
Dante è mai stato a Pola e in Istria? Una domanda affascinante che appassiona anche chi non è un esperto della vita e dell’opera di Dante. Qualche risposta in più l’ha data Valentina Petaros Jeromela durante la conferenza “Sulle orme di Dante in Istria e oltre”. Un pubblico piuttosto numeroso – tra cui anche la direttrice del Dipartimento di Italianistica della Facoltà di Lettere e Filosofia di Fiume, Corinna Gerbaz Giuliano – si è raccolto presso la Comunità degli Italiani di Fiume per assistere alla lezione dedicata al Sommo Poeta.
Valentina Petaros Jeromela, dottoressa in Lettere moderne con specializzazione in filologia italiana e critica dantesca, archivista senior e presidente della Società Dante Alighieri Slovenia – Comitato di Capodistria, ha proposto una sua interpretazione della vicenda, uno dei risultati di 25 anni di ricerca pubblicati in numerosi saggi e libri. A introdurre la conferenza è stata Maja Đurđulov, presidente del Comitato di Fiume della Dante, spiegando che la conferenza è parte di un ciclo che coinvolge numerose località in Slovenia, Croazia e Italia.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
Le località che vengono spesso nominate
Nella sua relazione Petaros Jeromela ha presentato sia le testimonianze scritte vere e proprie che indicano un qualche legame con il nordest italiano e l’istroquarnerino che le varie leggende. I testi proposti sono stati scritti in un lungo periodo storico; si va dai manoscritti medioevali fino ai commenti più recenti della Divina Commedia di epoca ottocentesca. Oltre a Pola sono state menzionate località meno note come la grotta di Tolmino, il Lago di Circonio (Cerkniško jezero), lo scoglio di Dante a Duino, ecc. Tutte queste sono località che possibilmente Dante ha visitato durante la sua vita. La relatrice ha sottolineato che tutte le interpretazioni, per quanto affascinanti e potenzialmente veritiere, sono supposizioni per le quali non esiste una prova sicura e definitiva.
Un’opera complessa
È stato ricordato inoltre il legame della famiglia Besenghi con quella degli Ughi di Firenze, menzionati nel Paradiso. I Besenghi degli Ughi sono stati uno dei fondamenti della storia della città di Isola. Sembra infatti molto probabile che i due codici manoscritti del XIV secolo, il Marciano e il Parigino di Pietro Campennì da Tropea, siano stati scritti proprio lì.
Un commento piuttosto lungo è stato dedicato alla traduzione slovena della Divina Commedia di Jože Debevec, la quale ha saputo mantenere la struttura, il costrutto e il messaggio danteschi. Parlando di quest’opera, che ha preso il meglio della lingua slovena per trasmettere l’opera dantesca, Petaros Jeromela ha confermato qualcosa che ogni studente delle Scuole medie superiori italiane sa bene: leggere e capire Dante è difficile: “La Divina Commedia è difficile, deve essere difficile e deve essere accompagnata da un commento. Noi quando ci apprestiamo a leggere la Divina Commedia dobbiamo sapere di non sapere e dobbiamo soffermarci sull’introduzione, sulle note e sul commento”.
Necessaria una conoscenza della storia
La presentazione di Petaros Jeromela si è dimostrata a ragione impegnativa. Per poter capire tutte le implicazioni che le fonti presentate offrono è necessario avere un’ampia conoscenza della storia generale, della storia locale dell’Istria e del Quarnero, della filologia. Bisogna inoltre conoscere il latino, riconoscere le parlate regionali dell’italiano di secoli addietro, saper leggere la scrittura medioevale gotica con le sue varianti regionali, capire la tecnica pittorica della miniatura, ecc. Si capisce perciò immediatamente l’enormità del lavoro e delle conoscenze e competenze necessarie per poter comprendere Dante con esattezza, in tutti i suoi risvolti.
La conferenza è stata organizzata dal Comitato di Fiume della Società Dante Alighieri, in collaborazione con il Comitato di Capodistria e con il contributo della Sede Centrale della Società Dante Alighieri.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
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