Dantedì: il Sommo Poeta come intenditore dell’anima

In occasione della giornata dedicata a Dante Alighieri, la Comunità degli Italiani «Giuseppe Tartini» di Pirano ha allestito una serata di lettura dei suoi versi

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Dantedì: il Sommo Poeta come intenditore dell’anima

In occasione del Dantedì, la tradizionale giornata dedicata al Sommo Poeta e quest’anno allestita in ricorrenza del settimo centenario della sua morte, la Comunità degli Italiani Giuseppe Tartini di Pirano ha voluto rendere omaggio al padre della lingua italiana allestendo una serata di lettura.

 

L’incontro, mediato da Maurizio Tremul, presidente dell’Unione Italiana, e Daniela Paliaga Jankovič, ex preside e docente in pensione del Ginnasio “Antonio Sema” di Portorose, è stato allestito in modalità online sulla piattaforma Zoom ed è stato trasmesso in diretta per il tramite della pagina Facebook della CI di Pirano. “A parte la straordinaria bellezza dei versi, delle composizioni, delle opere, del profondo ragionamento filosofico e d’ispirazione, Dante è stato un grande intenditore dell’anima dell’uomo, cercando di conoscerne i vizi e le virtù”, ha dichiarato Tremul in apertura della serata. “Circa 20 anni fa – ha aggiunto – Daniela e io avevamo condotto delle letture di Dante proprio in questi spazi, per cui abbiamo voluto riprendere questo percorso”.

Maurizio Tremul e Daniela Paliaga Jankovič presso la Casa Giuseppe Tartini di Pirano.

Il tema dell’amore
Per l’occasione sono stati selezionati quattro testi della letteratura dantesca accomunati dal tema dell’amore. Oltre al celebre sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”, appartenente al periodo dello stilnovismo di Dante e dedicato all’esaltazione dell’amore quale sentimento che porta all’elevazione dello spirito e avvicina l’uomo a Dio, sono stati letti tre passi della Divina Commedia che affrontano il tema dell’amore sotto diversi punti di vista.

“La sua Commedia resta indubbiamente nell’esperienza di tutti noi come una delle opere capitali per tutta l’umanità”, ha spiegato Daniela Paliaga Jankovič introducendo le letture. “La Divina Commedia – ha proseguito – è la summa scientifica, teologica e filosofica del Medioevo. Nasce alla fine di quest’epoca, quando Dante ha ormai affrontato la parte più triste e più drammatica della sua vita, ovvero l’esilio. Indubbiamente essere lontano da Firenze e vivere il dolore dall’essere stato emarginato dalla vita politica, lontano dai suoi cari, condannato per colpe che non aveva ammesso, gli fa rivedere l’esperienza e tutto quanto aveva studiato e compreso della sua epoca, tramandandolo e trasferendolo in un messaggio di superiore solidarietà che doveva far entrare l’umanità in uno stato ideale, in una monarchia universale, dove un imperatore saggio, buono e onesto si sarebbe preoccupato della felicità dei suoi sudditi e il papa della cura delle anime, cosa che non era successa ai suoi tempi”.

 

Quattro letture
La prima lettura è stata quella di Serena Tremul, studentessa della nona classe della Scuola elementare Pier Paolo Vergerio il Vecchio” di Capodistria. “Tanto gentile e tanto onesta pare”, uno degli esempi più celebri della poetica stilnovista, è al contempo il componimento poetico dantesco che racchiude la concezione del sentimento amoroso che in seguito verrà sviluppata da Dante. Secondo gli studiosi, il sonetto è stato scritto tra il 1292 e il 1295, ed è raccolto nella “Vita nuova”, considerata la prima opera letteraria di Dante.

L’incontro è proseguito con la lettura dei versi del canto V dell’Inferno, in cui Dante incontra e viene profondamente colpito dall’amore tra Paolo e Francesca. Il passo, letto da Denise Ventrella, studentessa del primo anno del Ginnasio “Antonio Sema” di Portorose, era stato selezionato anche da diverse altre organizzazioni e istituti legati alla CNI in occasione delle celebrazioni dantesche, tra cui l’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria, dove era stato interpretato dall’attore italiano Giuseppe Pambieri.

Un’altra immagine dei primi Duemila

L’amore paterno di Cavalcanti
Nel canto X dell’Inferno, letto da Daniela Paliaga Jankovič, Dante affronta un tipo diverso di amore, quello paterno di Cavalcante dei Cavalcanti che, collocato da Dante tra gli eresiarchi del VI Cerchio dell’Inferno (condannati perché in vita non hanno creduto all’immortalità dell’anima), non può vedere il presente bensì solamente il futuro e, di conseguenza, grazie all’incontro con il personaggio intende la futura morte del figlio Guido, uno dei più celebri poeti del dolce Stil novo.

La serata di lettura si è conclusa con il Canto XXVI dell’Inferno, letto da Maurizio Tremul, in cui Dante introduce il lettore all’ottava Bolgia dell’VIII Cerchio, in cui il Sommo Poeta colloca i consiglieri fraudolenti. Nel Canto, Dante incontra Ulisse e Diomede che, avvolti dalla stessa fiamma, sono condannati per peccati intellettuali, essendo responsabili dell’ideazione del cavallo che segnò la fine di Troia. Seppur incentrato sull’incontro con gli eroi greci, nel canto XXVI è possibile riconoscere l’amore per la conoscenza che caratterizza il personaggio del poema, talmente forte da spingere Dante ad avvicinarsi alle fiamme dei peccatori per conoscere i motivi della loro sofferenza.

Gli organizzatori dell’evento hanno concluso la diretta Facebook con un messaggio di solidarietà e di positività, proseguendo l’incontro per il tramite della piattaforma Zoom, dove i partecipanti hanno condiviso alcune esperienze personali legate alla lettura dell’opera dantesca. Per ricordare le serate di lettura di Dante organizzate anni fa presso la CI Giuseppe Tartini di Pirano, Maurizio Tremul e Daniela Paliaga Jankovič hanno mostrato alcune fotografie scattate durante gli incontri.

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