sistemate complessivamente dieci Pietre – anche queste, come le precedenti, con scritte bilingui, italiano e croato –, a ricordare i membri della famiglia di Andra e Tati, i Perlow e i De Simone, che furono prelevati esattamente 75 anni fa, il 28 marzo del 1944, durante i rastrellamenti nazifascisti, e che non fecero più ritorno a casa dai campi di concentramento. La cerimonia pubblica di posizionamento si è svolta in via Moše Albahari, davanti al civico 17, dove sono state sistemate sei Pietre d’inciampo che portano i nomi dei defunti, la data di nascita e di morte assieme a quella di deportazione, di Rosa Farberow, Sonia Perlow, Jossi Perlow, Mario Perlow, Paola Perlow e del piccolo Sergio De Simone che, a soli sette anni, venne assassinato, assieme ad altri venti bambini dopo essere stato sottoposto dai nazisti a una serie di atroci esperimenti sulla tubercolosi. In via Slaviša Vajner Čiča, davanti al civico 7, è stata posta invece la Pietra in ricordo di Roberto Braun, mentre in via Blaž Polić al n. 6, tre pietre per Aaron Perlow, Carola Braun Perlow e Silvio Perlow.

Un ritorno simbolico

Per le sorelle Bucci portare simbolicamente a casa i propri familiari ha significato chiudere un cerchio della storia. “Essere oggi a Fiume è una grande emozione – ha detto Andra Bucci nel suo discorso –. Riesco ancora a immaginare mia nonna mentre si affaccia sulla finestra di casa. Desidero ringraziare la Città di Fiume e il sindaco Obersnel per il grande sostengo dato all’iniziativa, ma anche per averci ospitato in quella che è stata ed è la nostra città”, ha sottolineato Andra Bucci. “Non immaginavo che il ritorno a Fiume sarebbe stato così emozionante – ha esordito, invece, sua sorella Tati –. Ho il cuore gonfio, ma sono contenta di aver potuto posizionare queste Pietre. È bello vedere questi ricordi con i nomi dei nostri familiari riportati simbolicamente a casa. Grazie a tutti”, ha detto Tati Bucci.

Un messaggio più che mai importante

Dopo le sorelle, sostenute nell’occasione dall’affetto dei familiari, ha preso la parola il sindaco Vojko Obersnel. “Se tutti gli uomini si fossero sempre rispettati ricordandosi che siamo uguali, al di là di appartenenze religiose, nazionali ed etniche, non avremmo avuto un buco nero di civilizzazione nella nostra storia creato dall’Olocausto e dal nazifascismo. Oggi non sarebbe necessario apporre alcun monumento e ricorderemmo i Farberow, i Perlow, i Bucci come cittadini di Fiume che qui vivevano e lavoravano”, ha dichiarato il primo cittadino, aggiungendo in conclusione che “le Pietre d’inciampo assumono un messaggio più che mai importante, soprattutto per le nuove generazioni alle quali si deve ricordare i crimini nati dall’odio e dall’intolleranza. Le Pietre devono essere un monito affinché queste cose non accadano più”.
Il presidente della Comunità ebraica di Fiume, Ranko Špigl, nel suo discorso di circostanza ha posto l’accento sul fatto che Fiume ora possiede 14 Pietre d’inciampo che in Croazia rappresentano un numero cospicuo, ma in realtà insufficiente perché in Europa sono state posate più di 50mila pietre ricordo. Cifra che, a sua volta, rappresenta nemmeno l’1 p.c. delle persone uccise durante la Seconda guerra mondiale. A termine della cerimonia pubblica, il rabbino di Zagabria, Luciano Prelević, ha recitato il Kaddish, l’inno di santificazione del Divino a ricordo dei defunti. Tra il pubblico venuto a presenziare la cerimonia e a onorare la memoria delle vittime, anche Oleg Mandić, l’ultimo bambino a uscire vivo da Auschwitz e dietro cui sono stati chiusi i cancelli del campo di concentramento, ma anche l’ex direttore dell’Università Popolare di Trieste, Alessandro Rossit, in parentela con la famiglia Bucci.

Incontro con le sorelle Bucci

Le sorelle Bucci, saranno domani, venerdì , alle ore 9.45, alla Comunità degli Italiani di Fiume, per un incontro con gli alunni della scuole, realizzato in collaborazione con la Comunità ebraica e la Città di Fiume.

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